Christiane F., noi i ragazzi dello zoo di Berlino

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Viaggio di una quattordicenne, Christiane F. (Natja Brunckhorst), nel mondo della droga: dalle serate in discoteca a base di acidi, all'eroina prima sniffata e poi iniettata. Un percorso iniziato per seguire le orme di un ragazzo che si buca e che, per mantenersi, batte alla stazione della metropolitana. Come tutti i tossici, Christiane pensa di poter smettere quando vuole e, come tutti i tossico-dipendenti in quanto tali, non ce la fa.

LA RECE

Forse il droga-movie per antonomasia. A rivederlo ora, un po' didascalico e non molto realistico, anche perché desideroso di dare spiegazioni sociologiche. Se non documentario, resta documento di un'epoca.

Uli Edel trae ispirazione dal romanzo autobiografico di Christiane Vera Felscherinow, che dai 13 anni in avanti ha provato di tutto un po', e costruisce ciò che dovrebbe essere un film vérité sul degrado del corpo e della mente dovuto all'uso della droga. Tema scottante, questo, soprattutto fra gli anni '70 e '80, periodo che vide una devastante diffusione dell'eroina. Il regista sceglie di utilizzare attori non professionisti e gira le scuole dello Stato facendo casting e selezionando i volti giusti che, per ragioni di scena, dovranno deturparsi e farsi grevi per la "brauna". Pellicola quasi di formazione mostrata ai giovani di una volta da scuole e genitori come monito al peggio, inizia odiernamente a fare sentire i suoi anni, sia a livello tecnico sia a livello concettuale. Edel cercava di porre una distanza fra sé e ciò che veniva mostrato ma non sempre era abile nel processo: traspaiono spiegazioni un po' semplicistiche relative alla separazione dei genitori di Christiane come causa o concausa della tossicodipendenza della ragazza. Inoltre, pare quanto mai dubbio che nessun tossico, almeno in una fase del suo idillio con la sostanza, non si dica convinto di ciò che fa, mentre tutti, nel film, vanno predicando di voler smettere ché: "questo è il peggior errore che stai facendo"; molto lontano dal genuino orgoglio tossico di Gabriele Ferretti che si va a "spertusà 'a venazza" in Amore tossico (1983). Certe immagini allegoriche, poi, tipo il treno che entra in un tunnel mentre Christiane si buca di nuovo dopo aver detto basta, non sono così originali né distaccate dalla narrazione. Nonostante tutto, nonostante il fatto che il film abbia i suoi anni e che il terribile problema trattato non sia poi più così sentito ai nostri giorni, o almeno non nello stesso modo, Christiane F. non ha perso completamente la sua forza visiva, soprattutto in quelle immagini di estremo degrado mentale e fisico a cui induce la droga. Decisamente più disturbante del pur pregevole Trainspotting (1996) che consapevolmente edulcorava un mondo tragico secondo stilemi postmoderni, Christiane F. non può essere frainteso e non lesina nella descrizione di un tempo e pure di una musica, dato che compare David Bowie. Da non dimenticare, anche perché si tratta del droga-movie probabilmente più noto e più visto nella storia, almeno per ora.

TRIVIA

Ulrich "Uli" Edel (194 7) dixit: "Siamo nati tutti in una Germania che era così; non abbiamo mai conosciuto un altro modo. E quello che ci piaceva dei soldati americani era che ovunque si trovassero... sai, c'erano dei club fichi in cui c'era permesso di andare; lì la musica era migliore, le ragazze erano migliori, c'erano stazioni radio belle; tutti ascoltavano le stazioni americane. C'erano un sacco di negozi dove si poteva comprare roba cool. Volevi sempre essere dove c'erano quei soldati. Volevi parlare inglese con loro" (thehollywoodinterview.blogspot.com).

⟡ Nella discoteca Sound c'è una sala apposita dove viene proiettato la Notte dei morti viventi (1968), chiaro parallelismo. 

⟡ Durante le riprese del film, molti veri tossici si avvicinarono alla produzione e chiesero di poter partecipare come comparse per tirare su qualche soldo e potersi comprare la droga. Il regista accettò, nonostante le critiche della stampa, poiché l'alternativa era che i tossici ritornassero a prostituirsi per fare moneta. 

⟡ Christiane Vera Felscherinow, che dal 1999 abita in un sobborgo di Berlino (Neukolln), sta bene e ha un figlio che incontra settimanalmente poiché le è stata tolta la potestà genitoriale. Nel suo secondo libro autobiografico, "La mia seconda vita", Christiane racconta della sua vita attuale, più tranquilla della precedente ma non priva di droghe leggere, alcol e metadone. Ancora nel 2013, Vera faceva parte di un gruppo di senzatetto dipendenti dall'eroina a Berlino. Nel 2016 il suo compagno, parte del gruppo, morì a causa dell'eroina. Vera, quindi, pare si sia trasferita nel 2023 in una piccola fattoria per prendere le distanze definitive dalla droga

Titolo originale

Christiane F. wir Kinder vom Bahnhof Zoo

Regista:

Uli Edel

Durata, fotografia

114', colore

Paese:

RFT

Anno

1981

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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