Alleluia

Voto:

Michel (Laurent Lucas) è un adescatore di donne, sedotte per poi derubarle. Gloria (Lola Dueñas), risposto a un annuncio postato dall’uomo, lo incontra e in lei s’innesca uno smisurato e patologico amore per Michel che non cala anche quando lui si rivela per il manipolatore che è. Anzi, Gloria abbandona la figlia, e segue l’uomo nelle sue imprese; lui, a propria volta, viene travolto da Gloria ma non si dimentica della sua missione antisociale, forse determinata da uno squilibrio mentale successivo ad un trauma cranico. I due psicopatici creano un’associazione a delinquere finalizzata alla truff . Gloria si rivelerà più letale e incontrollabile.

LA RECE

A partire da un fatto di cronaca, lo studio di due psicopatici in associazione, paradigma di tante, troppe relazioni tossiche.

Magistrale pezzo di cinema della folie à deux che conferma, dopo Calvaire (2004), la capacità di Du Welz di raccontare storie livide in cui l’orrore promana da ambienti normali ma con una cifra di avulsione dal contesto, così da farne fiabe nerissime. Alléluia supera sulla destra il film del 2004 e si fa ancor più dirompente nel suo psico-viaggio ipogeo poiché fa leva su fattori emotivi e relazionali comuni a tutti. Soprattutto nella prima parte, il film potrebbe essere preso a materia di studio per comprendere meglio le meccaniche soggiacenti alle relazioni tossiche, soprattutto in fase seduttiva, con tutta una serie di proiezioni sul potenziale partner, aspettative, errate letture dell’altro e assoluta caduta nel maelstrom relazionale. Si comprende presto, però, come l’immediatezza e la superficialità con cui Gloria s’innamora di un uomo in realtà molto grossolano nelle sue strategie, rispondano a un bisogno di amore che non ha per nulla la “a” maiuscola ma è, a propria volta, specchio di una patologia che si rivelerà più inquietante di quella di Michel. È un compendio dei marker e delle costellazioni dell’organizzazione borderline, per quanto, ovviamente, esasperato dalle necessita narrative di un horror: evitamento iniziale (perché l’Amore è un assoluto spaventoso), dipendenza, discontrollo degli impulsi, diffusione d’identità, narcisismo distruttivo, pensiero magico e pre-psicotico, paranoia, antisocialità e chi più ne ha più ne diagnostichi. Chiaro che una storia così maledetta, basata peraltro sui fattacci veri di Raymond Fernandez e Martha Beck, non può che finire in un disastro che Du Welz conduce elegantemente verso una chiusa circolare, con tanto di terribile frase della donna, la quale torna a spostare il suo amore fagocitante sulla figlia dopo averla accantonata come un oggetto inessenziale, privando oltretutto la storia della sua chiusa vera (condanna a morte per i due) e lasciando, quindi, il mostro in mezzo a noi. Primi e primissimi piani, esplosioni di rabbia abonormi, scene sessuali funzionali e una serie di sequenze raggelanti. Qualche ripetitività non inficia Allèluia che si racconta come una tetralogia della distruzione verso una luce (il cinema Lux) rossa come il sangue e persa nel buio pesto. Prova attoriale della Dueñas più che eccellente. Horror di grande caratura da vedere in double bill con Killer in viaggio (2012).

TRIVIA

⟡ Raymond Martinez Fernandez (1914) e Martha Jule Beck (1920) divennero noti come i Killer dei Cuori Solitari poiché adescavano le loro vittime tramite annunci per single nelle riviste. Raymond, nato alle Hawaii da genitori spagnoli, si era sposato a 20 anni in Spagna ma aveva abbandonato la moglie e i quattro figli. Martha era una donna sovrappeso, forse abusata da suo fratello e picchiata dalla madre per averle riferito delle violenze incestuose subite. Il comportamento dei due fu poco equilibrato ben prima che la coppia si formasse: Martha, prima assistente alle pompe funebri e poi infermiera, condusse una vita disordinata affettivamente e sessualmente che la portò a due gravidanze con uomini con i quali non si legò a lungo; Raymond, dopo una ferita alla fronte che condizionò in negativo il suo comportamento (forse sindrome frontale), finì in prigione e fu iniziato a pratiche magiche tramite le quali, a suo parere, diventava un seduttore irresistibile. I due si conobbero tramite un annuncio per cuori solitari postato da Martha e velocemente si associarono per rubare i soldi alle donne che Raymond adescava presentando la compagna come una sorella (notare il fatto che in quanto "sorella", ella riviveva transferalmente il legame erotizzato col fratello biologico). Martha, che intanto aveva abbandonato i figli per stare dietro a Raymon, era estremamente gelosa e non sopportava che il suo complice e amante facesse sesso con le donne da raggirare, cosa che la portava ad esplosioni di rabbia poi omicidarie. A differenza di ciò che si vede nel film, Martha arrivò ad annegare la bambina di una donna raggirata (e uccisa) solo perché infastidita dal pianto della piccola. Catturati nel 1949, i due furono condannati a morte per due omicidi ma si pensa che, nell’arco di due anni, dal 1947 al ’49, abbiano ucciso circa 20 persone. Finiti sulla sedia elettrica nel marzo del 1951, le ultime parole pronunciate da Raymond prima della morte furono: “Lo voglio urlare: io amo Martha! Cosa ne sa il pubblico dell’amore?”; Martha disse: “La mia storia è una storia d’amore ma solo quelli torturati dall’amore possono sapere cosa voglio dire. Non sono insensibile, stupida o tonta. Io sono una donna che ha avuto un grande amore e sempre lo avrà. La de-tenzione nel braccio della morte ha solo rafforzato i miei sentimenti per Raymond”.

Titolo originale

Id.

Regista:

Fabrice Du Welz

Durata, fotografia

93', colore

Paese:

Belgio, Francia

Anno

2014

Scritto da Exxagon nell'anno 2017; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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