Saw X

Tolta la missione dalla quale ora mi sento investito di testare se l'intestino tenue umano possa essere usato o meno come fune per trascinare un carrello, di Saw X piace una certa lineare rappresentazione della vendetta, senza il ricorso ad eccessivi arzigogoli ma tirando fuori dal cilindro una truffatrice di una cattiveria e di un cinismo da villain fumettistico che ti viene voglia di gettare personalmente nel vulcano. Posizionandosi cronologicamente tra il primo e il secondo capitolo, si esplora la vulnerabilità di John Kramer durante la sua disperata ricerca di una cura per il suo cancro al cervello, solo per scoprire di essere caduto vittima di una truffa medica perpetrata in un Messico cinematograficamente luogo di qualsiasi nefandezza. Peraltro, la fotografia di Nick Matthews abbandona i filtri verdastri tipici della serie per una palette più calda e terrea che sottolinea l'ambientazione messicana. La pellicola segna, si spera, un ritorno al nucleo psicologico originale, focalizzandosi sulla filosofia distorta di Jigsaw, piuttosto che sull'escalation di gore che aveva caratterizzato i capitoli successivi. Questo, tuttavia, non vuol dire che si vada per il sottile, soprattutto ai danni di una ragazzotta che si deve segare una coscia per pescarsi, da sé, del fresco midollo osseo. Tobin Bell, a 81 anni, offre una sentita e commovente rappresentazione di fragilità umana dietro la maschera del giustiziere morale; nei suoi confronti, un equilibrio di repulsione ed empatia raramente percepito a questi livelli per un villain; peccato che questa sottigliezza si abbia per un sequel così ficcato in fondo al mazzo. Però, l'impressione è che questo tardo figlio di Saw - l'Enigmista (2004), sia in grado di guardare nostalgicamente al passato mentre ne reinventa le possibilità future; galvanizzato dall'essere stato galvanizzato da un sequel di lungo corso, pompo un sei e mezzo e lo porto al sette. Ed è previsto anche un Saw XI.