il Ritorno dell'uomo invisibile

Film per il mainstream del suo tempo ma, ora, inadatto al pubblico comune e, invece, interessante per gli appassionati di fantahorror vintage. E la pellicola ha il suo perché.

Sequel de l’Uomo invisibile (1933) che segnò l'arrivo nel team Universal di Kurt Siodmack e della sua penna preziosa per molte sceneggiature e soggetti futuri; sarà per questo che il sequel in questione non è così scarso pur non discostandosi radicalmente dalla narrazione del primo episodio. Il regista Joe May riesce a costruire abbastanza suspense ma, quando si tratta di bilanciare commedia e dramma, May non riesce a eguagliare Whale. I migliori momenti del film si realizzano al di fuori della narrazione; ad esempio, nella sequenza poetica che vede l'uomo invisibile prendere i vestiti a uno spaventapasseri. Altri momenti sono estremamente melodrammatici; altri ancora un po' infantili ma era il senso del comico del tempo. La scelta di Vincent Price nei panni dell'uomo invisibile fu valida ma difficilmente apprezzabile nella versione italiana, dato che moltissimo del suo apporto è vocale. Questo secondo episodio fu l'occasione per gli effettisti di mostrare nuovi trucchi e, da questo punto di vista, il Ritorno dell'uomo invisibile non manca di stupire: si realizza la stupefacente apparizione di Vincent Price che torna visibile gradatamente: prima il sistema circolatorio, quindi quello osseo e muscolare e poi il resto, un po' come si avrà occasione di vedere, sessant’anni dopo, ne l'Uomo senza ombra (2000). Film datato ma gradevole, quando ancora il mito non era stato sfruttato all'eccesso o reso più comico e malizioso come nel successivo la Donna invisibile (1940).

⟡ Nessun dato, per ora.