Denti assassini

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Voto:

Senza volerlo, alcuni animalisti liberano dei topi nutriti a ormoni. I topi giganti trovano che gli esseri umani sono più buoni da mangiare dei semini. Il dottor Hamilton (Paul Coufos) tenta di risolvere.

LA RECE

Natural-horror, sottogenere animal-horror dal ritmo ondivago e di qualità questionabile. Sequel evitabile. Evitabile, non sconsigliato.

Seguito apocrifo del già discutibile il Cibo degli Dei (1976) di quel Bert "Mr. Big" Gordon appassionato di fantahorror sul gigantismo declinato in tutte le salse. Circa un decennio dopo, e senza che nessuno ne sentisse il bisogno, Damian Lee cerca di riportare in auge l'animal-horror con i rattoni. Il prevedibile si realizza: i roditori sono tali perché gli umani giocano a fare Dio, qualcuno vorrebbe speculare sul dolore, altri vorrebbero altrimenti e la natura, dall’alto, si prende la sua vendetta. La ricetta è sempre la stessa e Denti assassini la serve senza fronzoli. Due le uniche particolarità. Il disastro viene scatenato dagli animalisti che, come nel ben successivo 28 giorni dopo (2002), entrano in laboratorio e, con particolare inettitudine, liberano i topi mutanti. In secondo luogo, il finale concitato, con l'assalto dei topi alla piscina affollata, richiama lo stile catastrofistico di pellicole quali Panico nello stadio (1976), seguendo il principio dell'accumulo di tensione grazie alla somma di eventi più o meno disgiunti che confluiscono e scaricano tutto nel finale. Ai tempi piaceva così. Denti assassini si limita a questo e a due o tre sequenze interessanti, una di esse è l'amplesso allucinato di un Hamilton gigante. Per il resto, il film è un tripudio di microfoni in inquadratura, sceneg-giatura scarsa e attori non incisivi. Gli incisivi veri, invece, sono quelli dei ratti che mutilano: il livello splatter è buono ma forse è proprio il concetto del topo gigante che non funziona. Il ritmo ondivago e la prevedibilità non aiutano a mantenere l'attenzione e la noia potrebbe non essere un'opzione. Si può evitare ma non siamo a livelli troppo bassi.

TRIVIA

⟡ In una scena specifica, non si vede nel campo dell'inquadratura il solito microfono ambientale ma nientemeno che le mani dell'effettista che premono due siringhe connesse al make-up del vecchio ricercatore.

Titolo originale

Food of the Gods: Part 2

Regista:

Damian Lee

Durata, fotografia

97', colore

Paese:

Canada

Anno

1988

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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