Cani arrabbiati

Voto:

Il Dottore (Maurice Poli), Trentadue (George Eastman) e Bisturi (Don Backy) sono criminali. I tre rubano le buste paga di una ditta di farmaci: la rapina va bene ma ci scappa il morto. Dopo una veloce fuga, i balordi prendono in ostaggio un uomo e il suo bambino malato, oltre a una donna alla quale hanno appena ucciso l'amica. I sei, in macchina, si allontanano dalla città per sfuggire alla polizia che li bracca. Bisturi è un omicida incallito e Trentadue un maniaco sessuale; il Dottore, il più razionale dei tre, ha difficoltà a tenere a bada i complici. Il viaggio diventa un interminabile stillicidio di violenza e morte.

LA RECE

Road movie di rara efficacia e cinismo. Mario bava, dimostra, come se ce ne fosse ancora bisogno, la sua arte. Must.

Descritto nelle stesse note del DVD come "ciò che sarebbe successo se Tarantino avesse rifatto l'Ultima casa a sinistra on the road. Mario Bava dimostra, come se non l'avesse già fatto, il suo talento come regista facendo ammettere a Scorsese l'influenza che questa pellicola ha avuto sui suoi successivi lavori. Tratto, soprattutto per la soluzione finale, dal racconto "l'Uomo e il Bambino" di Ellery Queen, Cani arrabbiati è ancor più duro de le Iene (1992) di Quentin, per rimanere in tema, ma, soprattutto, più doloroso dello slasher d'annata Reazione a catena (1971) già cinico nel descrivere la natura umana che, in questo film, subisce un ancor più severo giudizio. Nessuno viene risparmiato. Ma non è solo questo. Bava, con un occhio ad Ore disperate (1955) di Wyler, gira praticamente tutto il film all'interno di una macchina, ambiente asfittico reso maggiormente scomodo dalla presenza di tre soggetti che hanno perso il senso di ciò che è bene e male. Al di fuori di questa macchina, impregnata di sudore e violenza, si estende un territorio italico (che vorrebbe essere statunitense), desolato e quasi geometrico, a contraltare il caos dell'automezzo. Per una trama non complessa, Bava rinuncia ai suoi noti lezzi stilistici, soprattutto l'uso dei colori, e si concede visioni bizzarre come il parallelismo fra la confusione mentale di Bisturi e la biglia di un flipper che sbatte a destra e a manca. Tutti gli attori fanno un egregio lavoro: sorprende il ruolo sadico coperto da Don Backy più noto alle folle come romantico cantante. Montefiori, omone di oltre 200 centimetri, è un maniaco sessuale soprannominato Trentadue per la lunghezza del suo pene. Il più compassato e gelidamente razionale è il Dottore, interpretato da Maurice Poli (5 Bambole per la luna d'agosto, 1970; gli Orrori del castello di Norimberga, 1972), versione affascinante del criminale. Eccellente la Lander che, nel ruolo di un ostaggio, riesce a convincere pienamente recitando la parte della donna sull'orlo di una crisi di nervi. Cucciolla, bella voce della tv di un tempo, è un altro perfetto ostaggio che si rivelerà il pivot concettuale del film. Pervaso da scene violente che vanno da stupri, sevizie e omicidi, adrenalinico nonostante l'ambiente limitato, Cani arrabbiati si fa perdonare quelle piccole cadute di stile proprie dei film dell'epoca incentrate essenzialmente sui soliti messaggi pubblicitari "occulti" (J&B, Fernet Branca, Pejo) e, forse, anche per una vis recitativa a volte eccessiva o dialoghi non sempre brillanti. Scena da annale: i sei imbarcano un autostoppista che non la finisce mai di parlare e lo spettatore rimane col fiato sospeso, immerso in un'atmosfera irreale come se, in quella scomoda macchina, ci fosse seduto pure lui in attesa del peggio. La musica di Stelvio Cipriani coglie nel segno e accompagna questa pellicola che inizia come un semplice poliziottesco e si conclude al buio di un pessimismo cosmico. Il finalone, però, non salva il film come avviene per tante altre pellicole: anche senza di esso, Cani arrabbiati sarebbe stato un gran film. Da vedere e possedere nella propria videoteca anche per riscattarlo dalle molteplici sfortune distributive patite.

TRIVIA

Il film non solo patì difficoltà nelle sue fasi conclusive ma fu claudicante già sul nascere per infelici scelte attoriali; ce lo racconta Lamberto Bava: "Lea Lander faceva l'attrice perché era la donna di uno di quelli che sovvenzionavano il film. Mio nonno [Eugenio Bava, pioniere del cinema] diceva sempre - con accento piemontese-ligure che io purtroppo ho perso - "Finché c'è la fica, il cinema si farà!"[ ... ] Avevamo cominciato a girarlo con un attore americano famosissimo, Al Lettieri, il quale arrivò a Roma, girò due giorni ma era talmente ubriaco che non si reggeva in piedi. e il coproduttore americano lo cacciò via. Ci fermammo una settimana e prendemmo Cucciolla. Era un film nato male in partenza" (Nocturno dossier 24, 2004).

⟡ Alfredo "Al" Lettieri, Sollozzo ne il Padrino (1972), è morto l'anno dopo, nel 1975, a soli 47 anni per un infarto. 

⟡ Presenza non centrale nel film dell'attore Ettore Manni che ebbe una notevole carriera partecipando a produzioni di registi quotati: Antoniani, Risi, Lattuada. Fu durante la produzione de la Città delle donne di Fellini che Manni, il 27 luglio 1979, a 52 anni, morì a causa di un incidente domestico: appassionato di armi, nel maneggiarne una, partì accidentalmente un colpo che lo raggiunse all'inguine recidendo l'arteria femorale e uccidendolo per dissanguamento in pochi minuti. 

⟡ Il film non venne distribuito ai tempi perché la casa di produzione Loyola Films fallì quando ancora la pellicola era in lavorazione; di fatto, il film rimase fermo al primo montaggio. Nel 1995, Lea Lander, Maria nel film (anche nota come Lea Kruger per capitalizzare sul cognome del famoso cugino Hardy Kruger), recuperò la pellicola e lo diede alla Spera Cinematografica che la distribuì come Semaforo rosso interpolandola con nuovi girati. Da quest'ultima versione emersero due versioni diverse: Rabid dogs (1998) della Lucertola Media, e Wild dogs - Semaforo rosso (2001) della Astro records. Nel 2002, Lamberto Bava e Alfredo Leone rieditarono nuovamente il film e distribuirono Kidnapped che presenta interpolazioni con ulteriori nuovi girati. 

⟡ Cani arrabbiati è stato remeccato nel 2015 dal francese Éric Hannezo col titolo Enragés

⟡ La prima parte del film di Rodriguez e Tarantino Dal tramonto all'alba (1996) si rifà palesemente a questa pellicola di Bava.

Regista:

Mario Bava

Durata, fotografia

96', colore

Paese:

Italia

Anno

1974

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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