Vegetarian cannibal

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Voto:

Parabola negativa del ginecologo ospedaliero Danko Babic (Rene Bitorajac), la cui immagine vincente e spregiudicata sembra portare, per natura, a colludere gioiosamente con la società croata, quella più torbida, che vive di corruzione, favoritismi e sangue.

LA RECE

Con regia nervosa a camera a mano, Schmidt dipinge un ritratto spietato della corruzione sistemica dove il privilegio personale giustifica ogni nefandezza. Manca un vero e proprio sviluppo narrativo e la ricerca dello shock è evidente, anche se, poi, il film non è così brutale. Però quando lo è, lo è davvero. Facciano attenzione i sensibili.

Seconda collaborazione di uno dei più importanti registi croati contemporanei, Schmidt, con lo scrittore Ivo Balenović a comporre una cinica trilogia apertasi con Metastaze (2009), sguardo truce tra gente d’estrazione popolare, ed Agape (2017), dramma di un prete pedofilo. A metà strada della società e della trilogia, un ginecologo col piglio arrogante di Patrick Bateman (American psycho, 2000) che mangia mele di continuo ma di torno non si toglie. Fisicato, gagliardo, batterista, sicuramente gran scopatore. Chi può fermare il successo del dottor Babic? Nessuno, se non c’è nessuna società che ponga freni, quando, perdipiù, polizia ed altri soggetti deputati a vigilare sono i primi a foraggiare certe meccaniche corrotte. Io faccio un favore a te, tu ne fai uno a me. Quando sai mettere mano agli uteri ed io ho, guarda caso, un locale nel quale lavorano delle prostitute, alcune delle quali rimangono gravide, va da sé che possiamo tornarci utili. Babic tocca il culo alle colleghe e le tratta male se non accettano le sue avances; Babic falsifica i documenti clinici per tirarsi fuori dai casini; Babic corrompe i patologi per dire che le sue pazienti sono morte in modi che non lo compromettano; Babic dice che il tuo feto è morto, ma non lo è, per portarti ad abortire dietro richiesta dell’amico poliziotto. Scena apicale: il ginecologo esegue un aborto oltre il periodo lecito e toglie pezzi di feto dal corpo di una paziente martoriata. Si tratta di ginecologia ma nessuna nudità femminile è mostrata; certi “prodotti” chirurgici, invece, sì, e per fortuna che non ci viene mostrato sostanzialmente nulla della terminale nefandezza di Babic che viene chiamato a praticare un aborto domestico su una donna al settimo mese. In quel gran brano che è “Dello stesso colore” di Dargen D’Amico, si dice: “Se mi metti a fare colazione coi cannibali, all inclusive ogni mattina, va a finire che alla lunga anch'io me la mangio una cosina”. Ed è tutto qui il problema per il nostro ginecologo vegetariano che non è un villain cinematografico ma, per non perdere privilegi e ritmi che narcisisticamente sente propri, non esita a fare del male. Il regista Branko Schmidt opta per una regia nervosa con camera a mano, cosa forse non necessaria così tanto come viene proposta, per trasmettere il nervosismo crescente di una storia che non sappiamo se finirà bene o male, quando, di fatto, il Male è già ben espresso nello svolgimento. Nessun avvincente sviluppo narrativo, solo un affastellarsi di episodi, di progressiva gravità, che vanno a tracciare la parabola di Babic e di una società intera. Scene indigeste non ce ne sono poi molte ma quelle due chiaramente illustrate, la lotta fra cani e l’aborto, colpiscono duro. Il processo metastatico prosegue.

TRIVIA

Branko Schmidt (1957) dixit: “Abbiamo scelto il cammino che io disprezzo di più e stiamo perdendo la cosa che ha reso il nostro mondo bello: la ricchezza nella diversità. Il proverbiale pendolo è andato dall'altra parte e non c'è molto che possiamo fare a riguardo, come artisti, autori, registi. Possiamo mettere in guardia l'élite e il pubblico in generale, mostrare loro i segni, provare a immaginare le conseguenze ma le possibilità di cambiamenti reali sono scarse”. (cineuropa.org).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Ljudozder vegetarijanac

Regista:

Branko Schmidt

Durata, fotografia

85', colore

Paese:

Croazia

Anno

2012

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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