Tintorera

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Voto:

Il ricco Steven (Hugo Stiglitz) e il piacione Miguel (Andres Garcia) hanno attitudini diverse e, all’inizio, sono in conflitto. Tuttavia, l’estate saprà fargli trovare un binario comune che è quello delle esperienze con le donne e la caccia allo squalo. Sembra che tutto vada per il meglio ma la Tintorera, la femmina dello squalo tigre, sembra incarnare sott’acqua la vorace e inconscia pulsione dell’istinto che i due stanno vivendo fuori dall’acqua. La tragedia è dietro l’angolo.

LA RECE

Dramma sexy-ittico con due uomini che scoprono la vita e l'amicizia giocando con e per le donne, in una cornice messicana infestata dallo squalo tigre. La produzione alterna splatter subacqueo a dinamiche relazionali che sembrano anticipare il mood dei reality contemporanei. Che sia la donna la vera tintorera?

Visto nella sua versione uncut di più di due ore. Nell’attesa che qualcuno mi porti a casa una coccarda, riconoscimento dell’atto eroico, si illustra il delirio sessuo-ittico messicano che anticipa, in qualche modo, certe dinamiche da reality, con il vantaggio, qui sulle temptation beaches di Cancun ritratte da Cardona Jr., che i personaggi in preda a libidini e malumori vengono fatti letteralmente a pezzi dalla tintorèra, la femmina dello squalo tigre. Dovrebbe essere un succedaneo de lo Squalo (1975), e così venne venduto, ma, in realtà, il film è soprattutto il racconto dell’esperienza estiva del ricco Steven, con la faccia poco ideonea di Hugo Stiglitz (attore omaggiato da Tarantino in Bastardi senza gloria, 2009), che fa comunella con Miguel, bel manzo portatore di una filosofia di vita fatta di carpe diem, apericene e, soprattutto, sesso con le signore in vacanza. E, secondo me c'è anche una scena di dialogo leggermente omoerotica. Il clima, comunque, fin dall’incipit, è quello dello sbrago morale, visto che due ragazze, che poi sapremo essere Kelly e Cinzia, vengono sessualmente molestate ma la prendono a ridere; una delle due dice anche all’altra: “Volevi vedere il mondo…” E adesso ben servita. In una cornice da nudie-cuties con le bagnanti spiate con il binocolo, ci troviamo in un film capace di divertire per la sua grossolanità ma anche, soprattutto, di indispettire per le tantissime scene nelle quali i pesci, anche una grande manta, vengono martirizzati. Non solo, il raffinato Steven lancia le bottiglie vuote di champagne in mare come atto, credo, chic di fronte ad una donna che segue gettando il suo bicchiere fuoribordo. La tragedia vera, tuttavia, sono i dialoghi di fronte all’orizzonte scritti da un esodato dalla narrativa Harmony: Lui: “Lo sai? Mi sento felice, credo di essermi innamorato. [bacio] E ti giuro che prima d’ora non mi ero mai innamorato in vita mia” Lei: “Sei sicuro che sia amore? O è soltanto attrazione fisica?” Lui: “Non lo so [e se ne va]” Lei: “Non lo sai? Allora spero che tu lo capisca in tempo”. E sì, perché lei vorrebbe leggerezza e, invece, Steven è uno di quegli impiastri che ci fanno scivolare il sentimento nel sesso. Ma ci penserà Miguel a fargli capire come gestire queste dinamiche, non solo fottendogli (letteralmente) la signora di cui sopra, ma incardinandolo in un triangolo con la spregiudicata Gabriella (Susan George che da Cane di Paglia, 1971, finisce in questa rete) la quale propone una relazione a tre nella quale lei fa da ape regina con tanto di regole: 1. no gelosia; 2. no altre donne; 3. mai innamorarsi. Poche regole e confuse per un patto suggellato dal motto: "Uno per tutti e tutti per l’amore!”, che si era appena detto dovesse essere tenuto fuori campo. Vabbè. Ma ecco l’imprevisto: uno dei due protagonisti muore dopo la bellezza di 94 minuti, oltretutto in una sequenza dal deciso tono splatter, per poi far ricadere il racconto ancora su una dinamica relazional-sessuale con soli più accenni alla caccia ai pesci. Insomma, la storia viene tratta dal romanzo "Tintorera" di Ramon Bravo ma l’adattamento di Christina Schuck dà, probabilmente, un tono più sexy-romantico alla faccenda che, invece, il romanzo incentrava su vita e opere dello squalo tigre. Qui siamo in un campo sexploitation (ci scappa anche una fugace visione del pene di Andres Garcia) con velleità narrative però non ben declinate e, in più, primi piani dei volti con un risibile rimpallo fra di essi dato da un editing troppo veloce. Comunque, chiusa davvero nichilista su un film per il quale, in fin dei conti, non mi è chiaro se rappresenti in modo progressista un mondo femminile emancipato e anche un po' predatorio - donna-tintorera? - oppure si tratta del lungo sogno bagnato maschile che anela donne di grande disponibilità. Forse, la verità sta in mezzo... alle gambe.

TRIVIA

⟡ L’attore domenicano Andrés García (1941-2023) risulta nel film come un soggetto umano peculiare, piacione e dinamico, cosa non troppo distante da come l’uomo era in realtà. Garcia, infatti, ebbe 16 figli, sopravvisse ad un tentato omicidio nel quale spararono contro la sua macchina 16 proiettili, sopravvisse ad un incidente in elicottero nel quale finì svenuto sott’acqua e, in ultimo, è stato il primo e, forse, unico uomo che ha rischiato la vita osando cavalcare squali limone, toro, blu e tigre in mare aperto in età giovanile.

⟡ Le riprese sono state effettuate a Isla Mujeres, un'isola turistica vicino a Cancún. Tutte le scene subacquee sono state girate con squali vivi, molti dei quali, disgraziatamente, uccisi. Le scene subacquee che mostrano la Tintorera, però, sono filmati di repertorio e lo squalo è lungo appena un metro e mezzo, reso più grande dagli angoli di ripresa.

Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di basso livello

Titolo originale

¡Tintorera!

Regista:

René Cardona Zacarías

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Messico

Anno

1976

Scritto da Exxagon nell'agosto 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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