Raw - una cruda verità

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Voto:

Justine (Garance Marillier) inizia il suo percorso accademico presso la stessa facoltà di veterinaria nella quale è iscritta sua sorella Alexia (Ella Rumpf). Timida, impacciata e vegetariana, scoprirà con grande tormento una malsana fame di carne umana che non sembra cogliere Alexia di sorpresa.

LA RECE

Tra body horror e coming-of-age, film femminista e femminile sul cannibalismo ma non solo. Grave è un'esplorazione della fame femminile in diverse declinazioni: fame di cibo, di sesso, di libertà, di identità. Il pubblico si sciocca ma è giusto così, poiché il disgusto diventa, in questo caso, veicolo di significato culturale, e come rappresentazione del corpo femminile come spettacolo e soggetto desiderante al contempo.

Horror intelligente, con canonica tagline italiana becera, girato da una belga in odore di riletture sulla femminilità e altre cose, però, sulle prime, attenzionato più che altro per alcune scene forti ma coerentemente integrate, le quali, tuttavia, pare abbiano fatto stare male la gente in sala nei vari festival. Il tema centrale, in effetti, non è questo concentrato di originalità e può essere fatto risalire all’idea del licantropo, tantopiù che la timida e animalista Justine frequenta veterinaria: l’animalità, e l’istinto ad essa associato, sottolineano la scoperta e l’emersione di un comportamento antitetico alla repressione con la quale sembra essere cresciuta Justine. Il lavoro della Ducournau, da lei diretto ma anche scritto, pare, tuttavia, concentrare l’attenzione sulla sessualità della giovane, la quale compie un percorso conoscitivo che la trasla dalla fanciullezza alla maturità con echi che vanno da Eat (2014) a Licantropia evolution (2000). Lo sconcerto di Justin per l’emersione di un istinto che cozza contro la morale, e per una nuova se stessa desiderosa di sangue e maschi, passa attraverso un catfighting violentissimo con la sorella (quest’ultima fiera femmina vorace) per poi approdare ad un balletto davanti allo specchio al ritmo di “Più puttane di tutte le puttane” cantata dalle sorelle Orties, note per il loro hip-hop greve e sessualizzato come quello tipicamente maschile. La regista non ci va troppo per il sottile in questa rappresentazione sanguinaria dello scoprirsi femmina innestata in un mondo bizzarro in cui gli adulti sono assenti - ivi compresa la polizia, quindi c'è un'assenza dell'autorità in senso lato o del rappresentante superegoico - e sorpassa sulla destra le tante pellicole che hanno fatto dello stesso argomento una palude di lacrimevoli tormenti. Che poi, neppure troppo nascosta, la vita di Justine & Co. parla anche di un cannibalismo di esperienze e, per attraversare queste, di un’autofagia mortifera, oltre al fatto che quel finale che cerca di far quadrare il cerchio sembra suggerire che il cannibalico tormento ed estasi dell’essere donna non sia solo guaio di Justine ma sia proprio di tutte le donne, in un moto transgenerazionale. Scene di sangue non exploitation né così sconvolgenti come dicono molti. Ma ciò, ovviamente, è soggettivo. Scena culto, che trasmette vero dolore, quella della ceretta inguinale in un film che, altro pregio, sa insinuare a sprazzi un erotismo non ostentato e, perciò, davvero erogeno. Lavoro coraggioso in seno alla New French Extremity e all'horror femminista che, per la Ducournau, apre la strada per Titane (2021).

TRIVIA

Julia Ducournau dixit: “La prima cosa che ho cercato di fare è stata dare un altro ritratto della sessualità femminile. Questo era importante per me perché sono stufa di come le giovani donne e la loro scoperta della sessualità sono ritratte sugli schermi. Sento che viene sempre raccontata la storia di una vittima. Si tratta sempre della paura o del dubbio. "Mi rovinerò la reputazione?" "Mi chiamerà?" "È il tipo giusto?" "Ho fatto la cosa giusta con lui?" Questo non ha niente a che fare con la sessualità. La sessualità non è essere vittima. Si tratta piuttosto di costumi sociali: una voce nella testa, non nel corpo. Per me la sessualità è nel corpo e la donna non dovrebbe certo essere una vittima. Non è qualcosa che si attraversa, è qualcosa in cui si è attivi, e va perfettamente bene. Il tuo obiettivo principale dovrebbe essere quello di raggiungere l'orgasmo, perché se non è il tuo obiettivo principale, non raggiungerai mai l'orgasmo. Quindi, questo è quello che volevo mostrarvi: una sessualità che non sia apologetica, che sia spudorata, nel corpo, nell'adesso e che miri all'orgasmo” (bfi.org.uk).

⟡ Al Gothenburg Film Festival, molti spettatori svennero, alcuni vomitarono e almeno una trentina abbandonarono la sala; si dovette persino interrompere temporaneamente la proiezione a causa dell’agitazione del pubblico. La stessa cosa accadde in un cinema svedese. Al Nuart Theatre di Los Angeles vennero distribuiti sacchetti per il vomito.

⟡ Il pollo crudo che Justin addenta era fatto di zucchero, cosa che pare abbia pesantemente nauseato la giovane attrice.

Titolo originale

Grave

Regista:

Julia Ducournau

Durata, fotografia

99', colore

Paese:

Italia, Belgio, Francia

Anno

2016

Scritto da Exxagon nell'anno 2019 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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