Delirio di sangue

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Voto:

Saint Simon (John Phillip Law) è un pittore misantropo ritenuto la reincarnazione di Van Gogh. Dopo la morte dell'amata, l'artista smarrisce l'ispirazione. L'incontro con Sibille (B. Christensen), identica alla moglie, riporta linfa creativa. Saint Simon, però, perde la testa e, assecondato dal malvagio maggiordomo (Gordon Mitchell), si procura il colore rosso spillandolo dalle vene di vittime femminili.

LA RECE

Pretenzioso senza averne le competenze a vari livelli, quindi ridicolo. Però, la stralunata presenza di Gordon Mitchell salva (forse) l'operazione.

Di sangue così così, però, per essere un delirio, questo film lo è di certo. L'idea sarebbe quella di omaggiare Van Gogh due anni prima del centenario della morte, rivisitando la follia dello scrittore. Bell'omaggio, soprattutto perché il pittore del film, Charles Saint Simon, è un cane con i pennelli: il vernissage in cui Saint Simon riceve elogi sperticati per la sua orripilante arte è uno dei vertici trash verso i quali riesce a proiettarsi Delirio di sangue. Non il solo. Bergonzelli, quello di Apocalipsis sexual (1982) e, soprattutto, Daniela mini-slip (1979), dimostrò con questo film di avere diversi limiti a interpretare o reinterpretare il gotico, dato che, con tutta evidenza, il film è un tentativo di recupero di quello stile che però, di norma, usa un linguaggio formale e non ama le riletture, come in questo caso, pasticciate. John P. Law è totalmente fuori parte e cerca di rappresentare il suo pittore con sguardi allucinati, occhi vitrei e altre amenità da teatrino. Tutto il film, in effetti, è il teatro dell'assurdo con dialoghi pateticamente pesanti, refoli di vento che stanno per spiriti aleggianti, nudi femminili gratuiti e tanta approssimazione. Per fortuna che Delirio di sangue, a guardarlo neanche troppo attentamente, non è un film su Van Gogh, né un gotico, né un pezzo di sconvolto cinema bis, bensì un Mitchell-movie. Sì, un film in cui è presente il mitico Gordon Mitchell de la Croce dalle sette pietre (1987) e di altri 139 film nei quali, perlopiù, ha preso parte come nerboruto figuro, poiché Mitchell nacque come bodybuilder. Alla fine della sua carriera, Mitchell accettò ruoli bassi. In Delirio di Sangue è il maggiordomo stupratore necrofilo e quant'altro: è figlio del Diavolo ma è innocuo, si dice nel film. Qui, come altrove, ci regala una serie di espressioni disperate e stralunate che danno alla pellicola quella simpatica dimensione trash che fa sopportare tutto il resto, cioè la storia di un pittore scadentissimo che ha bisogno di sangue (come si vedeva in Color me blood red, 1965) per dipingere quadri scadentissimi che lui crede capolavori, il tutto accompagnato da un tema musicale proposto allo sfinimento che pare il motivo delle pelliccerie Annabella di moda anni fa come spot sulle tivù locali. Il film è di una noia improponibile ma vedere la faccia da cane bastonato di Mitchell che ribalta cadaveri per le gioie del suo padrone, dona a Delirio di sangue il senso della sopportabilità.

TRIVIA

⟡ Il funerale di Gordon Mitchell, al secolo Charles Allen Pendleton, morto il 20 settembre 2003 a Marina del Rey (California), si tenne di fronte al quartier generale della World Gym International di cui Mitchell era proprietario; ad esso parteciparono moltissimi bodybuilder o ex tali, fra i quali Arnold Schwarzenegger e Lou Ferrigno

Regista:

Sergio Bergonzelli

Durata, fotografia

88', colore

Paese:

Italia

Anno

1988

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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