Dark Water

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Voto:

Yoshimi Matsubara (Hitomi Kuroki), fresca di divorzio, sta lottando per l'affido della figlia Ikuko (Rio Kano) ed è in cerca di un lavoro e di un tetto. La donna trova casa ma, ben presto, s’accorge che il soffitto presenta delle estese infiltrazioni d'acqua. Yoshimi inizia a sospettare che tutta quell'acqua abbia a che fare con la strana presenza di una bambina, Mizuko, che indossa un impermeabile giallo.

LA RECE

La versione drammatica di Ringu. Storia di donne che hanno vissuto l'abbandono e il lutto legato ad esso. Chi regge poco le lentezze del cinema orientali si orienti sul remake USA, ma vedrà un film diverso.

Lavoro di Hideo Nakata, regista che nel 1998 scosse il pubblico con Ringu e rilanciò il J-horror in tutto il mondo. Questa new wave nipponica si andò a innestare in una preesistente sensibilità horror occidentale generata, o sfruttata, da il Sesto senso (1999) di Shyamalan, con conseguente invasione di film che recuperarono il mito del fantasma. Dark water fu la seconda collaborazione di Nakata con lo scrittore Kôji Suzuki che scrisse Ringu, ed è l'adattamento cinematografico di una short-story intitolata “Floating Water” dalla quale Ringu stesso fu tratto. In questo film, il cui titolo originale potrebbe essere tradotto come "Dalle profondità dell'acqua oscura", il regista enfatizza un tema centrale nelle opere di Suzuki: la perdita di un figlio. Lo stesso tema, trattato superficialmente in Ringu, viene qui esteso a dramma; vale la pena segnalare che Suzuki, prima di diventare lo Stephen King giapponese, scriveva manuali pedagogici per genitori, quindi è ben cosciente di quanto possa essere profondo il dolore di un genitore per una tale perdita vissuta come l'orrore massimo. Mentre Ringu era un horror soprannaturale con tocchi di dramma umano, Dark water è, quindi, un dramma umano con elementi soprannaturali. Ad ogni modo, essendo il soggettista dei due film il medesimo, così come lo era il regista, è impossibile non notare similarità che hanno portato alcuni a definire questa pellicola derivativa: c'è una madre single, una ragazza abbandonata e l’elemento soprannaturale. L'accentuato fattore drammatico e la notevolissima performance della Kuroki danno maggior spessore al film con il rischio, in tutti i casi, che un pubblico più giovane possa non empatizzare con le ansie genitoriali e con la fragilità della protagonista che lotta per la figlia, per il lavoro, per la casa e con se stessa. Dark water è un film maturo che racconta di un dramma adulto inserendolo in ambienti lividi e costretti: il condominio in cui si svolge l'azione sembra essere quasi disabitato e i suoi corridoi, paiono, in qualche modo, la versione fatiscente dei corridoi dell'Overlook di Shining (1980). Il film centellina i momenti di paura e non mira all'accumulo anche se tutta la pellicola è pervasa da un profondo stato di disagio: psicologico, economico, sociale, familiare, fino a quello meramente soprannaturale. Nel finale, il film esplode in momenti più tipicamente horror, concludendosi in una maniera non proprio logica ma, piuttosto, emotiva. Dark water può essere, quindi, percepito come un horror ordinario basato su un giallo e sulla presenza di un fantasma, oppure può toccare corde più profonde tramite la descrizione di una catena composta da tre donne che hanno vissuto l'abbandono e il lutto legato ad esso. Un po' lento e impalpabile come può essere il cinema di laggiù; probabilmente, il pubblico più vicino al gusto occidentale potrà trovare maggiore affinità con l’omonimo remake USA, Dark water (2005) di Walter Salles interpretato da Jennifer Connelly e da un irriconoscibile Tim Roth, rifacimento che sembra muoversi al contrario rispetto al lavoro di Nakata. Mentre quest’ultimo ha costruito una narrazione pacata con un finale d’impatto, il lavoro di Salles costruisce inquietudine per poi approdare a un finale lasciato appeso.

TRIVIA

Hideo Nakata (1961) dixit: “Questo può sembrarvi troppo semplice ma i fantasmi asiatici possono stare in piedi proprio dietro di voi e fissarvi e non dire nulla, si limitano a stare in piedi a fissare il personaggio principale. Ciò può essere spaventoso dal nostro punto di vista. Nei film occidentali, invece, i fantasmi sono entità malvagie e hanno lo scopo di fare qualcosa alle vittime, le attaccano” (IMDb.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Honogurai mizu no soko kara

Regista:

Hideo Nakata

Durata, fotografia

101', colore

Paese:

Giappone

Anno

2002

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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