2019 - Dopo la caduta di New York
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Voto:
Dopo la guerra nucleare, il mondo si è diviso in due fazioni: i temibili Euraks e la Federazione che si è rifugiata in Alaska: lì si sta più freschi e incontaminati. Le radiazioni hanno reso tutte le donne del mondo sterili; quindi, il fine dei due gruppi è scovare una donna fertile. Ci pensa la Federazione mandando tre coraggiosi capeggiati dal ribelle Parsifal (Michael Sopkiw) all'interno della città di New York, impenetrabile baluardo degli Euraks. Una serie di ribelli, tra i quali Big Ape (Luigi Montefiori), daranno una mano a Parsifal.
LA RECE
Fantasy post-apocalittico de noantri. Pochezze a gogò ma nel tempo assurge a piccolo culto degli appassionati di cinema di genere low-budget. Imperdibile? Anche no.
Mentre all'estero si sfornavano fantascientifici del calibro di Alien (1979), qui da noi si stava ancora con i modellini di cartapesta e con i guizzi laser stile Spazio 1999 dato che tutti i capitali del cinema venivano progressivamente sottratti dalla tv. E vabbè. Rip-off di 1997 - fuga da New York (1981) con il solito budget limitato e il regista che si cambia il nome per vendere di più, raccattando idee vincenti per realizzare uno dei più memorabili post-apocalittici de noantri. Oltre al già citato film di Carpenter, qui abbiamo reminiscenze da Mad Max (1979), il Pianeta delle scimmie (1968), e i Guerrieri della notte (1979), solo per citarne tre. Di roba da ridere ce n'è, dai modellini della base in Alaska, alle astronavi, agli effetti protesici. Comunque, a ben vedere, e tenuto conto delle nostre potenzialità in quegli anni circa il cinema fantastico, 2019 - dopo la caduta di New York non è neppure malaccio. Le facce ci sono: Sopkiw è gradevole; Montefiori (Antrpophagus, 1980; Cani arrabiati, 1974) titaneggia nel ruolo del capo degli uomini scimmia; Giara (Valentine Monnier), bella di turno, è effettivamente bella, mentre Anna Kanakis, Miss Italia 1977, pare una Maria Callas isterica. Le scene d'azione valgono meno di quelle splatter e Martino non lesina sul sangue: decapitazioni, ferite più o meno profonde, occhi deorbitati. Non ci vengono nemmeno risparmiate le scazzottate alla Bud Spencer e Terence Hill; però, il top sono le armi che sparano raggi laser o che paralizzano. Ridicolo è ridicolo ma, perlomeno, non ci si annoia. E poi piace tanto a Quentin Tarantino, quindi...
TRIVIA
⟡ Michael Sopkiw ha intrapreso la carriera di attore subito dopo essere uscito di prigione nel 1979: c'era stato due anni e mezzo per traffico di marijuana. Tutti i soldi guadagnati da Sopkiw grazie a questo film furono usati dall'attore per comprarsi una Harley Davidson; non ne avanzò abbastanza per farci il pieno. Sopkiw ha abbandonato da un pezzo la carriera dell'attore e vive con la sua compagna, che fa la cantante lirica, nel canyon esattamente sotto la scritta Hollywood a Los Angeles.
⟡ Tocchi trash. ⦁ Parsifal, l'ultimo eroe d'azione, si becca in testa una pentolata di feci liquide o, comunque, un inguacchio marrone da colera che alcuni vecchi barboni gli tirano addosso. Lui se ne va e non si risciacqua. ⦁ Nella base Euraks si fanno ricerche genetico-ginecologiche: la macchina che mostra il grafico della fertilità pare tanto un semplicissimo oscilloscopio. ⦁ Parsifal si gioca la vita in una sfida all'ultimo sangue: una corsa in macchina nella quale chi muore ha perso; il premio sono tre gettoni che ti danno il diritto di uccidere chi vuoi senza conseguenze giudiziarie e un extra che consiste in un transessuale. Molto incentivante. Parsifal vince, parte in moto con al seguito il trans ma, dopo cento metri, si brucia i tre gettoni e molla giù il goloso compagno di viaggio.
Regista:
Martin Dolman [Sergio Martino]
Durata, fotografia
96', colore
Paese:
Italia, Francia
1983
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
