the Hamiltons
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Voto:
Gli Hamilton sembrano una famiglia come tante con la particolarità che i giovani componenti hanno perso i genitori. David (Samuel Child), il più anziano, ha accettato la responsabilità di tirare avanti la baracca. I due gemelli Wendell (Joseph McKelheer) e Darlene (Mackenzie Firgens) sono i più scapestrati mentre il giovane Francis (Cory Knauf) mal sopporta le insane abitudini dei fratelli. Gli Hamilton, infatti, rapiscono persone e le tengono segregate in cantina.
LA RECE
Girato con tutte le migliori intenzioni e quelle pennellate arty tipiche di tanto indie; e poi, però, l'intrattenimento è basso. Non sconsigliato ma... bella la locandina.
Manierismi da cinema d’essai per rappresentare uno spaccato crudo, satirico e orrorifico della famiglia americana. I protagonisti si muovono fra le stanze disadorne di un'ampia casa, questionando ogni minuto e lasciando trasparire tremendi attriti che sono andati a sostituirsi a una serenità persa dopo la prematura dipartita del padre e della madre presentati solo in brevi filmati registrati con una handycam. Si verrà a sapere che gli Hamilton rapiscono persone, preferibilmente donne, e le tengono a stagionare in cantina: chiaro che la mente non può che andare a Non aprite quella porta (1974). La tematica è stata aggiornata, i componenti della famiglia non sono dei mostri sfigurati e dementi ma pare proprio che si sia alle prese con la solita banda di cannibali. Non è affatto così, e allo spettatore toccherà guardare tutto il film prima di capire il motivo che muove i giovani Hamilton a uccidere le persone, e scoprire che cosa si celi nella gabbia della cantina dalla quale escono terribili versi. Occorre dare credito alla pellicola per parecchi minuti prima di entrare in empatia con la storia, e non vi è garanzia che questo possa avvenire. The Hamiltons è un diesel che si prende i suoi tempi mentre gioca con i cliché del genere horror illudendo lo spettatore. Insomma, un discreto esercizio di cinema indipendente che vorrebbe essere una rivisitazione horror di una Storia americana (2003) e decide di trattare una tematica di vecchia data in maniera completamente diversa partendo dalla soggettività del carnefice che, suo malgrado, si trova a vivere una data "malattia". Le caratterizzazioni e le performance sono buone, l'impostazione generale, più o meno volontariamente, crea un senso di realismo a volte pregevole, a volte troppo amatoriale. Più che a un horror pare di trovarsi di fronte a un dramma familiare-psicologico ma alcune scene decisamente violente riportano subito in carreggiata, però senza eccessi di sangue. Non manca qualche tocco di erotismo.
TRIVIA
Phil Flores dixit: “Il mio compagno di scrittura Mitch ed io, ovviamente, non siamo fratelli ma scriviamo e facciamo film insieme da quando ci siamo conosciuti al liceo. L'idea del nome è nata perché abbiamo pensato che sarebbe stato interessante avere uno pseudonimo per scrivere le nostre storie più oscure e adottare un alter ego ci è sembrata la cosa giusta da fare. Avere uno pseudonimo ci dà la sensazione di provare ad essere una persona diversa, quindi si ha la libertà di esplorare un lato più oscuro della nostra personalità e del nostro lavoro. Entrambi scriviamo con il nostro vero nome e vogliamo lavorare in generi diversi, quindi questo è un modo per tenere separato il lavoro horror” (eatmybrains.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
The Butcher Brothers [Phil Flores, Mitchell Altieri]
Durata, fotografia
87', colore
Paese:
USA
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
