Creepozoids
Voto:
1998, il mondo è devastato dalla guerra nucleare. Un gruppo di militari disertori trova rifugio dalle piogge acide in un bunker che si rivelerà sede di esperimenti genetici. In quel luogo si aggira un grosso mutante e dei rattoni che, se mordono, procurano ferite infette.
LA RECE
Post-apocalittico nucleare con mostro atomico che fa cose strane con gli aminoacidi. Topi mutanti e anche Baby Killer. Noia imponderabile. Ho visto di meglio.
Post-nucleare alla DeCocteau. Cinque persone cinque si chiudono in una sorta di bunker per sfuggire alle piogge acide; una di loro ha disertato perché, al fronte, aveva paura dei topi. Sì, mi sembra un motivo sufficiente per rischiare la corte marziale. Caso vuole che il bunker ospiti topi grossi come castori e rigidi da far ridere. C'è anche un grosso mostro alla Alien (1979) disegnato da quello che sembra essere un H.R. Giger in convalescenza. Ma, attenzione, non è un alieno, bensì un umano mutato geneticamente in modo che riesca a produrre autonomamente gli aminoacidi che di norma devono essere assimilati con gli alimenti; non è una cosa che si capisce immediatamente. Buona parte della pellicola è uno stillicidio di scene di passaggio da una stanza all'altra, connesse da un pessimo corridoio, che rendono interminabile un film di 70 minuti. Nel torpore più assoluto, la scena s'illumina per la sexy doccia di Linnea Quigley, la quale, fino ad allora, aveva mostrato la freschezza di una Rita Pavone ma in tenuta militare. Dopo un fiacco recupero della scena del suddetto Alien in cui uno del gruppo si sente male a tavola, Creepozoids "decolla" con l'eliminazione progressiva dello scalcagnato cast ad opera del topone e del mutante; qualche scena effettistica coglie nel segno. Poi, gran finale con l'ultimo eroe d'azione che si confronta con il mutante: avrà la meglio e, dal mostro ucciso con una puntura, sbucherà un infante orribile il cui aspetto fa pensare non solo a un plagio effettistico di Baby killer (1974) ma a un vero e proprio prestito dell'animatrone preso dal secondo film di quella serie. La parte conclusiva del film ha il suo bel perché trash. La prima metà, invece, è l'espressione del lato oscuro della serie-Z; ha voglia DeCocteau a piazzare luci rosse per tutto il set! Un altro espertone di pellicole a basso budget, Fred Olen Ray (Hollywood chainsaw hookers, 1987), nel 1997, ripesca Creepozoids e ne rifà il verso con Hybrid. Roba buona solo per coraggiosissimi. Però carina la locandina in stile goreano.
TRIVIA
David Decoteau (1962) dixit: "È tutta una questione di perseveranza. Questo è tutto ciò che so fare, quindi non mi fermo mai. So cosa voglio fare da quando ero bambino. E, a quanto pare, abbondanza o fame è ciò di cui fanno esperienza la maggior parte delle persone in questo business. Ma, alla fine della giornata, non importa cosa sia accaduto, sono solo grato di poter fare ciò che amo" ( comingsoon.net).
- Sul computer, Jesse controlla il file #213483 relativo agli impiegati del bunker. Fra i nomi che escono, leggiamo: Forest Ackerman, riferimento all'attore di B-movie Forest J. Ackerman; Roger Corman, notissimo regista/produttore; Deb Dion, per Deborah Maxwell Dion addetta al casting; Chuck Band, riferimento al regista e produttore Charles Band.
Titolo originale
Id.
Regista:
David DeCoteau
Durata, fotografia
72', colore
Paese:
USA
1987
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
