Seed

-

Voto:

È arrivato il momento di giustiziare il folle serial killer Max Seed (Will Sanderson) e, per farlo, si utilizza una sedia elettrica malfunzionante. Le cose non vanno come devono e il killer non muore. Siccome la legge impone di liberare un condannato alla pena capitale che sia scampato alla morte, si provvede a seppellirlo vivo. Seed uscirà dal terreno e inizierà a dare la caccia a coloro che lo volevano liquidare.

LA RECE

Boll se la prende quando i critici lo attaccano ma i suoi lavori sono, generalmente, mediocri. In questo caso si alza l'asticella della violenza violenza con scene di tortura che sembrano esistere più per scioccare che per servire una narrazione coerente. La regia, però, appare frettolosa e la sceneggiatura è grossolana.

"A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina", aforisma che qui ben s'addice. Infatti, dopo essere stato incoronato the Master of Error per la sua produzione mainstream-trash che salta da riduzioni cinematografiche di videogiochi ad altre amenità action-comedy, Boll, da buon trafficone, si lancia alla conquista del torture-porn con uno slasher innestato su un rimando a Sotto shock (1989). Stupisce che parte del pubblico di aficionado dell'horror rimanga piacevolmente colpita da questo nuovo Boll brutale, i quale, persuaso che schiaffare un filmato di violenza sugli animali nell'incipit del film, inframezzando immagini del volto del killer (come dire che l'esposizione alla violenza porti violenza), possa significare qualcosa di più che mero exploitation. Evidentemente, il gioco funziona con una certa audience rimasta incantata dal pezzo forte del film che vede il neo-Jason Voorhees picchiare una serie di martellatine e martellatone sulla testa della malcapitata di turno, fino a sfracellarle il cranio, il tutto filmato con camera fissa da spettacolo teatrale; quest'ultimo, forse, l'unico punto a favore, dato che buona parte del film predilige, per contrasto, riprese a mano e l'uso del grandangolo. Seed è, al netto delle violenze, uno slasher con poca storia e protagonisti per nulla incisivi, immerso in ambientazioni cupe e una fotografia tendente al nero, pure troppo. Fra le poche cose valide, le scene iniziali al commissariato in cui l'oscurità contrasta con sorgenti di luce incisive e con i volti degli attori, memore dell'iconografia filmica dei polizieschi anni '40. Per il resto, Seed non sembra dare una rilettura originale al fenomeno torture- porn, ormai già inflazionato, e Boll si riconferma un cineasta che passa con grande disinvoltura dai gamvie, all'ultra-violento e alla shockumentaristica (Darfur, 2009; Aushwitz, 2011) con un'attitudine più imprenditoriale che artistica. Mica sbagliato, c'è posto per tutti; però, poi, ovviamente, si hanno film di un livello e film di altro, e questa pellicola di Boll mi ha rammentato un aforisma di Andreotti. Imperdonabile.

TRIVIA

Uwe Boll (1965) dixit: "Hollywood è il business più di merda che ci sia, con gli idioti più stronzi che ci siano, uno in fila all'altro. Sai, si prendono tutti per il culo e nessuno prende decisioni. Tutti gli attori con cui ho lavorato, Ben Kingsley, o quello che è, sono delle fottute fighette, nient'altro! Sono ficcati nel culo dei loro manager, agenti, pubblicitari e avvocati" (IMDb.com).

⟡ Il regista compare nei panni di una delle guardie della prigione.

⟡ Matt ed Emily Bishop, in una scena, guardano BloodRayne (2005), altro film diretto da Boli.

⟡ Stanco delle continue critiche negative ai suoi film, Uwe Boli, nel 2006, ha annunciato pubblicamente che avrebbe sfidato a un incontro di box, di 10 round ognuno, cinque critici fra quelli che, su stampa o web nel 2005, avessero scritto almeno due recensioni fortemente negative verso i suoi film. I match sono documentati nel film Raging Boll (2010). Il regista ha messo al tappeto tutti e cinque gli sfidanti.

Titolo originale

Horrors Of The Black Museum

Regista:

Uwe Boll

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Canada

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2014 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial