l'Anticristo
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Voto:
Ippolita (Carla Gravina), giovane donna ricca ma inchiodata su una sedia a rotelle da un sintomo nevrotico, prova in tutti i modi a guarire dalla propria infermità facendo anche ricorso al sacro. Non sa, però, di essere la rincarnazione di una sua ava strega che, in punto di morte, aveva rinnegato il Diavolo e riabbracciato la fede in Dio. Il Diavolo, che se l’era presa a male, ora possiede il corpo di Ippolita spingendola all'incesto, alla blasfemia e all'omicidio.
LA RECE
Non solo un accumulo di situazioni sexy o ributtanti. Il film, fra cornice moderna e scenografie opulente di Umberto Bertacca fotografate vividamente da Massaccesi, recupera un’idea di Male sincretico.
Mio personale cult visto a un’età assolutamente inappropriata e, quindi, di grande spasso e perverso impatto formativo. Secondo film italiano in tema demonologico dopo Chi sei? (1974) di Assonitis che, però, si atteneva alla lezione friedkiniana (l’Esorcista, 1973). L’Anticristo, invece, osò là dove altri non si erano spinti e puntò molto più in alto, o più in basso, verso l'exploitation ma con un azzeccata lettura della possessione come manifestazione isterica della frustrazione sessuale. Molte le scene disturbanti, una su tutte quella del santino di un Cristo blasfemo. L'immagine viene mostrata per pochi secondi e lo sguardo viene colpito da un particolare non chiaro, unheimlich: un fermo immagine mostrerà, oltre a un Gesù dallo sguardo satanico, un mega pene in erezione da scomunica. Cose normali negli anni '70. Le chicche non terminano qua: Ippolita fa l'amore con suo fratello (qui si parla di sforbiciate della censura) ma, soprattutto, in un sogno che è una visione del passato, lecca il deretano di una capra secondo una certa ben nota iconografia satanistica. Poi, ancora, insulterà di brutto i commensali, leviterà fuori dalla finestra grazie ad effetti speciali poco speciali e vomiterà verde; il vomito verde non parrebbe una grande novità in campo di esorcismi se, però, Ippolita non facesse leccare il proprio rigurgito a un guaritore. L’Anticristo, tuttavia, non è solo accumulo di situazioni sexy o ributtanti. Il film, fra cornice moderna e scenografie opulente di Umberto Bertacca fotografate vividamente da Massaccesi, recupera un’idea di Male sincretico, così come aveva fatto Rondi ne il Demonio (1963), che traspare in quell’iniziale sequenza di processione religiosa, in vago sentore da mondo-movie, per poi trasferirsi nella vita di un’agiata famiglia che si troverà ad affrontare lo stesso universo fantastico del popolo. Stuolo di attori niente male: Mel Ferrer, Alida Valli, Anita Strindberg e la vixen Carla Gravina che, con i capelli corti e rossi, non può che essere viatico di cose malamente. Film da recuperare ma, a parte me, non esattamente adatto ai bambini sotto i dieci anni.
TRIVIA
Lo spietato De Martino ricordava: “Carla Gravina, quando ha una scena di spalle nuda, mica è lei, l’ho dovuta controfigurare. Anzi, le dissi che la controfigura se la doveva scegliere lei da sola. Le mandai quattro o cinque ragazze ma non riusciva a decidersi per nessuna: alla fine la fece scegliere a me. Carla non è che abbia un gran personale, ha un po’ il culone” (Nocturno dossier 51, 2006).
⟡ La processione filmata era quella per la Madonna dei Sette Dolori di Pescara.
⟡ De Martino si è detto pentito di aver compiuto la ripresa del santino blasfemo del Cristo con l’erezione, benché brevissima ed espunta nelle versioni censurate del film, poiché eccessivamente irrispettosa della figura di Gesù. Vabbè, ormai è andata.
Regista:
Alberto De Martino
Durata, fotografia
112', colore
Paese:
Italia
1974
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
