From hell it came

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Voto:

Su un atollo del Pacifico, il principe Kimo (Gregg Palmer), vittima di un intrigo ordito dallo stregone Tano, viene condannato a morte per aver avvelenato il proprio padre ma, in realtà, l’assassino è proprio Tano con tanto di avvallo della fedifraga moglie di Kimo. Sopra la tomba del principe, tuttavia, emergerà un tronco di legno con un inquietante volto umano; gli scienziati americani in loco scoprono che quel legno ha anche un battito cardiaco. Curato con farmaci sperimentali, l’albero prende vita per divenire ciò che i nativi chiamano Tabanga, una creatura che altro non vuole se non vendicarsi di chi lo ha ucciso.


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LA RECE

B-movie della Allied Artists con un mostro-albero deambulante che mescola confusamente radiazioni atomiche e magia voodoo in un'ambientazione isolana. Film dal fascino nostalgico per gli amanti del genere ma con una sceneggiatura dispersiva che tocca diversi temi non approfondendoli e, anzi, confondendoli.

Fantascientifico distribuito dalla Allied Artist che accompagnò l’uscita di the Disembodied (1957) e che oggi viene ricordato per il suo micidiale mostro albero deambulante di cui neanche il nome è definitivamente certo. Tuttavia, il film, pur nella sua semplicità di B, o anche Z movie, ha una sua piacevolezza per coloro che amano le atmosfere pacifiche dei monster movie agée. Questo lungometraggio fu il secondo ed ultimo ad essere prodotto dai fratelli Jack e Dan Milner Milner, il cui precedente sforzo era stato the Phantom from 10,000 Leagues (1955), che aveva contribuito a risollevare le sorti della Allied, allora in difficoltà economiche. Riprendendo in qualche modo il mood isolano de l’Assalto dei granchi giganti (1957) di Corman, ma diminuito di quote di mistero, il film si rende intrigante per vari fattori, in effetti non del tutto ben coesi, in primis grazie a un mostro disegnato da Paul Blaisdell che, deambulando, consente una certa interazione con i protagonisti umani, i quali, comunque, devono finirgli proprio fra le braccia per essere uccisi dato l'incedere goffo e lentissimo del mostro. La nozione di un albero che cammina richiama una qualche nozione fantasy (penso agli Ent di Tolkien) ma, qui, con la maggiorazione sia della magia delle isole pacifiche - che però pare voodoo haitiano - sia delle radiazioni, tutti temi trattati in modo contemporaneamente confuso e blando. Abbiamo, infatti, questi scienziati statunitensi presenti sulle isole pacifiche per aiutare i nativi a gestire una misteriosa epidemia di peste. Contemporaneamente, si ammette che l'isola è stata colpita da massicce dosi di radiazioni causate da un'esplosione atomica nelle vicinanze, elemento che dovrebbe essere alla base dell'epidemia stessa. Gli scienziati, in maniera poco coerente, insistono sul fatto che sia la peste e non la contaminazione atomica a causare la malattia. Rimane, quindi, poco chiaro se la radioattività costituisca la peste di cui parlano o se coesistano due elementi negativi distinti che colpiscono simultaneamente la popolazione. Analogamente, non è ben chiaro se il mostro torni in vita per influenza magica di pratiche autoctone o per mutazione radioattiva. Forse (dubito) questa confusione fu deliberata ma l'effetto risulta un po’ disorientante. Sempre in modo ambiguo, la presenza degli occidentali porta agli isolani le nozioni della moderna medicina ma, contemporaneamente, porta problematiche mediche - derivate dall’atomica - nonché un inquinamento morale, dato che gli autoctoni, ora, come noi, lottano per giochi di potere; forse (dubito) una critica implicita al colonialismo culturale che riecheggia le ansie geopolitiche dell'epoca della Guerra Fredda. A latere, ma come il resto introdotto e lasciato andare a zonzo, il ruolo della bella dottoressa Terry Mason, la quale, pur innamorata, combatte per difendere la sua identità emancipata e la sua autonomia professionale. Film che, nel complesso, e come appassionato del bianco e nero statunitense di quel periodo e di quel tema, ho trovato sufficientemente appagante; difficile che possa piacere altrettanto ad una platea giovane. Tuttavia, chissà, magari si potrebbero convincere sapendo che questo film ispirò Stan Lee nella creazione del personaggio Groot, amato da grandi e piccini.

TRIVIA

⟡ L'ortografia corretta del nome del mostro albero non è chiara, poiché è reso sia "Tabanga" che "Tabonga" nelle fonti letterarie contemporanee, mentre un pressbook ufficiale per il film si riferisce alla creatura come "Taranga". Per aggiungere ulteriore confusione, il testo sullo schermo del trailer ufficiale del film si riferisce ad esso come "Baranga"!

⟡ Si tratta dell’ultimo lungometraggio nel quale recitò la bella attrice Tina Carver, prima di una serie di apparizioni in telefilm, l’ultima delle quali si ebbe nel 1961. Ciò avvenne anche soprattutto perché, nel gennaio 1958, la figlia dell’attrice, Katherine, di soli cinque anni, fu investita e uccisa da un'auto nella zona scolastica vicino a casa sua, dove stava giocando. A causa del dolore per questo tragico incidente, Tina perse interesse per la recitazione. L’attrice morì nel 1982 dopo una breve malattia.

⟡ Chester Hayes, wrestler professionista diventato stuntman e attore, ha interpretato sia l’isolano Maku, sia ha indossato il costume di Tabanga.

⟡ I titoli di testa rivendicano "Introducing Linda Watkins" ignorando o trascurando il fatto che l'attrice quarantanovenne era apparsa in ruoli da protagonista in almeno una mezza dozzina di altri film tra il 1931 e il 1933, un quarto di secolo prima.

⟡ La nave della Marina che si vede all'inizio del film è la USS Hillsborough County, LST-827.

⟡ La Warner, anni dopo, ha acquistato i diritti di distribuzione del film e, attraverso la sua Warner Archive Collection, ha pubblicato il film in DVD nel 2009 e in Blu-ray nel 2017.

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Titolo originale

Id.

Regista:

Dan Milner

Durata, fotografia

71', b/n

Paese:

USA

Anno

1957

Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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