la Città dei morti

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Voto:

La studentessa di storia Nan Barlow (Dennis Lotis) si reca a Whitewood per compiere ricerche sulla vita di Elizabeth Selwyn (Patricia Jessel), strega morta sul rogo 250 anni prima. La strega reincarnata, però, ha sobillato la popolazione del posto che, adesso, vuole Nan come vittima sacrificale. I familiari, non vedendola tornare, vanno a cercarla.

LA RECE

Il primo sforzo produttivo di Subotsky e Rosenberg non lascia il segno... O forse sì?

Primo sforzo produttivo di Milton Subotsky e Max J. Rosenberg, coloro che avrebbero poi fondato l'Amicus, casa di produzione britannica in qualche modo rivale della Hammer e famosa per le sue antologie horror. Qui, producendo a nome Vulcan, i due finanziarono un gotico la cui regia venne affidata all'esordiente Moxey che maggior fortuna riscuoterà in ambito televisivo. La Città dei morti, a prescindere dalle qualità tecniche di cui poi si dirà, ha il merito di inaugurare il tema della strega reincarnata, ponendo le basi di topoi che diverranno ricorrenti: il satanismo serpeggiante e nascosto dietro una facciata di normalità o il libro di magia che dà le spiegazioni del caso. Da segnalare il fatto che, pochi mesi dopo l'uscita de la Città dei morti, in Italia spunta nelle sale la Maschera del Demonio (1960) di Bava, fiore all'occhiello del nostro cinema gotico, nonché perfetto esempio di plot incentrato su una strega reincarnata. Interessanti, peraltro, le accidentali similitudini fra la Città dei morti e il coevo Psycho (1960): in entrambe le storie sono centrali le figure di due fratelli che si lanciano alla ricerca del parente scomparso, alle ricerche si unisce una persona di sesso opposto e, a loro, un terzo protagonista. La similitudine maggiore, tuttavia, riguarda il fatto che la protagonista della prima parte del film finisce male allo scattare del secondo tempo. Ciò detto, la Città dei morti non è, tuttavia, un film scritto in modo elegante o sottile: buona parte degli avvenimenti è prevedibile, così come lo è il ruolo che assumeranno i personaggi nel divenire della faccenda anche, e soprattutto, quando si gioca la carta dell'ambiguità. Piuttosto, il film funziona per la sua classicheggiante atmosfera gotica, quella di un paese immerso in una nebbia che non si dirada mai, con tanto di bruma strusciante le lapidi storte. Ai deboli dialoghi si oppone quest'umorale atmosfera che salva il film dalla mediocrità. Ci sarebbe anche Christopher Lee ma ha un ruolo tutto sommato marginale. La paura è poca, però alcune trovate di regia creativa sorprendono: all'inizio, la strega si dimena in maniera strana sul rogo, la ripresa s'avvicina lentamente e, di colpo, il suo volto si blocca; la scena fu montata al contrario e, quindi, la ripresa partiva dal volto fisso della donna per poi allargare progressivamente l'inquadratura. Non male, pionieristico rispetto a molti horror post-2000 che hanno usato lo stesso stratagemma per dare un effetto di scattosità. Nonostante i tanti pregi tecnici e storici, la Città dei morti non conquista ma vale comunque una visione; fra l'altro, adesso il film è di pubblico dominio e può essere visto gratuitamente in internet.

TRIVIA

⟡ Nei credits iniziali, il nome dell'attrice Venetia Stevenson è scritto Stephenson. 

⟡ Nei credits finali, il personaggio che per tutto il film viene chiamato Bill Maitland è indicato come Tom Maitland. 

⟡ In New England, le streghe non venivano bruciate sul rogo: là, quelle poverette venivano impiccate o schiacciate da grosse pietre che i concittadini ponevano sul loro corpo. La pena del rogo era tipicamente uno sfizio dei cattolici europei.

⟡ Appare chiaro fin da subito che la proprietaria del The Raven lnn, Mrs Newless, sia la reincarnazione della Selwyn, il cui nome altro non è che un rovesciamento fonetico dell'altro.

Titolo originale

The City of the Dead

Regista:

John Llewellyn Moxey

Durata, fotografia

78', b/n

Paese:

UK

Anno

1960

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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