il Collezionista
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Voto:
Vinta una grossa cifra alle scommesse sportive, Freddie Clegg (Terence Stamp) acquista una casa isolata in campagna che utilizzerà per tenere sequestrata Miranda Grey (Samantha Eggar), una studentessa d'arte della quale lui è innamorato in modo folle e che ora pretende che lei ricambi i suoi sentimenti.

LA RECE
Studio su un quadro psicopatico che trasforma l’oggetto della sua ossessione in trofeo da possedere. Un personaggio apparentemente normale ma gravemente disturbato, refrattario a qualsiasi catarsi e incapace di vera empatia. Non si offre redenzione ma solo osservazione della natura umana nelle sue zone d'ombra. Opera tristemente famosa tra i veri serial killer.
Adattamento cinematografico de “il Collezionista” (1963), primo romanzo di John Fowles, ispirato al rapporto fra Calibano e Miranda ne “la Tempesta” di Shakespeare ma, in effetti, almeno per quel che riguarda il lavoro del regista Wyler (Ben Hur, 1959), è pesante il debito con Psyco (1960) il quale viene usato come sagoma per costruire il personaggio di Freddie Clegg, giovane uomo del popolo, edipico, narciso, ossessivo e, pure lui, appassionati di animali morti. In realtà, la scelta del giovane Terence Stamp, che pur offre una performance eccellente, causa la sua raffinatezza danneggia il gioco sociale fra l'essere persona di bassa estrazione (cosa rimarcatissima nel cinico finale come unico suo limite) e l’estrazione borghese della donna; i due, nel divenire della storia, sembrano persino amabilmente battibeccare come una coppietta comune, facendo perdere di vista il fatto che tutta la storia dovrebbe trattare di un fenomeno pericolosissimo, quello di un uomo apparentemente normale che trasforma gli oggetti del proprio desiderio in trofei da possedere, mettendo in opera le proprie complesse fantasie di dominazione il cui set è lo scantinato (luogo ipogeo = inconscio) che, come un laboratorio di esperimenti, vede l’erosione psichica di entrambi i protagonisti: Miranda, che cerca inefficacemente di civilizzare una patologia irrecuperabile; Freddie che esordisce come carnefice ma che finisce dipinto come vittima della propria patologia. Questa dialettica fra vittima e carnefice che evita la caratterizzazione mostruosa e gioca la carta della banalità del male, con rapporto dialogico fra due protagonisti maschio e femmina, anticipa di parecchio il Silenzio degli innocenti (1991) circa la rappresentazione della dinamica intellettuale preda e predatore. Centrale, nella comprensione della psicopatologia di Freddie, il dialogo sul libro con i dipinti di Picasso, che Miranda cerca di fargli comprendere sottolineando l’idea di soggettività e diversa prospettiva. Così parla l’uomo: “Lo sa cosa le dico io? Che non significa niente, non solo per me ma per nessun’altro. Lei dice che significa qualcosa perché qualche professore le ha detto che è così, e perciò si sente superiore, lei e tutti i suoi amici. Nessuna persona con un po' di buon senso è capace di dire che questo quadro vale qualcosa! È uno schifo!” Freddie compie, innanzitutto, uno spostamento, poiché l’alterazione emotiva che gli viene mossa da Picasso è, in primis, vettore dell’odio che lui prova verso il mondo di Miranda (amici, stile di vita, …) dal quale lui è alienato con un implicito tema di superiorità-inferiorità; quindi, notare che l’odio è già associato alla donna che lui dice d’amare. Il mondo di Freddie è patologicamente schematico, represso, immaturo e narciso; ogni espressione irregolare e istintiva, come può essere l’arte simbolo di libertà irraggiungibile per Freddie, è impenetrabile dal suo razionalizzare e dai suoi schematismi; l'ossessione nasce spesso da un bisogno disperato di controllo su un mondo percepito come caotico e minaccioso. Anzi, per difendersi da tutto questo, s’innescano subito moti di svalutazione profonda, sia verso l'arte, sia contro i suoi fruitori (fra i quali l’amata!) con generazione di schieramenti: uno, ampio, generalizzante, proiettivo che interpreta le posizioni di Freddie, l’altro, senza buon senso, composto da coloro che non la pensano come lui. E, alla fine, in preda al nervoso, straccia i libri. Cinque meccanismi di difesa in atto: razionalizzazione, svalutazione, proiezione, scissione, acting-out. Siamo nel pieno del organizzazione borderline con marcata connotazione narcisistica. Non stupisce che il film e il romanzo divennero tristemente famosi fra i serial killer veri: la pellicola fu citata dall'omicida seriale Robert Berdella come ispirazione chiave per i suoi crimini; Christopher Wilder, alias il Killer della Regina di Bellezza o Snapshot Killer, era in possesso del libro di Flowles quando venne ucciso dalla polizia nel 1984; Leonard Lake del duo di serial killer Leonard Lake e Charles Ng era ossessionato dal libro e sembrava aver pianificato un omicidio sul contenuto del libro. Piace, del film, che il folle Freddie si mostri, così com’è davvero per certi quadri psicopatici, assolutamente refrattario alla catarsi, pur capace di emozionarsi; si tratta, tuttavia, di un'emotività che riecheggia un poco lo stato psicologico altrui ma non giunge ma alla mentalizzazione, ovvero alla capacità di mettersi nei panni altrui. Quello di Freddie è un sentimentalismo vuoto, un amore solo a parole, pronto alla reificazione dell’altro e non al suo rispetto; soprattutto, prono al fascino e alla manipolazione, più o meno percettibile, strategia tentata senza troppo successo anche dalla sequestrata Miranda, la quale avrebbe potuto salvarsi solo se, in questa specifica circostanza e con un soggetto del genere, avesse assestato un secondo colpo di pala e non si fosse spaventata per il sangue sgorgato con il primo. D’altra parte, la differenza fra carnefice e vittima sta proprio in una feroce determinazione che manca alla seconda, lasciando, così, campo libero agli insensibili skills della seconda. Psico-thriller consigliatissimo agli interessati alla psicopatologia. La medesima tematica la si ritroverà in film quali: Legami! (1989) di Almodovar, Boxing Helena (1993) di Jennifer Lynch e Pet (2016) di Carles Torrens.
TRIVIA
William Wyler (1902-1981) dixit: “Si tratta di sceneggiatura all’80% e di grandi attori al 20%. Nient’altro.” (IMDb.com)
⟡ Samantha Eggar era scontenta dell’atteggiamento freddo che Terence Stamp aveva nei suoi confronti durante le riprese, non poteva sapere che stava semplicemente seguendo le istruzioni di William Wyler. Stamp, in seguito, disse: "Tutti i ragazzi avevano una cotta per lei, era così bella... Anch'io avevo una cotta per lei, ed ero suo amico. Ma, quando abbiamo iniziato il film, Willy ha detto: “Non voglio che tu abbia niente a che fare con lei”. Voleva che io non avessi un rapporto di amicizia con lei, non voleva che lei avesse un posto dove andare o qualcuno con cui parlare. Non voleva che potesse venire da me la sera e dire: “Dio, è così orribile”. Wyler, in effetti, non permetteva all’attrice di lasciare il set durante il giorno o di mangiare con altri durante la pausa pranzo. Il regista lo faceva per un fine e lo spiegò a Stamp: "So che sembra crudele, ma otterremo una grande performance da lei". E aveva ragione: questo film è l'unica performance di Samantha Eggar che ha ricevuto una nomination all’Oscar.
⟡ Secondo il libro "The Unkindest Cuts: The Scissors and the Cinema", William Wyler odiò editare questo film e tagliare l'intero ruolo da co-protagonista di Kenneth More. Wyler ha dichiarato: "Alcune delle migliori riprese che abbia mai girato sono finite sul pavimento della sala di montaggio, inclusa la parte di Kenneth". Kenneth More può essere visto per una frazione di secondo sullo sfondo di un'inquadratura. Questo avrebbe potuto dargli il diritto di citare in giudizio la compagnia cinematografica ma, sosteneva, era così affezionato al regista William Wyler che rifiutò quell'idea.
⟡ Quando Freddie sta pedinando Miranda, lei passa davanti a un cinema che proietta Ben-Hur (1959), film diretto da William Wyler.
Fast rating
Titolo originale
The Collector
Regista:
William Wyler
Durata, fotografia
119', colore
Paese:
USA, UK
1965
Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0