Pig

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Voto:

Due soggetti si recano in una casa persa nel deserto americano. Qui, la vittima designata e volontaria (James Hollan) verrà seviziata fino alla morte da Rozz, seguendo le indicazioni di un arcano libro.

LA RECE

Una traslazione su video delle personali libidini e tormenti di Rozz, piuttosto che un compiuto exploit di cinema estremo. Creatura a sé che vive nell'intersezione tra performance art, sperimentalismo e documento di un'anima in procinto di autodistruggersi. Di difficile classificazione e, decisamente, NON per tutti.

Corto underground di un certo triste culto perché ultimissimo lavoro del musicista gothic-rock, frontman dei Christian Death, Rozz Williams, al secolo Roger Alan Painter, che si toglierà la vita impiccandosi il primo aprile 1998, a 34 anni, senza mai vedere il suo lavoro concluso che verrà presentato al goth club Cove 13 di Los Angeles nel gennaio 1999. Affascinate per l’atmosfera da incubo e con pochi antecedenti nel dipingere in maniera così sinistra e “magica” la dimensione dello snuff, Pig vale oggi come esperienza visiva le cui simbologie avrebbero potuto essere spiegate per esteso solo da Williams che, invece, ci lascia questo lavoro in sentore di BDSM, codiretto con l’altro figuro underground Nico B., come testamento di un modo di intendere l’arte e la vita e nel quale l’omosessualità di Rozz trova riflesso in una certa attenzione di ripresa per il pene di Hollan. D’altra parte, Pig risulta essere la concretizzazione di tutta una serie di fantasie - anche sessuali - private di Rozz che esorcizzava qualcosa che sarebbe stato criminale realizzare al di fuori della finzione filmica; infatti, a parte la morte di Hollan, tutte le torture che si vedono sono reali. La straniante colonna sonora, se così si può dire, dovette essere completata, causa il suicidio di cui sopra, da Chuck Collison, musicista dei Premature Ejaculation, ultima band nella quale lavorò William. Chi voglia terminare il terminale ed ermetico discorso di Williams, guardi Pig in double-bill con 1334, altro brevissimo horror. Consigliabile solo a chi ama esplorare cose davvero diverse e un po’ malsane, qui, in vago sentore di Begotten (1989) e altre cose lynciane però, attenzione, prive di quel distanziamento concettuale o ironico di lavori meglio fatti e pensati; qui si manifesta una sincerità brutale, ed una patologia individuale, che rende l'opera particolarmente difficile da metabolizzare. Inforcando l'occhialino psicologico, possiamo aggiungere che l'atto suicidario successivo dell'autore carica questo corto di significati postumi, trasformando quello che potrebbe essere letto come un esercizio di nichilismo estetico in un inquietante documento psicologico nel quale si coglie sia la violenza insecenata, sia andrebbe colta la violenza occulta e potenziale esercitata sugli spettatori (se ne colga la cifra narcisistico-sadica) ora consapevoli di guardare l'ultima opera di un morituro, ipotizzando, con buoni margini di certezza, che Williams avesse già in mente di compiere successivamente l'estremo gesto, quasi che lo si intendesse cone sequenza finale, pur non visibile, del suo lavoro. In questo senso, Pig rappresenta non solo un capitolo oscuro nella storia del cinema indie statunitense ma anche un documento unico dell'intersezione tra creatività e autodistruzione, confermandoci due idee espresse da due autori diversi: che "certe opere d'arte non possono essere separate dal loro contesto biografico senza perdere una dimensione essenziale del loro significato" (D. LaCapra, nei suoi studi sul trauma e la rappresentazione); e che "certi film non sono tanto opere da guardare quanto esperienze da sopportare; Pig appartiene a questa categoria di cinema che non cerca tanto la comprensione quanto il confronto con l'indicibile" (Raymond Bellour, Cahiers du Cinéma, n. 587, 2004). Per queste ragioni ne sconsiglio vivamente la visione a soggetti che stiano vivendo un qualsivoglia momento di difficoltà psicologica, poiché i fattori patologici insiti nel corto potrebbero entrare in risonanza con il disagio dello spettatore.

TRIVIA

Nico “B” Bruinsma dixit: “Il primo giorno abbiamo girato nel seminterrato di Rozz. Non ero sicuro di cosa avrebbe fatto Rozz: avrebbe improvvisato… La vittima aveva il titolo del film, Pig, intagliato sul petto, siringhe infilate nei capezzoli e nel pene e un tubo che fuoriusciva dal pene. Aveva una siringa nella vena del braccio. Rozz ha mancato la vena e il martire ha iniziato a urlare “non più torture, farò qualsiasi altra cosa”. A quel punto avevamo già ciò di cui avevamo bisogno” (Vibe, 1997).

Roger “Rozz” Alan “Williams” Painter (1963-1998) dixit: “Volevo vivere la mia fantasia, se non avessi girato questo film ora rilascerei l’intervista dalla cella di una prigione” (Vibe, 1997).

⟡ Pig fu ideato come film da mostrare durante una live della band Premature Ejaculation. Ciò non avvenne mai. Il corto, invece, fu distribuito in VHS in 1334 copie, per Rozz Williams un numero esoterico che compare in molta parte della sua produzione e anche nel suo biglietto d’addio. 

⟡ Nico B. è il fondatore del leggendario video store di Amsterdam, Cult Videotheek, nonché dell’etichetta di distribuzione Cult Epics creata nel 1991.

Titolo originale

Id.

Regista:

Nico B., Rozz Williams

Durata, fotografia

23', b/n

Paese:

USA

Anno

1998

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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