Quando Alice ruppe lo specchio

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Voto:

Primo dei due film fulciani a cui seguirà i Fantasmi di Sodoma. Lester Person (Brett Halsey) è un serial killer di quelli rari. È una vedova nera: adesca ricche vedove, si appropria dei loro beni e le uccide praticando anche cannibalismo. Verrà contattato da un misterioso figuro che non si rivela se non al telefono. Quest’ultimo inizierà a perseguitare Lester accumulando indizi che potrebbero portare alla sua cattura. Il film, poveristico e pieno di difetti, riesce, tuttavia, a non prendersi sul serio e, pur rimanendo un prodotto di serie-B, si mostra capace di divertire, turbare e, a brevi tratti, spaventare. Gli effetti speciali non sono dei migliori ma colgono nel segno e, più volte, sconfinano nell'ultragore. Il tema musicale portante, un valzer di Strauss, sottolinea beffardo certe scene di sangue e mantiene il film su toni da black comedy che hanno il loro apice nella bruttezza delle vedove; una di queste è Ria De Simone, morta per un cancro al cervello pochi anni dopo. Al validissimo Halsey, attore con una carriera iniziata nel 1995, viene chiesto di impegnarsi nei panni di un serial killer che, assurdamente, conosce il proprio tipo di DNA (CH2268) e che, nel finale, incontrerà il proprio doppio metafisico, quando il film avrebbe potuto funzionare serenamente anche come semplice psycho-thriller. Il raffinato Fulci, pur nella mestizia di una produzione low-budget, cita Quarto potere (1941) con la ripresa del cartello "No Trespassing", nonché Velluto blu (1986) di Lynch e Monsieur Verdoux (1947) di Chaplin con la ripresa in primo piano delle orecchie. Quando Alice ruppe lo specchio è un sottoprodotto minimale, misconosciuto e non curato che, in ogni caso, riesce a sprigionare un certo fascino.


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Regista:

Lucio Fulci

Durata, fotografia

81', colore

Paese:

Italia

Anno

1988

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0