il Plenilunio delle vergini

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Franz, fratello gemello debosciato dello scienziato Karl Schiller (Mark Damon), va in Transilvania per recuperare il mitico Anello dei Nibelunghi posseduto dalla contessa De Vries (Rosalba Neri), vampira lesbica che si sta preparando alla notte del plenilunio delle vergini in cui cinque vergini vengono offerte ai vampiri.

LA RECE

Erotic horror nato dallo spasmodico desiderio di Mark Damon di trovarsi in un goticone. Erotismo neanche troppo malaccio, però il prodotto complessivo è solo per patiti gravi di bis.

Batzellata erotico-vampiresca che non rilegge il mito del vampiro ma, spacciando il solito Castello di Balsorano per la Transilvania, porta tutti gli attori al fresco ombroso dei boschi abruzzesi. In realtà, il demerito non va attribuito tanto a Batzella, chiamato all’operaiato dal produttore Gaudenzi e affiancato da Massaccesi, quanto a Mark Damon, al secolo Alan Harris, che desiderava in tutti i modi realizzare un horror e ci riuscì imburrandosi Gaudenzi con la promessa di un appoggio di finanziatori statunitensi che, pur non facendo mai mancare i soldi, tuttavia non entrarono mai in contatto con il produttore, al punto che Gaudenzi nutrì il sospetto che fosse lo stesso Damon a finanziare occultamente. Ad ogni modo, la trama vampiresca si costruisce intorno a Rosalba Neri, cioè al di lei corpo, e Damon viene offerto in doppia razione come Karl e Franz, così che per la contessa Vries ci sia più gusto. Siccome si sa che i vampiri sono esseri lussuriosi che non stanno a girarsi i pollici, la Contessa si sollazza anche con la governante Lara (Esmeralda Barros) e poi, ovviamente, con le vergini del titolo. L’assistente alla regia, Romano Scandariato, racconta delle difficoltà di trovare le ragazze per il film: "... ragazze, cioè, con l'aria da vergine ma di almeno 18 anni, per fare le scene di nudo. Infatti, o avevano la faccia vissuta o non avevano 18 anni; per cui mi sono sbizzarrito a trovarle. Ero diventato talmente amico con 'ste ragazzine che mi prendevano per frocio" (Giusti, 2004). Chiaro che, in tale lascivia, il fascino del non-morto mesmerizzante si va un po’ a perdere, e l'impomatato Damon, che si dice abbia aiutato anche alla regia, non è certo Christopher Lee. Riguardando la filmografia di Batzella, però, il film non sfigura, cosa che si può dire anche quando il Plenilunio delle vergini viene messo a paragone con pellicole coeve e connazionali (Riti, magie nere e segrete orge nel trecento, 1973). Come per tutti i film di Batzella, tuttavia, il succedersi degli eventi ha una logica comprensibile solamente a Batzella stesso; ciò che rimane allo spettatore, a parte la più che discreta fotografia di Massaccesi, è una sfilata di situazioni erotiche, alcune niente male in effetti, e la comparsa di caratteristi del cinema di genere. Piccolo film, piccolo spasso e solo per veri appassionati di pellicole bis. Al termine della visione è probabile che la vostra espressione si faccia simile a una di quelle regalate da Gengher Gatti nei panni del cocchiere sornione, ma poi passa.

TRIVIA

⟡ Non in tutti transfer appare il vero finale del film in cui si vede la mano del fratello vampirizzato che esce dalla terra per acchiappare l'amuleto. Molte versioni, però, oltre a questo finale, tagliano anche le scene di sesso più spinte. 

⟡ Joe D’Amato non fu accreditato come regista ma ebbe un ruolo decisivo girando e rigirando sequenze.

Regista:

Paolo Solvay [Luigi Batzella], Aristide Massaccesi [non accreditato]

Durata, fotografia

80', colore

Paese:

Italia

Anno

1973

Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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