Titicut Follies
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Voto:
Film documentaristico
LA RECE
Stile da cinema verité crudo e senza commenti per descrivere le condizioni disumane del Bridgewater State Hospital in Massachusetts alla fine degli anni Sessanta. Pietra miliare del documentario militante che ha avuto il suo peso nel promuovere un grosso cambiamento nel sistema psichiatrico americano. Non per tutti e ormai un po' attempato ma, comunque, validissimo.
Un po' di storia su questo poco noto documentario shock (cosa diversa da shockumentary) citato come "Il migliore film sulla condizione umana" al Festival Dei Popoli di Firenze del 1967 e Miglior Film al Mannheim International Filmweek dello stesso anno. Il lavoro nasce come un’inchiesta di Wiseman sulle condizioni di vita alla State Prison for the Criminally Insane di Bridgewater, Massachusetts. Girato nel 1967, il film non ha potuto vedere la luce delle sale cinematografiche fino al 1992 per un’ordinanza restrittiva emessa dalla Corte Suprema del Massachusetts che lo riteneva una violazione della privacy dei detenuti, cosa, in effetti, corretta. Titicut Follies ha in sé, ovvero nel suo soggetto estremo, la forza di colpire ogni animo umano messo di fronte alla vita di uomini che vivono un’esistenza che definire al limite è eufemistico; è l'esame disturbante e poderoso di un mondo fuori dalla nostra abituale conoscenza, il mondo delle vecchie istituzioni psichiatriche e la sottile linea tra sanità mentale e follia istituzionale, in anticipo su un gran pezzo di cinema che sarebbe arrivato solo qualche anno dopo, ovvero Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975). Il film di Wiseman è un documentario militante, un'opera che ha cambiato il sistema psichiatrico americano e che ha avuto un impatto duraturo sulla società. La sua visione cruda e senza commenti delle condizioni disumane dei detenuti ha aperto gli occhi su una realtà spesso ignorata. L'istituzione filmata da Wiseman non era di certo consapevole né della portata che avrebbe avuto tale film, né delle capacità tecniche di Wiseman, altrimenti non si spiegherebbe come gli abbia concesso quei 29 giorni di riprese nei quali il regista ha messo nero su bianco la vita disumana dei detenuti e il trattamento riservato loro da chi avrebbe dovuto curarli o, almeno, gestirli. Quello che potrete vedere in questo film sono, infatti, malversazioni perpetrate nei confronti di uomini psicologicamente disturbati. Non si tratta di violenza bruta ma di disumane sottigliezze: un medico somministra un pappone a un paziente tramite naso-canula, il tutto mentre, incurante, il dottore fuma una sigaretta la cui cenere cade nel cibo. Non è solamente il comportamento di chi dovrebbe gestire e curare che inquieta ma, ovviamente, anche lo sguardo di questi uomini persi o, ancor più, dei detenuti ancora sufficientemente lucidi da realizzare in che girone infernale siano finiti, pur non dimenticando le responsabilità che li hanno fatti finire in quel luogo. Wiseman, anche se non in modo estremo come fece Brakhage con the Act of seeing with one's own eyes (1971), non riprende con intento moralizzante, non commenta, semplicemente immette la telecamera in un ambiente e lascia che parlino le immagini e le voci dei protagonisti. Pur essendo catalogato qua e là come shockumentary (anche io inizialmente lo inserii in quella categoria), Titicut follies si discosta di netto dal sottogenere per l’assenza di un obliquo compiacimento nel mostrare ciò che condanna. Non c'è voyeurismo, non c'è ricerca di un effetto sensazionalistico; l’orrore che emerge dal lavoro di Wiseman è quello dell'uomo sull'uomo. Ora, possiamo almeno affermare, almeno in Occidente, che pur essendo l'assistenza psichiatrica pubblica lacunosa in molti ambiti e modi, è indubbiamente migliorata rispetto a quanto visionabile su Titicut Follies. La visione del film non è consigliata al pubblico più sensibile, anche se, probabilmente, è proprio quello il target che meglio può empatizzare meglio con il mondo illustrato dal film. Per esploratori coraggiosi che vogliano visionare un documentario documento storico.
TRIVIA
Frederick Wiseman (1930) dixit: “Mi piace pensare di affrontare ogni argomento con mente aperta, perché per me non c'è motivo di fare un film se ho già una tesi. […] In un certo senso, il film finale è una relazione su ciò che ho imparato come conseguenza della realizzazione del film” (IMDb.com).
⟡ Fu organizzata una proiezione privata di questo film per il cast e la crew che avrebbe lavorato a Shutter island (2010). ⟡ Il titolo del film si riferisce a un saggio musicale messo in scena dai detenuti e dalle guardie, e che si ha l'occasio-ne di vedere nelle prime scene.
Titolo originale
Id.
Regista:
Frederick Wiseman
Durata, fotografia
84', b/n
Paese:
USA
1967
Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
