l'Uomo che ingannò la morte
-
Voto:
Parigi, 1890. Lo scultore Georges Bonner (Anton Diffring) inganna il tempo che passa tramite un trapianto di ghiandole estratte da povere malcapitate. Il dottor Weiss (Arnold Marlé) lo ha sempre aiutato ma ora si rifiuta di continuare a collaborare. Bonner lo uccide e, rapita la bella Janine (Hazel Court), obbliga il dottor Gerard (Christopher Lee) a compiere l'operazione.
LA RECE
Adattamento Hammer di un'opera teatrale su un dottore che cerca l'immortalità attraverso trapianti di ghiandole. Film più drammatico che horror, appesantito da dialoghi verbosi e ritmo lento. Cast valido con Anton Diffring protagonista e la deliziosa Hazel Court; Christopher Lee in ruolo marginale.
Riduzione cinematografica targata Hammer dell'opera teatrale "The Man in Half Moon Street" di Barré Lyndon, già sfruttata dalla Paramount nel 1944 con un film dal medesimo titolo diretto da Ralph Murphy. La storia ricorda, in qualche modo, il mito di Frankenstein e di Jekyll, quello, insomma, del dottore pazzo che fa qualcosa contro le intoccabili leggi della natura. Più horror che fantascientifico ma più drammatico che horror, L'Uomo che ingannò la morte è una lunga e noiosetta pellicola in tema morale ed etica saltati a piè pari. Il problema è che le nefandezze perpetrate da Bonner si declinano in verbosi dialoghi piuttosto che in situazioni lugubri. La storia tenta una fusione non originale fra elementi gotici e fantascientifici, peraltro poco marcati, e nonostante Sangster abbia apportato modifiche sostanziali alla storia scritta da Lyndon, queste risultano lente e verbose. Il finale con il classico incendio del laboratorio e la veloce trasformazione del volto del protagonista che si ritrova di colpo centenario, quale in effetti è, sono fra i pochi elementi che ci rammentano che il genere della pellicola è horror. L'Uomo che ingannò la morte, come film a colori, ci guadagna per alcune specifiche riprese in cui il direttore della fotografia Henry Sharp opta per un'illuminazione particolarmente vivida ma, forse, il bianco e nero avrebbe garantito una più gradevole atmosfera classica. Buon cast ma, essendo in una produzione Hammer, si sente la mancanza di Peter Cushing, mentre a Christopher Lee viene assegnato un ruolo secondario. Sempre splendida e in parte Hazel Court, a mio parere la scream-queen più bella e fine di tutti i tempi. Nei panni del protagonista, il valido attore d’origine tedesca Anton Driffring, il cui volto spiritato e l'accento crucco gli avevano fatto guadagnare il ruolo di medico folle ne il Circo degli orrori (1960) e del barone Frankenstein nello sfortunato prodotto televisivo Tales of Frankenstein (1958), pellicola pilota che avrebbe dovuto segnare l'inizio di una serie tv poi mai realizzata. L'Uomo che ingannò la morte non è il film più riuscito della Hammer né di Fisher; probabile che la casa di produzione inglese, dopo aver sfornato quattro film in diciotto mesi, fosse un po' a corto di energie.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
The Man Who Could Cheat Death
Regista:
Terence Fisher
Durata, fotografia
83', colore
Paese:
UK
1959
Scritto da Exxagon nell'anno 2008 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
