Paura nel buio
-
Voto:
Mark (Joe Balogh) è un ragazzo disturbato che nutre fantasie incestuose nei confronti della madre morta e s’aggira col camper rimorchiando donne che poi uccide. Daniela (Josie Bissett) accetta un passaggio da Mark e, caso vuole, somiglia moltissimo alla madre dell’uomo.
LA RECE
Lenzi traffica con il thriller a tinte forti ma mancano troppi ingredienti per cucinare un piatto del genere. Emerge, se non altro per questioni estetiche, la Bissett.
Pubblicizzato come Hitcher 2, sorta di seguito apocrifo di Hitcher - la lunga strada della paura (1986), discreto successo dei tempi diretto da Harmon con Rutger Hauer come protagonista, con il quale, manco a dirlo, non ha nulla da spartire. Umberto Lenzi, dietro pseudonimo, si cimenta con il thriller a tinte horror con l’intenzione di costruire una pellicola non retta sull’effettaccio ma su una tesa dinamica fra i due protagonisti. In un quadro narrativo incentrato sulla relazione vittima-carnefice, il massimo effetto possibile è reso o dalla pericolosità del secondo o della dinamica fra i due; in casi particolarmente fortunati entrambe le strade posso confluire. È innegabile che l'attore Joe Balogh (Demoni 3, 1991) non fosse il migliore attore in circolazione, e la cosa gli rese arduo il compito di mettere in scena un credibile serial killer psicologicamente instabile e d’aspetto inquietante; la visione del film, sia in italiano sia nell’idioma nativo, conferma che il problema di Balogh non fosse connesso a limiti di doppiaggio; d’altra parte, se le sue azioni e i suoi discorsi non riescono a creare tensione, ciò non può essere imputato solo all’attore ma, soprattutto, alla sceneggiatura di Olga Pehar, moglie di Lenzi. Tutto finisce saturato dai lunghi dialoghi fra il protagonista e Daniela costruiti su altalenanti e ripetitivi stati d'animo che passano da una specie di collaborazione, che farebbe pensare alla sindrome di Stoccolma, all'astio, ma senza che si giunga a un livello che superi il mero gioco dei ruoli. Il plot, infatti, manca di originalità e la storia, che per molto del tempo si svolge nel chiuso del camper, finisce per morirci dentro. Quando la macchina da presa esce dallo stretto set, la cosa si fa ancora più triste, in quanto il film dimostra la sua pochezza e i limiti degli attori di contorno: si guardi il ladro che scappa via in motorino, il fidanzato di Daniela o, ancora, le riprese del contest Miss maglietta bagnata. I numerosi nudi nel film tradiscono una natura exploitation non indifferente e l'immagine della prima vittima con la gola squarciata ma con le gambe aperte è davvero grossolana, per la delizia degli amanti dell’euro-sleaze. Tutto si regge fondamentalmente sulle spalle della diciannovenne Josie Bissett che non solo era professionalmente più dotata di Balogh ma la cui indiscutibile bellezza finisce per risultare il principale incentivo alla visione.
TRIVIA
⟡ Nel 1996, Josie Bissett, al secolo Jolynn Christine Heutmaker, venne indicata dalla rivista People fra le cinquanta donne più belle del mondo. Josie, classe 1970, troverà il suo grande palcoscenico grazie al serial Melrose Place (1992-1999).
Regista:
Humphrey Humbert [Umberto Lenzi]
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Italia
1989
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
