Boogeyman - l'Uomo Nero
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Voto:
Tim (Barry Watson) è un giovane uomo con un brutto passato: quando Tim era bambino, suo padre abbandonò la famiglia. Nella sua immaginazione, Tim rielaborò il trauma materializzando un Uomo Nero che avrebbe rapito e ucciso il padre. Anni dopo, alla morte della madre, anche lei psicologicamente disturbata, Tim torna al paese natio e decide di soggiornare nella casa in cui, per la prima volta, era apparso il Boogeyman. Strane cose iniziano ad accadere.
LA RECE
Spooky fest con una marcia in più. Lontano dalla memorabilità ma anche dall'essere un brutto horror. Qualche spunto concettuale interessante.
I cinefili diffidano dei film presentati come "prodotto da..." oppure "presentato da..." seguito da nome famoso, poiché, generalmente, si tratta di pellicole per il mercato di fascia bassa. Qui, la multinazionale dell'horror è rappresentata da Sam Raimi, il quale, fra case e uomini ragno, ha conquistato da tempo il suo scanno nello stardom. Boogeyman, che ricorda in più momenti They - incubi dal mondo delle ombre (2002), pesca a strascico nel genere aggiungendo qualche spunto interessante ma senza spuntarla. Boogeyman evita le atmosfere giovanilistiche per portarci in un dramma intimista con dialoghi rarefatti che hanno fatto gridare molti all’aderenza allo stile nipponico. Se i movimenti scattosi della macchina da presa tradiscono l'origine da videomaker del regista, va segnalato, comunque, il buon uso delle luci che danno maggior drammaticità alla scena. Fra situazioni più o meno stereotipate quali case diroccate e bambine uscite da il Sesto senso (1999), il film scorre, lanciando ami attentivi quando introduce l'idea del buio come varco spazio-temporale. Bene che non si sia cercata, a tutti i costi, la spiegazione circa l'origine del Boogeyman, né si sia dipanato completamente il dubbio che esso sia una concretizzazione del trauma infantile. Interessante che la distruzione dell'Incubo passi attraverso lo sgretolamento degli elementi che ne compongono la somma. La paura in sé, come concetto astratto, non esisterebbe se non come somma di oggetti/episodi concreti che ordiscono a crearne uno maggiore: al buio, l'occhio del bambino prima passa sulla bambola che ha in camera, poi sulla finestra, poi sull'ombra; a quel punto, la somma delle tre paure crea l'angoscia che si incarna in un prodotto "altro" e più terribile ma distruttibile se, in un moto a ritroso, vengono eliminati uno alla volta gli oggetti che prima, in escalation, avevano portato all'angoscia. Peccato che la cosa sia stata resa coi toni del roboante finale di Highlander (1986). Boogeyman è lontano dalla perfezione ma lo è altrettanto dall’essere un brutto horror. Seguito da Boogeyman 2 (2006) e Boogeyman 3 (2007), visti entrambi e, entrambi, perdibili: il primo sequel abbandona il lore metafisico e si assesta sulle risapute strutture narrative dello slasher anni '80, per di più con un rimando macroscopico a Nightmare 3 - i guerrieri del sogno (1987); il sequel del 2007, invece, recupera la dimensione impalpabile dell'uomo nero del primo capitolo ma la struttura rimane quella dello slasher con il villain che decima studenti e amici della final-girl, con l'aggiunta delle sempre ben accette e inutili scene di nudo (notevole soprattutto quella all’inizio). Per chi non ha di meglio da guardare sotto il letto. Realizzato nel 2023 l'omonimo the Boogeyman.
TRIVIA
Stephen T. Kay (1963) dixit: “La mia idea è sempre stata che meno si vede l'uomo nero, più l'uomo nero fa paura […] quindi pensavo, mettiamolo in ombra e rendiamolo il più possibile non letterale. Ma l'uomo nero è diventato progressivamente più concreto; onestamente, avrei preferito una creatura più oscura, ma va bene così” (ign.com).
Titolo originale
Id.
Regista:
Stephen Kay
Durata, fotografia
89', colore
Paese:
USA, Germania, Nuova Zelanda
2005
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
