Infection
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Voto:
A causa delle ristrettezze economiche dell'ospedale in cui operano i dottori, l'equipe medica è attraversata da nervosismi e ambizioni frustrate. Un grave errore medico porterà i protagonisti a condividere uno scomodo segreto. Mentre l'equipe traffica per nascondere la malefatta, in ospedale arriva un malato che pare affetto da un virus altamente infettivo e devastante. Nel caos più totale, medici e paramedici entreranno in contatto coll'agente patogeno.
LA RECE
Un horror non sempliciotto ma che, pur descrivendo infezione e deragliamento, non riesca a conquistare sul piano viscerale. Curioso, ma certo non il j-horror d'elezione.
Interessante prodotto nipponico diverso dal solito folklore legato agli spiriti pallidi e ipertricotici nascosti negli stipetti. Mantenendo, come naturale, un gusto orientale nella rappresentazione, Ochiai e lo scrittore Kimizuka optano per una dimensione dell'orrore più inconscia che non si gioca con apparizioni improvvise e spaventose. Infection inizia sotto tono con atmosfere e recitazione che ricordano una fiction televisiva, dialoghi sparuti e una regia non vivace. Molto velocemente, però, il film mostra i denti non tramite facili scene d'impatto ma grazie a un'atmosfera che si fa più e più stringente, irreale e simile ad un incubo. La pellicola esplicita la tematica portante tramite il disagio neurologico dell’anziana che vede i suoi parenti morti nelle superfici riflettenti; il vetro diviene simbolo di una dimensione altra che è quella dell'inconscio. Cosa è davvero reale? Tutti iniziano a domandarselo, spettatori e interpreti, mentre la cinepresa percorre i corridoi di un ospedale che diviene un'estensione dello stato mentale angosciato e partecipa dell'orrore come se si fosse in un film gotico. Un incidente lavorativo relativo all'errata somministrazione di un farmaco unisce l'equipe medica nella condivisione di un segreto e di una colpa. È proprio a causa di quell'evento che la mente dei protagonisti inizia a scivolare nell'incubo o, meglio, a dondolare fra due piani di realtà come fa l’altalena al di fuori dell'ospedale. Con il mutare dei piani vi è anche un mutamento della percezione, persino cromatica. La mela rossa diventa verde, le luci dei segnalatori interni cambiano colore, ecco perché il dottor Akai ha un nome che significa “rosso”. Gli appassionati dello splatter avranno soddisfazione grazie all'infezione che scioglie i corpi con suggestioni che ricordano il Fluido mortale (1958) o la Cosa (1982); altri potranno giovarsi delle atmosfere ospedaliere memori di the Kingdom - il Regno (1994) di Lars von Trier. Infection non è un horror sempliciotto, sa unire riflessioni e atmosfere metafisico-psicologiche al consueto stile narrativo orientale, benché questo secondo elemento rimanga, per molto pubblico, l'elemento più ostico da affrontare. Interessante ma non capolavoro.
TRIVIA
Masayuki Ochiai (1958) dixit: “In Giappone, la gente crede che tutto, anche un minuscolo insetto, abbia uno spirito o un'anima. Noi diciamo ai bambini: "Se fai qualcosa di orribile a un cane, quel cane tornerà a perseguitarti". È una specie di disciplina. Così, l'idea degli spiriti viene usata per educare i bambini. Fantasmi e spiriti sono radicati nella cultura giapponese” (cinema.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Kansen
Regista:
Masayuki Ochiai
Durata, fotografia
98', colore
Paese:
Giappone
2004
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
