Azrael - l'Angelo della morte
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Voto:
Anni dopo l'apocalisse, una setta di fanatici che usa il mutismo come mezzo di devozione ed è guidata da donne, dà la caccia ad Azrael (Samara Weaving), fuggita dalla prigionia. Ricatturata, Azrael sta per essere sacrificata a creature cannibali mostruosamente ustionate per placare un antico male che risiede nelle profondità dell’ambiente circostante, ma la giovane saprà combattere per la propria sopravvivenza e realizzare anche una feroce resa dei conti.
LA RECE
Horror pre-linguistico e post-apocalittico. Una società tribale che ha abbracciato una forma di comunicazione consona a chi non ha perduto ma bandito il verbo, sacrificato sull'altare di una qualche rivelazione apocalittica che, in parte, nelle ultime sequenze, capiamo cosa sia. In un’era di sovraccarico linguistico, piace questa storia muta e con finale esoterico.
Non è la prima volta che il cinema esplora il mutismo come condizione narrativa: A Quiet Place (2018) di John Krasinski utilizzava il silenzio come tattica di sopravvivenza contro predatori acustici ma, lì, la logica era classica e funzionale: non parlare significava sopravvivere. In Azrael, invece, l'afasia si fa forma di espiazione collettiva, e persino dimensione esistenziale. Siamo in un territorio in assonanza con Mad Max: Fury Road (2015) - film nel quale la parola era già ridotta al minimo - ma spingendosi oltre, fino all'annullamento quasi completo del Verbo, anche tematicamente, visto il sibilante tema demonologico. L'assenza quasi totale di dialoghi trasforma la visione in un esercizio interpretativo in cui lo spettatore deve ricostruire attivamente il senso degli eventi attraverso gesti, espressioni, frammenti visivi. Una scelta divisiva. Chi è in cerca di uno spettacolo horror “rassicurante”, come dire posto su classici binari narrativi, troverà Azrael frustrante e ridotto ad una pellicola potenzialmente fascinosa ma che, in sostanza, reitera situazioni di fuga, inseguimenti ed apparizioni di mostri umani cannibali. Chi, invece, troverà Azrael intrigante vi dirà che il mutismo dei protagonisti esalta la loro dimensione espressiva. In questa cornice disfatta ed espressiva, corre ovunque la protagonista Azrael col volto della bella Weaving, la quale diventa un testo leggibile secondo l’antica lezione del cinema muto che aveva insegnato agli attori a trasformare il corpo in strumento semantico totale; l’attrice recupera quella disciplina, costruendo un personaggio che comunica attraverso la disperazione muscolare, lo sguardo ferito, la resistenza fisica, ed anche quella bella presenza femminile resa progressivamente ferita e sfiancata, fino ad un ripristino finale in cui, in lei, si risitetizzano diversi archetipi del femminile; mi rendo conto della nebulosità di queste ultime parole ma cerco di evitare spoiling. Quindi, se il film funziona, è soprattutto grazie alla presenza della protagonista e del suo esercizio attoriale, mentre la sua fuga nei boschi - inseguita dalla setta, minacciata dalle creature - potrebbe risultare poco avvincente in quanto, come detto, reiterata, anche se vista metaforicamente come percorso di una presenza vitale attraverso territori ormai disumanizzati. Il regista Katz - che avevo già incontrato nel corto “Amateur” contenuto nel portmanteau horror ABC’s of Death 2 (2014) - non eccede nello spettacolo violento e grandguignolesco ma, quando lo fa, non va troppo per il sottile; tuttavia, non è lo splatter a rimanere più impresso. Ciò che piace di Azrael, pur rimanendo un film lontano dal cult, è l’universo teologico nel quale è immerso, per il quale il sacrificio umano diventa transazione con il divino o il demoniaco, come è accaduto più volte nella storia umana ma, qui, il mondo fisico e metafisico sono strettamente a contatto, come mostrerà il finale. Film, insomma, non per tuttissimi e non tanto per visioni particolarmente disturbanti ma poiché richiede una certa pazienza e una disponibilità all’incompiuto; in un'epoca di sovraccarico comunicativo, Azrael propone paradossalmente il silenzio come ultima frontiera dell'orrore. Interessante.
TRIVIA
E.L. Katz (1981) dixit: “Non ho pensato a quello che volevo che il pubblico capisse. In generale, volevo che sentissero le cose attraverso l'esperienza di Azrael. Al di fuori di tutta la mitologia strana e interessante, penso che sia una storia di vendetta. Quando incontriamo Azrael, sembra piuttosto gentile; poi, passano attraverso un processo che la trasforma in qualcun’altra. […] Mio padre aveva una libreria dell'usato. Ricordo di aver scavato in una cassa di vecchie graphic novel, alcune delle quali provenivano da altri paesi ed erano degli anni '70 o '80. Ricordo che non sempre capivo tutto, ma ne ero affascinato. Giravo quelle pagine e mi godevo il mistero, ma anche l'accessibilità delle cose mostrate. (Macabredaily.com).
⟡ Il film è stato girato in Estonia.
⟡ Non viene pronunciata una sola parola di dialogo fino al minuto 36.
⟡ Il trucco per le persone ustionate richiedeva dalle quattro alle cinque ore per essere applicato.
⟡ La maggior parte degli effetti speciali non sono digitali ma sono stati eseguiti con mezzi e prodotti dell’effettistica tradizionale.
Fast rating

Titolo originale
Azrael
Regista:
E.L. Katz
Durata, fotografia
86', colore
Paese:
Estonia, USA
2023
Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
