i Vizi morbosi di una governante
Voto:
In un vecchio castello, un barone paralitico è assistito da un medico, dal maggiordomo Hans e dalla governante Berta. Nei sotterranei vive Leandro, il fragile figlio del barone, appassionato tassidermista. Al castello arriva la sorella di Leandro, la baronessina Ileana (Isabelle Marchall) e alcuni amici allegrotti fra i quali due che trafficano in stupefacenti. Quando inizieranno ad avvenire gli omicidi, il primo sospettato sarà Leandro ma il commissario (Corrado Gaipa) la pensa diversamente.
LA RECE
Gotico-giallo erotico che patì cinque anni di ritardo per rimodulare le scene sexy troppo esplicite (per i tempi), inclusa una risibile sequenza con un cero che richiama Ultimo tango a Parigi. Le intenzioni saranno state hot ma il risultato è povero e noioso.
Ultimo film di Filippo Walter Ratti ma solo sulla carta, poiché la pellicola in questione dovette aspettare cinque anni prima di approdare nelle sale: il film, nato nel 1972 come gli Occhi verdi della morte, patì tribolazioni distributivo-censoree per quote sexy troppo accese. Con un titolo sciocco che dice più di quel che dovrebbe, I vizi morbosi di una governante sviluppa, su base gotica, un plot giallo con preponderanti elementi erotici: lesbo, etero e, attenzione, soffuse analità echeggianti Ultimo tango a Parigi (1972). La sequenza è moderatamente cult. Una coppia fa l'amore; poi, temporeggia sigaretta alla mano; lui guarda un grosso cero, sorride beffardo, si alza dal letto e inizia a modellare il cero con la mano in modo da arrotondarne un'estremità; lei, a letto, guarda e muove la lingua fra le labbra con occhio libidinoso, quindi si gira permettendo angoli di penetrazione più adatti che, ovviamente, tocca immaginare. Con poco sforzo, in effetti. Il resto è di notevole pochezza e originalità, tipo la passione per la tassidermia di Leandro che richiama palesemente Psyco (1960). Titoli di testa trash, scene tagliate con l'accetta, recitazione di basso profilo un poco risollevata dall'apporto di Gaipa che, pur mostrando un preoccupante ammanco di premolari nell'arcata superiore, ha qualche buona battuta. La costruzione gotica, mal resa, non aiuta a creare atmosfera ma qualche tocco gore ravviva il mortorio: vengono cavati occhi. Tuttavia, quel poco di sangue e le situazioni piccanti non riescono a nascondere l'impianto poveristico complessivo che vede anche una macchina buttata giù da un burrone esplodere appena s’affaccia sul precipizio, molto prima che impatti al suolo. Neppure la linea narrativa del traffico di droga riesce a destare interesse e, anzi, non portando a nulla, distrae dalla trama principale. Noioso, soprattutto, e, quindi, sconsigliabile.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Peter Rush [Filippo Walter Maria Ratti]
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
Italia
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
