Paganini horror
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Voto:
Una rock-band composta da tre donne e un uomo, in un momento di stagnazione creativa, viene in possesso di una pergamena appartenuta a Paganini sulla quale vi è una partitura di sicuro successo. Convinta la produttrice, non resta che noleggiare una villa nella quale girare il video della riedizione rock di quello spartito. Paganini, tuttavia, era un musicista maledetto e maledetta è la partitura.
LA RECE
Nato come biopic drammatico, tutto si risolve in un catastrofico fallimento produttivo privo di qualsiasi efficacia filmica, involontariamente comico nella sua totale inadeguatezza. E il regista concorda pure, appellandosi, però, ad uno spirito ironico non compreso del tutto dal pubblico. Meh...
Film brutto, ma brutto forte. Cozzi stesso ci fa sapere che: “fu considerato la più grande puttanata al mondo. […] Almeno oggi posso dire di aver fatto una cosa ironica” (Pedrazzi, Visani, 2011). La produzione di Paganini horror passò attraverso una serie di fasi e prospettive diverse che ne demolirono progressivamente il senso - se mai ce ne fosse stato uno - trasformando il tutto in una via crucis di noia. Gli Wachsberger, produttori statunitensi di Scontri stellari oltre la terza dimensione, girato da Cozzi nel 1978, chiamarono quest’ultimo per mettergli in mano un biopic-dramma su Paganini interpretato da Christopher Lambert, ai tempi un nome. Andò che l’ultimo film dell’attore francese, Greystoke - la leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie (1984) rese maluccio nelle sale americane, e il volto di Lambert non sarebbe risultato più di richiamo. Accantonato il progetto, esso venne recuperato dal produttore Claudio Mancini, che con Cozzi aveva lavorato a Contamination (1980), e passato a Fabrizio De Angelis della Fulvia Films. Nei vari passaggi, l’iniziale natura del film mutò: "La produzione voleva farne un super splatter ma poi, all'atto pratico, De Angelis economizzò su tutto e, di conseguenza, il film è risultato una nullità assoluta girata in sole tre settimane e mezzo. È stato un incubo, senza dubbio il film più povero della storia del cinema!" (Giusti, 2004). Insomma, se lo stesso regista, con grande umiltà, ammette lo sfacelo, non resta che accodarsi. La telecamera scarrella malferma, i bagliori elettrici sono degni di Fantaghirò, le luci sono troppo fioche e l'uso del blu in certe scene, vista la presenza della Nicolodi, richiama in modo sospetto Inferno (1980) di Argento, ma siamo ad anni luce. La cantante non ce la fa a parlare con un tono di voce normale, urla e basta, e al doppiaggio hanno fatto un lavoro pietoso. La Nicolodi, che come sceneggiatrice si è scelta il ruolo più interessante, ha un timbro di voce insopportabile tale da far rimpiangere Amanda Lear. La presenza di Donald Pleasance, intelligentemente rarefatta in tale catastrofe, non può certo fare miracoli. Il soggetto del film forse aveva anche delle potenzialità ma le fragilità spalmate su qualsiasi comparto della produzione atterrano la pellicola senza possibilità di salvezza. Niente spaventi, pochissimo sangue, zero suggestioni sessuali, nessun dialogo degno di nota ma solo una recitazione abborracciata o, al massimo, insensatamente patetica. Forse, Paganini horror può essere elevato a cult del so bad so good: diversi i momenti ilari se si ha voglia di farsi qualche risata fra una palpebra calata e l’altra. Cozzi dice che molti hanno frainteso il film o, almeno, non ne hanno colto l’ironia. Può essere ma, di certo, tutti hanno riso.
TRIVIA
Luigi Cozzi (1947) dixit: “La gente è libera di dire ciò che vuole. So cosa ho fatto e i limiti di quello che ho fatto. All’epoca, Paganini horror fu considerato la più grande puttanata del mondo. Il problema, forse, è che qualcuno si aspettava un film alla Lucio Fulci, invece è un film alla Cozzi, con tanta fantascienza e poco horror. Poi c’è un’ironia di fondo che secondo me non è stata recepita. […] Invece, tutti lì ad aspettarsi il super-splatter che non è nelle mie corde. Almeno oggi posso dire di aver fatto una cosa ironica” (ibidem).
⟡ Il pezzo rock che si sente all’inizio del film è la copia spudorata di "You give love a bad name" di Bon Jovi, un successone del 1986 popolarissimo. Oltretutto, nel film, la produttrice s’incazza perché, per lei, quello è un pezzo orribile e: "Io so capire subito quando un pezzo è da hit-parade". Comunque, deve essere tutta una gag visto che le musiche sono di Vince Tempera che, suppongo, conoscesse bene Bon Jovi.
Regista:
Luigi Cozzi
Durata, fotografia
82', colore
Paese:
Italia
1989
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
