Horror express
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Voto:
L’antropologo britannico Alexander Saxton (Christopher Lee) recupera, in Manciuria, un antropoide congelato da millenni che lui reputa l’anello mancante evolutivo. Caricato il reperto sul treno transiberiano, Saxton incontra nel viaggio il collega Wells (Peter Cushing) parecchio curioso di capire di quale portata scientifica sia il fossile. Il reperto preistorico, però, è abitato da un’entità aliena che uccide tramite gli occhi, immagazzinando le memorie delle vittime.
LA RECE
Molta carne al fuoco per un film non ricco produttivamente ma, alla fin fine, gradevole, sia per l'origine del soggetto, sia per la presenza di attori di calibro. Non essenziale ma consigliato agli interessati al cinema di genere.
Coproduzione britannico-iberica che segue la logica della paella: dentro di tutto ma con criterio e usando buoni ingredienti, quindi gustosa. Peccato che, ai tempi, agli spagnoli non piacque. La coppia d’attacco era quella hammeriana composta da Lee e Cushing in compagnia della bellissima Silvia Tortosa, di un fumantino Telly Savalas nei panni del cosacco Kazan, e di Alberto de Mendoza nelle vesti di un simil-Rasputin che prima dice cose timorate di Dio e poi si vuole fare servo di Satana. Si tratta del secondo film che trae ispirazione dal romanzo di John W. Campbell, Jr. "Who Goes There?" dopo la Cosa da un altro mond (1951) e quindi le similitudini con la Cosa (1982) di Carpenter non sono un abbaglio. Ma non è tutto. La storia si svolge completamente in un treno come era avvenuto in Shanghai express (1932) e come verrà mostrato in Assassinio sull'Orient Express (1974), con anche spunti spionistici e conclusione da film catastrofistico che, forse, ha ispirato qualcosa a quelli di Cassandra crossing (1976). Un sacco di roba. I soldi, tuttavia, erano pochini e la carrozza nella quale girare era solo una, quando si dovettero filmare tutte le scene con la medesima scenografia per poi sbaraccare tutto, riarredare e girare le altre scene, e così via. Poteva saltarne fuori un pasticcio, invece il ritmo è buono e la minaccia del mostro umano-alieno si dimostra efficace, anche se il make-up di quest'ultimo non è eccezionale. Interessante questa cosa della memoria impressa nell’umor vitreo degli occhi che permette di vedere la Terra dei tempi preistorici, quando l’alieno era arrivato per parassitizzare gli ominidi promuovendo l’evoluzione, idea proposta anche da Prometeus (2012). Certo, rimane una pellicola iberica di genere degli anni ’70 con tutti i limiti del caso ma, proprio per i limiti con i quali nasce, merita il piccolo culto guadagnato negli anni. Non mancano anche alcune battute ficcanti e una scena ironica con Lee, Cushing e una bella donna nello stesso scompartimento che ricorda non poco la memorabile sequenza con Totò, l’onorevole Trombetta (Mario Castellani) e la ladra Isa Barzizza in Totò a colori (1952). La storia d’amicizia dei due attori protagonisti riportata in calce aumenta il valore di Horror express, film la cui visione non è essenziale ma consigliata.
TRIVIA
Eugenio Martìn Márquez (1925) dixit: “Mentre vivi sotto una dittatura, tu sei il primo a censurarti perché ti dici: "No, questo non lo posso fare poiché loro (i censori) diranno no, no, no...". Ogni cosa viene limitata ma finirai a fare molti horror perché quei film non erano proibiti ai tempi. La violenza non era considerata qualcosa di immorale, sai, mentre se avessi fatto una commedia psicologica nella quale studiavi il comportamento della gente, cosa pericolosa, allora la censura avrebbe detto no, no, no. È successo a me, è successo a molti registi di quei tempi” (Schlegel, 2015).
⟡ Il film venne girato nel dicembre 1971, il primo Natale che Peter Cushing avrebbe passato senza l’amatissima moglie Helen, deceduta nel febbraio di quell’anno. L’attore era prostratissimo e ad un passo dal rinunciare a presenziare alla pellicola. Fu Christopher Lee a convincerlo a rimanere, e fece anche di più. Cushing stava talmente male per il lutto non ancora elaborato che la notte veniva scosso da incubi e attacchi di panico. Per rendere più serene le notti dell’amico attore, e farlo sentire meno solo, Lee dormì nello stesso letto con Cushing durante la lavorazione del film.
⟡ Telly Savalas, per la sua partecipazione, fu pagato 22.000 dollari (135.000 dollari del 2020). Non si trattava di un grande cachet ma questo accontentò Savalas che con quei soldi ci pagò sette anni d’affitto per l’appartamento in cui abitava la sua amante nel West End.
Titolo originale
Pánico en el Transiberiano
Regista:
Eugenio Martín
Durata, fotografia
84', colore
Paese:
UK, Spagna
1972
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
