a Snake of June

Voto:

La vita di Rinko (Asuka Kurosawa), assistente in ambito psichiatrico che opera per telefono, viene sconvolta dopo che le viene recapitato un pacco contenente foto che la ritraggono mentre si masturba. A inviarle, Iguchi (Shinya Tsukamoto ), un uomo malato di cancro che lei ha salvato dal suicidio. Iguchi vuole ricambiare il favore insegnando alla donna a liberare se stessa e i suoi desideri più nascosti. In mezzo, il marito di Rinko, un algido perfezionista di mezz'età che si disinteressa a lei.

LA RECE

Inconsueto ed elegante film erotico che s'insinua e sibila verità scomode: la vera liberazione non arriva scappando dai propri istinti, ma abbracciandoli; perché il divieto è solo paura travestita da perbenismo. Uno dei migliori erotici nei quali possiate incappare se, però, il vostro modello di erotismo non è quello solare e scanzonato alla Brass.

Primo film di Tsukamoto passato nelle sale cinematografiche italiane in quanto sdoganato, nel 2002, dalla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia dove ottenne il Premio Speciale della Giuria. Ermetica riflessione sulla torbidezza del desiderio inespresso, figlio della pessima comunicazione fra sé e sé, fra sé e gli altri o, peggio, riflesso di una radicale incomunicabilità umana. A Snake of june serpeggia nella mente di Tsukamoto, regista che scosse le visioni underground con Tetsuo (1989), per quasi quindici anni senza che l'artista trovasse la spinta necessaria per mettere in opera il progetto. Nel 2002, l'idea prese corpo durante la stagione delle piogge, assumendo una pelle in bianco e nero virata in blu a richiamare il colore dell'acqua che scende dal cielo e quello delle ortensie, elementi iconici del film, nonché di umidori genitali. Come per gli altri suoi lavori, Tsukamoto cura regia, sceneggiatura, scenografia, montaggio, fotografia e si ritaglia per sé il ruolo angolare dell'uomo prossimo alla morte che tenta la donna insegnandole il segreto della conoscenza di sé. Tsukamoto è, quindi, il serpente del titolo che s'insinua nell'esistenza della splendida Rinko, portando parimenti vita e dannazione. Sullo sfondo, l'elemento vitale e sensuale dell'acqua che bagna un'anonima città blu dai riflessi cyberpunk nella quale troveranno spazio i più profondi desideri e le maggiori paure di Rinko, una donna che non osa sottoporsi a mastectomia, nonostante il tumore al seno, per evitare una bruttura fisica che turberebbe l'ossessivo perfezionismo di un fiacco compagno di vita. Da questa relazione triangolare fra la donna frustrata, il "serpente" Iguchi e il marito bolso e inconsapevole, prende vita un thriller erotico in cui estetismo, erotismo e significati sono in perfetto equilibrio. Ii film di Tsukamoto è profondamente erotico nell'accezione positiva del termine; anche se non lesina in particolari e tendenze voyeuristiche, tenta la vista dello spettatore senza scadere nell'exploitation. D'altronde, Asuka Kurosawa non è una bellona tornita secondo stereotipi cheap: l'attrice, fine ed androgina, è di una bellezza femminile naturale, inizialmente nascosta, che si dispiega nel divenire della storia, parallelamente alla scoperta sessuale ed emotiva. Ponendo il focus sul piacere della carne, sulla trasformazione di essa e sulla scoperta dell'istinto, A Snake of june richiama le ossessioni di Tsukamoto già viste in Tetsuo, ma in questo psicodramma tutto si fa terribilmente più umano e tangibile e, quindi, riconoscibile dallo spettatore che può vedere nella frustrazione della protagonista uno specchio dei propri desideri inespressi, di natura sessuale o meno. Come molti film erotici, anche questo tratta della liberazione sessuale ma, a differenza di molti in cui la realizzazione delle pulsioni porta a una disgregazione, Tsukamoto ci dice che è proprio tramite l'espressione del desiderio che la disgregazione può essere evitata. Se prendiamo a paragone un noto erotico mainstream come 9 Settimane e 1/2 (1986), che, a dirla tutta, è un collage di scenette erotiche ad uso e consumo dei coniugi pantofolai anni '80, in esso la protagonista percorreva gioiosamente strade sessuali sperimentali fino a quando il sesso liberato diventava incompatibile con la norma sociale. Quindi, dopo il sesso davanti al frigo aperto o masturbazioni comandate al proiettore, la donna chiudeva il cerchio tornando alla vecchia, normale e canonica vita sessuale con un altro partner, quello buono come marito, secondo il paradigma dettato dal complesso di Agar-Sara per cui un soggetto tende ad avere due partner, uno sul quale incanalare l'affettività e l'altro con il quale esprimere una sessualità più istintiva. In A Snake of june, invece, il percorso della protagonista è invertito e assai più doloroso: il vibratore nascosto fra le gambe, l'orgasmo solitario, sono dispiaceri. È, invece, attraverso la violenza contro la schematicità e l'autocontrollo che la protagonista e suo marito pervengono a ricompattarsi come coppia perché, finalmente, essa si riconosce nella propria perversione, sempre che di perversione si debba parlare. A questo punto, il ruolo del serpente Iguchi termina, si concludono le visioni bizzarre che accompagnano le necessità espressive del regista (metafore ermetiche non sempre comprensibili) e il film si chiude con un atto sessuale in cui la carne e il sentimento coesistono per la prima volta dall'inizio della storia. Personalmente non sono un grande amante dei film erotici poiché essi tendono a voler forzare l'eccitazione, una cosa di prima qualità solo se non programmatica, ma A Snake of june non solo funziona eroticamente ma è, soprattutto, una pellicola che usa la sessualità in forma elegante per trascrivere un messaggio di liberazione attraverso i soli due canali che ci pertengono: il corpo, con il sesso, e la mente, con l'arte. Consigliatissimo.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Rokugatsu No Hebi

Regista:

Shinya Tsukamoto

Durata, fotografia

77', b/n

Paese:

Giappone

Anno

2002

Scritto da Exxagon nell'anno 2008 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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