una Secondina in un carcere femminile
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Voto:
Un gruppo di rivoluzionarie viene intercettato da una sadica kapò filogovernativa (Monica Swinn) e dal suo braccio destro, un torturatore che, dopo anni di inattività in Europa, torna a praticare la sua nefanda arte nella giungla sudamericana. Le donne verranno sbattute nel Blocco 9 e dovranno subire incredibili sevizie.
LA RECE
Fulgido esempio di WIP realizzato da uno dei grandi maestri dell'erotico-violento con donne vittime e altre aguzzine. Per curiosoni che amano l'umidiccio mood tropicale.
Women in Prison (WiP) girato dal versato Jess Franco con protagonista la sua musa e poi moglie Lina Romay. Derivato dal roughie (White slaves of Chinatown, 1964), il genere WiP è sicuramente exploitation: sexploitation se si mette l'accento sul fattore erotico, oppure shock-exploitation (shoxploitation) se si volesse rimarcare la dimensione sadica e violenta; comunque non hard e, comunque, non sadico in maniera davvero pungente. Nel caso in questione, la pellicola può essere divisa in due parti ben distinte: la prima con le torture, la seconda con la fuga delle tre protagoniste dal campo di prigionia. Il piatto forte viene servito nella prima parte, e gli ingredienti che lo compongono sono una serie di torture creative fra le quali: l'obbligo per una detenuta di praticare un cunnilinguo alla kapò per poi sistemarsi la bocca con dello champagne corretto al sale; una donna viene fatta sedere, nuda, su un Asino Spagnolo da tortura, cavalcatura non sconsigliata dall'associazione ginecologica internazionale; una detenuta si becca i classici elettrodi sui classici capezzoli; ad un'altra detenuta viene introdotto in vagina un corno di rinoceronte ma siccome non ne muore le viene introdotto pure un topo. Non muore comunque. Lei intendo, il topo non so. Va detto che, a parte la nudità integrale delle protagoniste, non si vede null'altro; tutto è lasciato alla fantasia dello spettatore che ricostruisce con la propria fantasia, usando rumori, indizi e suggestioni varie. Gli stereotipi del genere sono ben presenti: le donne in gabbia che si tengono caldo stando vicine (hanno freddo ma sono tutte sudate o, meglio, unte, oltre che truccate col rossetto) catene al collo, un tocco di scatofilia, un po' di lesbismo e tanto sadismo di grana grossa. Rispetto ad altri film di Franco, qui, l'uso che si fa della telecamera è migliore e le scene fuori fuoco o bislacche sono relativamente ridotte. Sono comunque presenti tocchi trash veicolati dalla musica, dalle espressioni dei protagonisti (quelle della guardia sono impagabili) e una pionieristica operazione di estrazione di un proiettile compiuta con due stecchini di legno. Conclusione epocale con la morte di una protagonista, la telecamera che punta al cielo mentre si sente che i soldati si tirano giù la zip dei pantaloni. Un cinema che non esiste più, nel bene e nel male; all'interno del suo genere uno dei più fulgidi esempi. Fosse solo per questo, vale la pena buttarci un occhio, sempre che non si venga assaliti dalla voglia di far polemica per la presenza nuda della portoghese Susan Hemingway, al secolo Maria Rosalia Coutinho, nata nel 1960 e, quindi, nel '77, ancora minorenne.
TRIVIA
⟡ La bella coppia Jess Franco e Lina Romay ha trovato la propria conclusione per mano del destino: la Romay è morta per un cancro il 15 febbraio 2012, il regista è deceduto per un infarto poco più di un anno dopo, il 2 aprile 2013. Circa le critiche per la sua presenza spesso nuda davanti alla macchina da presa, la Romay ebbe a dire: "Si dice che io sia un'esibizionista. Ogni attore lo è. Io lo accetto con piacere. Non sono un'ipocrita" (lMDb.com).
Titolo originale
Frauen für Zellenblock 9
Regista:
Jesus Franco
Durata, fotografia
78', colore
Paese:
Svizzera
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
