l'Uomo scimmia
Voto:
Il dottor James Brewster (Bela Lugosi) si è sottoposto a un esperimento andato male che l’ha trasformato in un uomo scimmia. L'unico modo di recuperare un aspetto decente è ottenere fluido spinale, il che implica uccidere innocenti. James, che ha come spalla solo una scimmia con la quale divide una cella, usa l'animale per realizzare i propri intenti.
LA RECE
B-movie con Lugosi nei panni di uno scienziato trasformato in uomo-scimmia, prodotto dalla Monogram con budget ridottissimo. Regia statica e noiosa, e make-up di Lugosi molto poco convincente. Sconsigliabile ma, comunque, prodromico a fantahorror più interessanti circa la mutazione uomo-animale, quale la Mosca (1958).
B-movie ben poco interessante, d'altronde non è grande l’orrore che si sprigiona dall’aspetto di Lugosi con l'attaccatura bassa e la barba che dovrebbero farlo assomigliare a un pitecantropo. The Ape man è l'ennesima pellicola low-budget che, negli anni ’40, vide protagonista Lugosi, in questo caso prodotta da Sam Katzman della Monogram e diretto da William Beaudine che ha filmato chicche quali Bela Lugosi meets a Brooklyn gorilla (1952), Billy the Kid versus Dracula (1965) e Jesse James meets Frankenstein’s daughter (1965). L'ispirazione viene da the Ape (1940), altra vecchia pellicola assai poco esaltante con Karloff nei panni di una scimmia che uccide per ottenere il preziosissimo fluido spinale. Il plot, quindi, è molto simile ma, qui, viene aggiunto un tono melò particolarmente ostico da metabolizzare. Di fatto, data la similitudine fra gli uomini scimmia e il liquido spinale come panacea, i due film sono stati spesso considerati erroneamente legati, cioè the Ape man sequel del precedente. Questo, tuttavia, non è il problema più grave per un film che vede come protagonista un Lugosi di basso livello che si aggira curvo per le strade, imitando malamente le movenze delle scimmie e indossando un trucco minimale del tutto non orrorifico anche per i tempi. Peggio va all'attore Emil Van Horn che deve vestire i panni dello scimmione amico del dottor James Brewster. La regia di Beaudine viene riassunta molto bene dal soprannome che il regista si conquistò per la sua tendenza all’ottimizzazione dei tempi produttivi: One-Shot, buona la prima. Da quel che si può evincere guardando l’Uomo scimmia, Beaudine piazzava la cinepresa e, probabilmente, se ne andava a bere un caffè per poi tornare a montare il girato senza avere idea di cosa fosse la dinamicità. Tutto ciò fa dei 64 minuti complessivi del film un tour de force di noia. Nulla di buono neppure riguardo la fotografia. Gli unici cenni di vita provengono dalla relazione comica fra il reporter e la fotografa. Micidiale il finale che vede un reporter ammettere con espressione molto poco intelligente che tutta la storia se l'è inventata, dimostrando che il film non va preso sul serio. Alla fine, salta fuori una scritta che incita gli americani a comprare francobolli di guerra e obbligazioni per finanziare le truppe impegnate nella Seconda Guerra Mondiale, cosa, almeno, storicamente interessante. Nel seguito, Return of the ape man (1944), che non ha molto continuità con questo film, Lugosi trapianterà il cervello di un collega in quello di una scimmia preistorica riportata in vita. Sconsigliati questo e quello. Però, se vi va, de l’Uomo scimmia potete farne copie e venderle se volete diventare poveri, dato che sono decaduti i diritti di copyright.
TRIVIA
William Washington Beaudine (1892-1970) dixit: “Ho smesso molto tempo fa di pensare che ogni mio film avrebbe dovuto essere un candidato all'Oscar. Sono un regista commerciale. So come risparmiare e ottenere qualcosa sullo schermo. Lascio che siano quei tipi artistici a girare le scene attraverso i lampadari o da dietro un bicchiere di vino. Non fa per me”. (IMDb.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
the Ape man
Regista:
William Washington Beaudine
Durata, fotografia
64', b/n
Paese:
USA
1943
Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
