the Sinful Dwarf
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Voto:
Il nano Olaf (Torben Bilie) e la madre Lila (Clara Keller) affittano stanze ma arrotondano facendo prostituire alcune ragazze segregate in soffitta e rese dipendenti dall'eroina. Quando Peter (Tony Eades) e la bella Mary (Anne Sparrow) decideranno di affittare una stanza dai due, per Olaf e Lila si concretizzerà la possibilità di aggiungere una nuova bella donna al loro harem.
LA RECE
Capostipite del dwarfsploitation. Qui, il nanismo come simbolo del male, con il protagonista accanto alla madre folle in un'atmosfera da fiaba nera degenerata. Programmaticamente kinky con ripetute scene di violenza. Atmosfera bizzarra ma troppo lungo per ciò che ha da offrire.
Come si fa a resistere alla visione di un exploitation svedese che si intitola "il nano peccaminoso"? Non si può e non si deve, anche perché the Sinful dwarf è il capostipite del sottosottogenere dwarfsploitation - da pronunciarsi più volte prima d'imbroccarla - e che, attualmente, ha la sua moderata fortuna nella midget-erotica, sottogenere con la sua piccola cerchia di estimatori. Parliamoci chiaro: il nanismo non esalta le masse, e anche attualmente, nell'era del politically correct, i diversamente elevati sono guardati dall'alto in basso. Tuttavia, nessuno si permetterebbe più di produrre un film in cui il nanismo sia connesso al male secondo quel lombrosiano principio per cui il bello è buono e il brutto è colpevole; oggi, infatti, il nanismo ottiene il suo affascinante riscatto con il volto di Tyrion Lannister nella fortunata serie il Trono di spade (2011-2019). The Sinful dwarf, invece, primultimo film del misconosciuto Raski, gioca il suo spirito exploitation proprio sulla bruttezza del piccolo protagonista che, peraltro, si sforza di produrre sinistre espressioni; il suo nanismo, insomma, deve per forza fare il paio con una maligna psicopatologia. Accanto a lui, la folle e sfregiata madre Lila, altra brutta cattiva con il pallino per lo spettacolo. Materia exploitation ce n'è, con un netto rimando al sottogenere kinky appreso dalla sadica Olga (White slaves of Chinatown, 1964). Il film di Raski trasuda programmaticamente depravazione e degrado ma propone anche, con una certa ripetitività, scene di sesso spintine (cosa che me lo fa piazzare anche nella categoria hardcore anche se, di fatto, non è un porno) nonché l'andirivieni del nano che va in soffitta a drogare e maltrattare donne rigorosamente nude e legate alla catena. L'atmosfera gioca di certo a favore di un film che ha poche frecce al proprio arco e salva in corner una storia diretta con pochissima verve. Scena culto: il nano che, manco a dirlo, è zoppo e usa un bastone, violenta con il manico del suddetto la povera Mary rintronata dall'eroina. Anche i titoli di testa non scherzano e fanno aumentare il livello weird della pellicola. Comunque, una vaga aria da fiaba nera con la strega e il piccolo orco che tiene in gabbia le principesse c'è tutta. Il problema è che un'ora e mezza per un film di questa risma è dura prova anche per i più convinti estimatori dell'exploitation. Per piccoli curiosoni.
TRIVIA
⟡ Il regista, Vidal Raski, è in realtà un nome d'arte di Eduardo Muller, un regista argentino che ha lavorato in Svezia, paese nel quale il film venne prodotto ma non girato.
⟡ Il film è stato distribuito in Svezia con il titolo Den syndiga dvärgen e ha suscitato molte polemiche per il suo contenuto esplicito e violento, finendo per essere vietato ai minori di 18 anni e, poi, bandito. In Danimarca, invece, paese in cui è stato realizzato (girato a Copenaghen), il film vendette solo poche centinaia di biglietti.
Titolo originale
Dvaergen
Regista:
Vidal Raski [Eduardo Muller]
Durata, fotografia
92', colore
Paese:
USA, Danimarca
1973
Scritto da Exxagon nell'anno 2014 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
