il Castello dei morti vivi

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Voto:

Una compagnia di attori girovaghi capeggiati da Bruno (Jacques Stany) ingaggia il bel Eric (Philippe Leroy) e si libera del bilioso Dart (Luciano Pigozzi) proprio quando riceve l'invito del Conte Drago (Christopher Lee) ad esibirsi nel suo castello, luogo dove accadono cose strane.

LA RECE

C'è del mestiere e il gotico, qui, non sfigura. Il pezzo, però, ormai richiede l'antimuffa. Il primo film di Donald Sutherland (1935-2024).

Goticone di casa nostra nonostante gli pseudonimi dei registi che così facevano per piazzare meglio il prodotto all'estero. Cast interessante. È il primo film di Donald Sutherland, dopo una lunga serie di lavoretti tivù, che qui, da buon tirocinante, viene sfruttato in ben tre ruoli diversi: il militare, la strega e un vecchio. Storia del cinema vuole che Sutherland abbia stretto una così grata amicizia con il regista Sabatini da chiamare suo figlio con il cognome che il regista usava come nickname. Nel ruolo del villain, Christopher Lee al terzo horror italico; i primi due furono la Vergine di Norimberga (1963) e la Frusta e il corpo (1963). Philippe Leroy, non un regular in ambito horror, importa il suo personaggio guascone e seduttore in questa storia classica. Invece, volto classico dei film di paura italiani, Luciano Pigozzi, il "Peter Lorre di Cinecittà". Più che per meriti in sé, il film è ricordato per la confusione in ambito registico che ha visto Sabatini fare praticamente tutto il lavoro, mentre non è chiaro cos'abbia girato Ricci. Molti, inoltre, sostengono che il povero e bravo Michael Reeves (il Grande inquisitore, 1973) abbia girato gran parte del film, benché non accreditato, ma una biografia di Reeves ha negato la cosa. Infine c'è chi sostiene che nessuno dei tre abbia girato il film, quando l'ANICA accredita solo Ricci. Va a sapere come sia possibile non essere riusciti a rintracciare un regista esatto per una produzione nella quale hanno lavorato decine di persone. Tolte le note tecniche, rimane una storia gotica neanche troppo esaltante che si fa bella grazie al bucolico parco di Bomarzio (Viterbo) noto per le sue statue. Di statue, infatti, si tratta, ovvero della malsana passione del Conte Drago - un Lee sempre un po' Dracula - di tramutare in statue la gente che passa nei pressi del castello. Finale da contrappasso. Comunque, la pellicola non fu scritta male e si fa notare, oltre che per le valide interpretazioni, anche per il simpatico humor nero che pervade la storia. Sta invecchiando male, però; do una sufficienza da accanimento terapeutico.

TRIVIA

⟡ Christopher Lee ha riferito che, durante il lavoro di doppiaggio per la versione inglese, ha dovuto improvvisare un po' i dialoghi andando a memoria, dato che l'impiegata che doveva trascriverli s'era dimenticata di fare il suo lavoro.

Regista:

Warren Kiefer [Lorenzo Sabatini], Herbert Wise [Luciano Ricci]

Durata, fotografia

91', b/n

Paese:

Italia, Francia

Anno

1964

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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