Simon Killer

Voto:

Lo statunitense Simon (Brady Corbet) si trova a Parigi dopo la laurea per prendere le distanze dall'ultima relazione affettiva ormai chiusa. O almeno dice così alla prostituta Victoria (Mati Diop) della quale si invaghisce ma che, al contempo, parassitizza e alla quale racconta molte, troppe bugie, frequentando contemporaneamente Marianne (Constance Rousseau). Simon non è chi dice di essere e non fa ciò che dice di fare.

LA RECE

Ritratto psicopatico minimalista ed efficace di un parassita emotivo incapace di contatti autentici, manipolatore di donne vulnerabili attraverso bugie patologiche. Il film evita i cliché hollywoodiani sulla psicopatia restituendo una fenomenologia clinica realistica del sottotono subdolo che caratterizza questi disturbi. Propedeutico per tutti coloro che davvero vogliano capire queste dinamiche.

Simon laureato in neuroscienze con tesi sul rapporto occhio-cervello e non sa cosa sia il nistagmo. Simon in vacanza in una delle città più belle del mondo ma imploso nell'ascolto della sua musica. Simon prova ad entrare in rapporto umano con le persone ma non riesce a farlo davvero con nessuno, poiché a malapena in contatto con il suo vero Sé e, in parte, una parte troppo edipica, in contatto con la mamma che sta dall'altra parte dell'oceano. Chi è davvero Simon? Non è dato saperlo. Sappiamo, però, che il suo comportamento è quello di un parassita emotivo e materiale, incapace di entrare in contatto profondo con le persone, soprattutto con le donne che si fanno ricettacolo delle sue bugie patologiche e della sua tendenza a reificarle per soddisfare libidini sessuali od economiche. L'italo-brasiliano Antonio Campos allittera le gesta di uno psicopatico e le diluisce con efficacia, evitando le prassi clamorose che Hollywood ha cucito addosso alla psicopatia restituendone una visione clamorosa che di rado si rintraccia nella vera fenomenologia clinica. La "letalità" dei quadri psicologici di questo tipo sta sovente nella subdola efficacia del loro sottotono che, all'inizio, li introduce come soggetti dimessi, così come noi facciamo conoscenza, sulle prime, di un Simon verso il quale proviamo una certa compassione: senza alloggio, in terra straniera, lasciato da una fidanzata di certo cattiva, incerto sulla virata da imprimere alla propria esistenza, così poco incline all'aggressività manifesta, sensibile verso una prostituta con un passato tragico. Simon, però, non ascolta davvero le persone con le quali si relazione, vende loro dei canovacci dialogici ricorsivi, instaura una sessualità nella quale si rileva una cifra masturbatoria specchio della sua disconnessione dall'altro. D'altra parte, le persone nelle quali riesce a fare breccia sono, a loro volta, troppo assorbite dalle loro idealizzazioni, dalle loro aspettative acritiche per riflettere lucidamente su ciò che viene detto loro, ché se stessero attente gli indizi li scorgerebbero. Simon non è un genio della manipolazione e della bugia: a Marianne sarebbe bastato mettere insieme il dato sugli studi di neuroscienze di Simon e sull'incapacità di riconoscere il nistagmo per capire che Simon si presentava come un bugiardo, ma Marianne era troppo assorta a guardare qualcosa che le piaceva. La sovrastima dei dati attesi e la sottostima dei dati che disconfermano la tesi è cosa prodromica al disastro. Simon killer, insieme ad altri lavori poco noti come Roberto Succo (2001), è uno di quei film, pochi, che senza troppo clamore visivo, e in questo caso con qualche lungaggine di troppo, hanno avuto voglia di restituire con efficacia e sincerità una casistica psicologica poi non troppo difficile da incontrare nella vita, e stiamo parlando sia di uomini sia di donne. Pur glissando sui motivi di Simon, su buona parte della sua vita e su altri fattori in genere sottolineati dalle narrative filmiche di pellicole consimili, Campos istruisce un ritratto sociopatico fra i migliori che mai mi sia capitato di vedere, grazie anche a un cast che, nel suo minimalismo, è in stato di grazia. Con qualche limatura sarebbe stato un film perfetto.

TRIVIA

Antonio Campos (1983) dixit: "Sapevo di voler esplorare la fine di una storia d'amore e volevo esplorare questa graduale progressione di un giovane che giunge in contatto con questo killer dentro di lui. Molto di ciò viene dai libri che leggevo all'epoca, che erano di Georges Simenon e Jim Thompson. A parte la storia, si trattava di esplorare questo lato oscuro di un giovane e del suo rapporto con le donne, e di mettere un microscopio su quelle cose che trovo in ogni uomo, che sono pronunciate in alcuni e meno in altri, e di approfondire la cosa. Brady ed io abbiamo rapporti molto forti con le donne della nostra vita, rapporti molto sani e amorevoli, quindi eravamo interessati ad esplorare quest'altro lato di noi stessi e a passare un po' di tempo nel fango" (collider.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Id.

Regista:

Antonio Campos

Durata, fotografia

101', colore

Paese:

USA, Francia

Anno

2012

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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