Symbol

Voto:

Un uomo (Hitoshi Matsumoto) in pigiama giallo a pois si sveglia in una stanza spoglia, a parte molti piccoli genitali di angioletti che spuntano dalle pareti. Premendo questi piccoli peni, l'uomo comprende che può far uscire dalle pareti degli oggetti utili a sopravvivere ma anche a sfuggire da quella strana prigione. Parallelamente e, all'apparenza, senza nessuna connessione con questa storia, un lottatore di catch messicano si prepara all'incontro.

LA RECE

Surreale puzzle esistenziale che vede un uomo in pigiama perso in una stanza bianca piena di piccoli peni che attivano eventi nel mondo reale. Matsumoto costruisce una comedy metafisica di altissimo valore visionario che spinge ad una riflessione sulla casualità e il controllo del destino. Subito cult personale.

Stato dell'arte del cinema weird. Symbol, del comico Matsumoto, dà sberle in faccia a quella moltitudine di pellicole "alte" con pretese di originalità, cultura e bizzarria ma, invece, solo pretenziose e noiose, curve a guardarsi la pancia e capaci di ingannare unicamente coloro che amano sentirsi intelligenti. La potenza di Symbol sta nel perfetto (dis)equilibrio delle parti delle quali si compone: recitazione, storia, SFX, senso e anche non-senso. Per quanto costellato da situazioni di non facile (e, forse, impossibile) decifrazione, il lavoro di Matsumoto converge inaspettatamente verso un finale di altissima - letteralmente - bizzarria e senso che, pur non trovando spiegazione univoca, stimola in tutti gli spettatori che non avranno fatto fatica a seguire la narrazione - perché Symbol non è mai noioso - la ricerca di una spiegazione relativa ai massimi sistemi della vita. Non è per nulla chiaro né definito il motivo per cui l'omino in pigiama appaia in quella stanza bianca, ma si comprende, con il progredire della storia, che le sue azioni provocano reazioni non solo dirette alla sua realtà ma nella realtà più ampia; fino al momento in cui l'omino si trova di fronte all'enorme piccolo pene da cui tutto promana. Ma, di più, non è bello dire, se non che la giostra di ilarità, anche triviali, e disperazione del bizzarro demiurgo sembrano essere tutti i picchi e i baratri dell'esistenza di ognuno di noi che, posti sul piano del mondo, dobbiamo apprendere a stare vivi tramite prove ed errori. Perdonabili certe reiterazioni visibili nella stanza quando il protagonista pigiamato deve comprendere il da farsi, visto che, poi, Symbol riesce, in modo dadaista, a parlare di caos, predestinazione, elevazione dell'umano che si accompagna ai ritmi della natura e li modula, e tutto questo tramite un uso intelligente della computer grafica, degli spazi e degli altri strumenti tecnici. La freschezza e gli sprazzi fanciulleschi con i quali Matsumoto ci parla del tutto sembrano in antitesi con la seriosità della tesi finale prossima al divino ma, di fatto, sono talmente congrui all'idea che il grande disegno vada approcciato con una tenera e amorevole ironia di fondo. L'interpretazione, però, non è, né può essere, univoca. Traete le vostre soggettive conclusioni da questo film che è qui per strabiliare; aspettatevi anche un effetto ritardato post-visione dato che il potenziale lisergico del lavoro di Matsumoto ci mette un po' a salire. Se Eraserhead - la mente che cancella (1977) è stato il film weird di riferimento nella seconda metà del XX secolo, Symbol, a mio avviso, è il capolavoro del bizzarro dei primi vent'anni del XXI. Ma su IMDb si becca un misero 6.8, perciò può essere che l'incompetente sia io. Nel dubbio carico il voto per riequilibrare le ingiustizie dell'universo.

TRIVIA

Hitoshi Matsumoto (1963) dixit: "Ero un bambino davvero debole e la mia famiglia non era così benestante. Ecco da dove vengono le risate. Penso che molto di me stesso, così come sono oggi, derivi da quel periodo. [...] Be', non ero bravo nei miei studi, non potevo fare sport e non ero popolare tra le ragazze. L'unica cosa che avevo era la reputazione di essere piuttosto divertente. Era tutto quello che avevo e ho cercato di farne qualcosa" (japantimes.co.jp ).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Shinboru

Regista:

Hitoshi Matsumoto

Durata, fotografia

93', colore

Paese:

Giappone

Anno

2009

Scritto da Exxagon nell'anno 2014 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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