the Endless

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Voto:

Dieci anni dopo essere sfuggiti alla setta Camp Arcadia e averne denunciato pubblicamente le intenzioni suicide, la vita dei fratelli Justin (Justin Benson) ed Aaron Smith (Aaron Moorhead) non sembra essere migliore. Aaron, il più giovane, rimpiange la vita nel gruppo isolato sulle colline, mentre Justin lo mette sull’avviso che tornare in quel posto non è una buona idea. Nondimeno, i due tornano a Camp Arcadia che, in effetti, non sembra ospitare gente pericolosa. L’ambiente circostante, però, inizia a mostrare strane aberrazioni.

LA RECE

Un poco di dinamicità in più non averbbe guaatato, tuttavia il film rimane intrigante nel suo genere (svarioni spazio-temporali) e ben realizzato come low-budget.

Film indie d’insospettabile intrigo, del quale meno si racconta la trama, meglio è. Il duo registico aveva già anticipato qualcosa con l’horror low-budget Resolution (2012) che di the Endless può essere considerato una sorta di prequel, e qui estende il concetto rimanendo, però, vincolati alle ristrettezze economiche che obbliga i due a ritagliarsi il ruolo dei protagonisti per risparmiare sugli ingaggi. Il film si prende i suoi tempi, quelli di un dramma familiare e di una vita che disattende ogni aspettativa, prima di proiettare il racconto sulle tracce di YellowBrickRoad (2010) in cui avevamo un gruppo di persone in mezzo ad una natura che progressivamente diventava più e più surreale. Senza dimenticare di tratteggiare le fragilità personali dei protagonisti, ben resi a livello recitativo, così come le strane personalità degli altri interpreti, il film si apre ad un quadro fantascientifico sul quale, comunque, non si fa piena luce, lasciando the Endless a metà fra una realtà che richiama alla memoria un distorto the Truman show (1998) e un orrore incombente e pervasivo di stampo lovecraftiano. Con pochissimo sangue e nessuna scena splatter, the Endless sorprende con una serie di soluzioni bizzarre, ribaltando anche le aspettative che si nutrono ogni volta che si incappa nel cinema delle sette messianiche. Molto buoni gli effetti speciali per un film a budget contenuto; bene aver evitato di dare eccessive spiegazioni lasciando l’inquietudine ad una sinergia di suggestioni più che all’architettura generale. Qualche taglio in più, invece, avrebbe contenuto certe lentezze non sempre necessarie per una pellicola più che discreta che intrigherà coloro che hanno apprezzato Predestination (2014), Triangle (2009) e Timecrimes (2007).

TRIVIA

Justin Benson (1983) dixit: “Tutti i registi ti diranno la stessa cosa: prendi una cinepresa e inizia. La prima cosa che farai non sarà ben fatta. La seconda sarà leggermente migliore. La terza sarà leggermente migliore della seconda. Come in ogni ambito lavorativo, essere un regista significa imparare costantemente. A volte, quando ce la sentiamo, giriamo ancora filmati con l’iPhone, quindi non ci sono scuse circa il non avere gli strumenti giusti. Se ti ritrovi a passare troppo tempo solamente a parlare di fare il lavoro, o a cercare la persona giusta che ti apra qualche porta, stai sbagliando. Vai là fuori e non smettere di girare film” (IMDb.com).

Aaron Moorhead (1987) dixit: “Quando ero piccolo, ero molto più conformista di quanto non sia ora. Crescendo, ho capito molto chiaramente che le persone non hanno la minima idea di cosa stiano facendo. Nessuno ha capito più cose di quanto io possa averne capite. Nessuno ha la minima idea di come le nostre carriere possano e debbano andare. Così abbiamo fatto the Endless invece di un remake horror, e ce ne hanno offerti di tutti i tipi. Questa è la mia forma di ribellione” (independent.co.uk).

⟡ Tre giorni prima dell’inizio delle riprese, la madre del regista Benson si suicidò. Benché nulla nel film abbia connotazioni autobiografiche, Benson stesso ha ammesso che una certa patina melanconica è rimasta impressa nella sua interpretazione e nel film in generale che, però, ha anche funzionato come terapia familiare. Il padre del regista, infatti, ha partecipato organizzando il catering e ciò ha reso più semplice l’elaborazione del lutto. 

⟡ Nella stanza di Hal, quella nella quale si vede anche l’equazione matematica sulla lavagna, c’è un mappamondo che mostra Asia e Australia, tuttavia non nella loro configurazione attuale dal momento che, nel film, l’Australia è connessa sia alla Papua Nuova Guinea sia alla Tasmania; quella era la configurazione di 12.000 anni fa.

Titolo originale

Id.

Regista:

Justin Benson, Aaron Moorhead

Durata, fotografia

111', colore

Paese:

USA

Anno

2017

Scritto da Exxagon nell'anno 2020; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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