la Vergine di Norimberga

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Voto:

Mary (Rossana Podestà), moglie di Max Hunter (Georges Rivière), si trasferisce con lui nel castello di famiglia dell’uomo, a Norimberga. L’antenato di Max era un famigerato nobiluomo sadico noto come il Boia, incline ad utilizzare uno strumento di tortura noto come Vergine di Norimberga, ovvero un sarcofago di metallo a forma di donna nel quale venivano inserite le vittime, le quali, chiusa l’anta del sarcofago, venivano trafitte da spuntoni di metallo fissati all’interno. Il luogo, ora divenuto un museo, sembrerebbe ancora infestato dal Boia scarlatto in cerca di nuove vittime.


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LA RECE

Trama non convincentissima ma décor e atmosfera eccellenti, con quota di sadismo che fa da ponte all’horror italico a venire. Nonostante limiti narrativi e sottoutilizzo di Christopher Lee, resta apprezzabile per l'estetica fumettistica nera sexy horror.

Gotico di casa nostra o, come direbbero gli statunitensi, "gotico continentale", cioè realizzato in Europa. Inoltre, primo gotico di Margheriti con lui e tutta la troupe che si firma all’inglese per logiche di migliore vendibilità. Rossana Podestà scelta non a caso poiché moglie del produttore Marco Vicario, viene incorniciata in un florido set, spennellando il tutto con mystery e rimando alla tragedia storica della Seconda Guerra Mondiale; senza voler rivelare troppo, ma citando una cosa davvero poco sensata, qui si fa cenno ad un’irreale operazione “Teschio Umano”, la cui utilità proprio mi è sfuggita; ok che i nazi tanto registrati non erano, tuttavia… Ad ogni modo, Margheriti, il direttore della fotografia Pallottini e lo scenografo Riccardo Domenici combinano un valido lavoro nel rendere al meglio il gotico, fra trovate visive e tanti piacevoli stereotipi (armi appese al muro, segrete, misteri, temporali, …) orchestrate così bene che solo ad un certo punto del film, quando la protagonista esce sulla balconata a vedere il marito che se ne va in macchina, ci si rende conto che il film si svolge negli anni ’60 e non in qualche momento del XIX secolo; un’estetica dell’anacronismo che fa vivere la Vergine di Norimberga in una dimensione atemporale nella quale coesistono due periodi storici del tutto differenti e antitetici, quello del mito e quello della modernità. Ottima, quindi, l’atmosfera e una certa ferocia visiva (occhi perforati, pelle espiantata e, soprattutto, la tortura della gabbia con il topo) inusuale per il nostro cinema in quegli anni, oltre al fatto che il colpevole ha una faccia discretamente spaventosa. Interessante, come spunto storico-psicologico, il fatto che la Vergine di Norimberga come oggetto di tortura sembra proprio rendere letterale il piacere voyeuristico dell’uomo che penetra la donna, vittima designata nel gotico, con lo sguardo ma che, in questa circostanza, viene del tutto e mortalmente penetrata dagli spuntoni metallici e, non a caso, negli occhi! In effetti, il film, con il suo sadismo ritualizzato, sembra rappresentare un ponte per il cinema italiano verso ossessioni tematiche che domineranno il giallo degli anni Settanta ma, qui, ancora tenute al guinzaglio da una cornice gotica che, dati i suoi esordi letterari, gode sempre di una certa rispettabilità. Meno convincente, invece, la trama nel suo complesso, il girovagare continuo della Podestà perennemente in sottoveste, e il sottoutilizzo di Christopher Lee rubato alla Hammer per farne qui un marginale servitore con l’occhio sguincio. Maluccio anche le musiche di Riz Ortolani che non si integrano granché con il mood gotico. A distanza di tanti anni, del film, si apprezza, in primis, il titolo, poi, proprio il suo essere agée e il suo echeggiare la fumettistica nera con elementi in bilico fra l’horror e l’erotico. La trama del film verrà recuperata da il Boia scarlatto (1965) di Massimo Pupillo e, in parte, anche da Stuart Gordon con Castle Freak (1995).

TRIVIA

Rossana Podestà (1934-2013) dixit: “I seni in Italia andavano anni fa. Ora il pubblico è stanco di quello. Ora è il momento di Grace Kelly e Audrey Hepburn, non della Monroe o di Gina [Lollobrigida]. Il pubblico deve capire che ora le attrici italiane sono diverse. Sono cambiate. Vogliono essere attrici. Se sono belle, con un bel seno, meglio! Ma devono anche essere brave attrici.” (IMDb.com)

⟡ Nel film, si dice che il soggetto del film è tratto dal romanzo di tale Frank Bogart. Dietro questo nome - e anche dietro gli pseudonimi di Frank Boghart (con l’H) e Maud Guy - si nascondeva Maddalena Gui che scrisse il breve romanzo “The Virgin of Nuremberg” per la serie di romanzi horror KKK diretta da Marco Vicario [KKK (1959-1972) n#23, la Gui viene accreditata nel testo come traduttrice].

Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di medio livello

Regista:

Antonio Margheriti

Durata, fotografia

84', colore

Paese:

Italia

Anno

1963

Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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