Patrick vive ancora

-

Voto:

In una clinica che pare dia asilo ad un solo degente, Patrick (Gianni Dei) soggiorna in coma dopo una bottigliata presa in testa mentre stava sul ciglio della strada con l'auto in panne. L’uomo viene tenuto in coma vigile da suo padre (Sacha Pitoëff) che gli affianca tre cavie umane per potenziare le sue doti paranormali in vista di una drammatica vendetta.

LA RECE

Imperdibile orrore commesso su pellicola da un plotoncino di sciamannati, a partire dal regista, per finire con il culo di Carmen Russo. Una delle più acclamate brutture del nostro cinema bis, perciò leccornìa per i cercatori del trash. Sconsigliato ma consigliato.

Erotic-horror da gora dell’eterno fetore. Dovrebbe essere il seguito di Patrick (1978) di Franklin ma gli esiti del nostro cin-ma sono tragicomici. Sembra perfino che Dei, a corto di soldi, abbia accettato la parte senza sapere neppure che diavolo dovesse fare. Tecnicamente un horror, dopo pochi minuti, però, si respira un'aria da porno amatoriale. Tutto avviene in funzione di mostrare i corpi di tutte, dico tutte, le donne del film che, in effetti, non sono male: Carmen Russo, Anna Veneziano, una non accreditata Andrea Belfiore e Mariangela Giordano in vero un po’ sbattuta. La musica è di livello infimo, fra il funky deboscio e il fantascientifico anni '50; le bottiglie di J&B imperano sovrane; i dialoghi sono deliranti o rientrano nella sfera della banalità più sconcertante. E cito. John Benedy alla Giordano ubriaca: "Io di solito scopo donne, non mi piacciono le bottiglie di whisky", lei replica: "Con la droga sei diventato frocio" e lui, da par suo: "Crepa da sola mignotta". Insomma, non Shakespeare. Circa la parte erotica, il film offre discreti siparietti: la Russo è nuda di brutto fin dall'inizio e ci regala un posteriore epocale; la Giordano parte in sordina ma ci regala un catfighting con la Russo e, poco dopo, una scaramuccia con Paolo Giusti che le dà una raffica di schiaffi e tre o quattro sberle sulle chiappe. Poi, la Giordano ce la fa vedere. Un'altra attrice si mostra nuda ma viene subito divorata dai cani che, per inciso, non hanno un’aria minacciosa e, infatti, si vede che giocano. Andrea Belfiore, prima va al capezzale di Patrick in coma e comincia a leccare la testiera del letto in uno stato simil-ipnotico, poi si accomoda sul divano e si masturba brevemente (non manca un primo piano) per poi correre in camera a piangere, chissà perché. A chi interessa, posso dire che non ci viene risparmiato neppure il deretano e il pene di Benedy, ma quest'ultimo di sfuggita. Assurda la buona disposizione che le vittime mostrano verso la nefasta sorte che spetta loro. David (Paolo Giusti) s’aggira nel parco circospetto e arrabbiato perché una donna c'ha provato con lui; giunto nei pressi di un pozzo corredato con un uncino spaventoso, David rimane impassibile mentre l’uncino, mosso dai poteri mentali del comatoso, ha quei 30 secondi per posizionarsi agevolmente sotto il suo mento; il morituro segue tutto il processo con occhi increduli ma senza muoversi. Mr. Kraft (Franco Silva) si fa il bagnetto in una piscina all’aperto; si alza il vento per circa un minuto, il minuto seguente l'acqua inizia a ribollire e, in tutto questo tempo, a Kraft non viene in mente di uscire da una piscina peraltro piccola; ci rimarrà bloccato dentro. L’iperbole tocca a Mariangela Giordano che osserva attonita uno spiedo volante puntare dritto verso la sua vagina; lei non solo non scappa ma si piazza sul tavolo in posizione ginecologica, la più consona per farsi penetrare malamente. Lo spiedo, entrato dalla vagina, le uscirà dalla bocca non prima di averle macellato le interiora. Occhio ai rumori. Cultori del trash sull’attenti ma il buon cinema finisce alle ortiche, ivi compreso l'infimo effetto degli onnipresenti occhi di Patrick su sfondo verde. Pitöeff è un mad doctor impomatato e rigido; Dei non combina nulla per tutto il film, a parte non sbattere le palpebre; la Russo fa la Russo; la Giordano ha il suo momento di gloria splatter e gli altri sono semplicemente atroci. La meglio rimane quella vista da vicino sul divano. Indimenticabili le tre cavie umane che, verso la fine, si contorcono sul letto mentre dei lampi di luce verde vi faranno venire un attacco epilettico. Da notare che la bella segretaria che lavora per il professore Pitöeff s’accorge solo nell’arco temporale del racconto che, in una camera praticamente attigua a quella nella quale lei dorme, si trova la stanza di Patrick che ospita anche tre cavie umane, due o tre altri scienziati e tanti bei macchinari. Il finale è buttato lì in maniera improvvisa con fermoimmagine rosso pop-psichedelico sugli ennesimi occhi di Patrick. Pellicola trash di grandissima portata.

TRIVIA

⟡ Landi fu assistito in regia da sua moglie, Adriana Lamacchia, indicata nei credits come La Macchia.

Regista:

Mario Landi

Durata, fotografia

91', colore

Paese:

Italia

Anno

1980

Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial