Saltburn
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Voto:
Lottando per trovare il suo posto all'Università di Oxford, lo studente Oliver Quick (Barry Keoghan) si trova coinvolto nel mondo dell'affascinante e aristocratico Felix Catton (), benvoluto e desiderato da tutti, che lo invita a Saltburn, l'eccentrica tenuta di famiglia, per un'estate indimenticabile.
LA RECE
Oliver Quick (uno straordinario Barry Keoghan) ama il compagno aristocratico Felix, ma non è tutto qui. Autorialità, riferimenti alti e un cocktail di lotta di lotta di classe e perversioni di carattere, ma non mancano quelle sessuali. Opera divisiva, ma certo non mal fatta.
Perfetto film imperfetto, o il contrario, che vede Mr. Ripley aggiornato all’era post-millenial con un’omosessualità ben espressa ed ostentata, un attore bravò! da standing ovation, quelle due o tre scene che devono fare argomento di conversazione il giorno dopo con la gente che il film non l’ha visto così da poterli spaventare con frasi millenaristiche: “vedrai scene terribili...”, ed un twist ending che mette a nudo, letteralmente, la personalità del protagonista. Capolavoro? La Fennell dell’acclamato una Donna promettente (2020) salta sul carrozzone di Bunuel (l’Angelo sterminatore, 1962), Pasolini (Teorema, 1968) e Losey (il Servo, 1963) - i primi tre che mi vengono in mente - per dipingere il suo affresco psycho-thriller con un soggetto umano, vero psicopatico, assemblaggio di pulsioni che si riconfigurano costantemente in risposta al suo ambiente. Potremmo perdere molte righe nella disquisizione del caso clinico, fra psicopatia e narcisismo covert, come si ama dire oggi al posto del più corretto "ipervigile". Non entro nel merito psicologico della rarità di un maschio gay talmente calato nel suo orientamento da leccare lo scarico di una vasca da bagno per recuperare lo sperma lasciato dall’uomo amato od “adorarne” feticisticamente il passaggio, ma che, al contempo, pratichi con trasporto un cunnilinguo ad una donna nella piena fase del ciclo; si sa, ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la mia psicologia; tuttavia, la probabilità di trovare un soggetto del genere è più letteraria che clinica. Serviva, però, per la sceneggiatura, un soggetto che esprimesse una buona quota kinky, ed Oliver, in ciò, sa il fatto suo, ma non si tratta di semplice perversione sessuale. Oliver Quick desidera Felix (un bel Jacob Elordi che m’ha rammentato un Rupert Everett di anni orsono) non per ciò che ha ma per il suo ruolo, per il simbolo di potere e bellezza che rappresenta. In effetti, Pasolini suona a casa Fennell, o il contrario, ma se l’ospite pasoliniano redimeva attraverso la dissolutezza, Quik, come l’upupa, usa e sostituisce, come nell'Invasione degli ultracorpi (1956) secondo logiche, queste sì, post-millenial, di feroce capitalismo. Ne fa le spese un "bel mondo" svampito e sciapo, sempre annoiato, sempre psichicamente esangue, sempre rimpinzato di narrative vacue condite con droga o alcol; una borghesia che, come insegnava Buñuel, è inefficiente e bloccata nel suo mondo balocco, barocco e asfittico, perciò sempre facilmente affascinata dai portatori di novità, saggi o perversi che siano. Dopo il covid, e dopo Parasite (2019) di Bong Joon-ho, assistiamo a una proliferazione virale di narrazioni che esplorano l'invasione delle classi subalterne negli spazi privilegiati, operate non solo come rovesciamento dei ruoli, cioè come atto rivoluzionario, ma, drammaticamente, come performance - social? - finalizzata a perpetrare lo status-quo: il povero non rovescia il ricco per far avanzare i proprio simili; il povero rovescia il ricco per diventare ricco a propria volta, staccando di varie lunghezze coloro che, fino al giorno prima, erano i suoi simili. E, in fondo, inquieta anche il cinema stesso che, per ora, fatica ad immaginare alternative a questa dinamica predatoria dal basso, o il contrario, e si limita a parodiarla o a gonfiarla fino a quote grottesche (il Buco, 2019). In definitiva, Saltburn è un programmatico e lunghetto Bildungsroman della generazione Z, cioè romanzo di de-formazione, che non dice granché di nuovo benché paia che lo faccia. Mi resta in testa una buona storia gay con eccellenti interpreti, la scena del sangue mestruale che ha un suo potenziale erotico sia per forma sia per sostanza, e il finale al ritmo di "Murder on the Dancefloor" cantata da Sophie Ellis-Bextor per una sincresi perfetta che batte un tempo disco ma suona come un requiem.
TRIVIA
Barry Keoghan (1992) dixit: “L'eroina è arrivata a Dublino e ha colpito tutte le famiglie. Mia madre fu una delle più sfortunate. C'è finita dentro e poi è morta... [In seguito è stato cresciuto dalla nonna]. Lei è una dura... Torno a casa da un set cinematografico dove sono stato coccolato e ricevo uno schiaffo in testa se non rifaccio il letto. È questo che amo di lei.” (IMDb.com).
⟡ Il luogo reale utilizzato per Saltburn è Drayton House, Lowick, Kettering, Regno Unito. Fu costruita intorno al 1300.
⟡ Ogni fotogramma dei titoli di testa è stato disegnato, dorato e dipinto a mano, quindi applicato in stop motion. Ci sono voluti mesi per realizzarlo, dato che un singolo fotogramma richiedeva mezza giornata.
⟡ La regista ha dichiarato che il punto di forza di Felix è la sua crudeltà involontaria. In ogni scena, fa qualcosa di crudele che gli sfugge. La Fennell ha scelto Jacob Elordi perché la sua audizione ha dipinto Felix come una mancanza di consapevolezza, piuttosto che il carisma intenzionale che gli altri attori hanno portato.
⟡ Il film è proiettato in un formato 1.33:1 (il "vecchio" formato televisivo 4:3 prima dell'avvento del 16:9), che secondo la Fennell dà l'impressione di "sbirciare dentro".
⟡ L'attrice Margot Robbie è una delle produttrici del film.
⟡ Emerald Fennell ha dichiarato di aver scelto il nome Saltburn perché suonava come il nome di una ferita o danno sessuale.
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
Emerald Fennell
Durata, fotografia
131', colore
Paese:
Regno Unito, USA
2023
Scritto da Exxagon nell'agosto 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
