Underworld: Evolution
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Voto:
Il primo sequel di Underworld (2003) s’attiene all’adagio “cavallo che vince non si cambia” e propone un soggetto direttamente connesso al precedente film, nonché una sostanziale copia carbone di stile e dinamiche. I fans dei vampiri e dei lycan ringraziano, probabilmente, ma agli altri non resta che adattarsi e raccapezzarsi in una storia di quelle che se si è persa la puntata precedente non ci si capisce un’acca. La struttura narrativa del film è molto complessa, forse troppo, tenuto conto del fatto che la sceneggiatura non è poi così mirabolante. Non resta che abbandonarsi alle scene d'azione ma, soprattutto, a una fotografia blu metallica che dona al film la patinatura di un paginone centrale di Playboy che ospita non la consueta burrosa coniglietta ma la Backinsale con in mano una Desert Eagle e colpo in canna. Ma dov’è sono finite le sottili allegorie del vampiro e la sessualità repressa magnificata in un morso che fa scendere poche gocce di sangue su spalle femminili procurando due buchi (e due soli) sul corpo della donna? Non in Underworld: evolution dove ci si sderena, le teste si spaccano, i colli si rompono e i licantropi, come al solito, passano in secondo piano schiacciati dal grande fascino che il vampiro ha sempre esercitato nella magnificenza cinematografica. Il blu post-moderno della pellicola viene abbandonato a vantaggio di toni caldi solo per la scena di sesso fra Selene e Michael, scena nella quale la nostra Bloodrayne ci mostra troppo poco, dopo averci esaltato con quei panta-latex aderentissimi che mi domando se diano irritazioni al cavallo. Dopo una certa età, le dermatiti spaventano più dei vampiri. D'altra parte, la storia d'amore permette all'attrice di sfoderare qualche capacità recitativa, scollandosi di dosso la tutina e il suo eterno piglio, costruito a tavolino, di femmina evirante. Ottimi e abbondanti gli effetti protesici e digitali, e buono lo score musicale curato da Marco Beltrami. Al mainstream è piaciuto più di quanto sia piaciuto a me. Il franchise proseguirà con Underworld: la ribellione dei Lycans (2009), Underworld: endless war (2011) che è una miniserie-tv, Underworld: il risveglio (2012) e Underworld: blood wars (2016).

Titolo originale
Id.
Regista:
Len Wiseman
Durata, fotografia
106', colore
Paese:
USA, Canada
2005
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0