la Jetée

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Voto:

Aeroporto di Orly. Un bambino sulla terrazza panoramica (jetée) che dà sulle piste vede un uomo ucciso da un colpo di pistola. La tragedia prossima a venire, però, è ben peggiore. La guerra atomica distrugge Parigi. L’ex bimbo, ora adulto (Davos Hanich), viene scelto per un esperimento di viaggio nel tempo che avrà successo e spedirà l’uomo nel passato. Lì, però, chi dovrebbe scongiurare l’olocausto nucleare si innamorerà di una donna (Hélène Chatelain).

LA RECE

La poesia visiva dell'incontro dannato con una donna il cui battito d'occhi è il motivo per cui la vita sulla Terra va salvata. Poesia in diaporama. Chi ha pazienza lo guardi, ne vale la pena.

Storica pellicola della nouvelle vague con riflessi provenienti da l’Anno scorso a Marienbad (1961), terrore di chi odia le lentezze, e “fratellino” di Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville (1965) di Jean-Luc Godard. La Jetée, inserito meritatamente da Steven Schneider fra i 1001 film da vedere prima di morire, è uno sbalorditivo fotoromanzo o, meglio, diaporama composto da una successione di fotografie con una voce narrante in sottofondo. Il viaggio nel tempo organizzato dal regista Marker, pseudonimo di Christian François Bouche-Villeneuve, non è il tipico fantascientifico anni ‘50/’60. Recuperando tematiche care alla nouvelle vague, il discorso principale verte sull’ossessione per i ricordi e per un sentimento antico che torna. Il protagonista non viaggia fisicamente nel passato, cioè, non scompare fisicamente dal presente per apparire nel passato, bensì si proietta mentalmente nel passato con una forza tale da incarnarsi in esso, e tutto viene raccontato tramite un diaporama, quindi con una rappresentazione della realtà parziale, a scatti, impressionistica. L’interesse per la Jetée riemerse dopo la realizzazione del suo remake esteso l'Esercito delle 12 scimmie (1995) di Terry Gilliam che, però, si fece boriosamente complesso e troppo sci-fi, mancando la semplice e incisiva emotività del lavoro di Marker; più probabilmente, il paragone fra due film dallo stile realizzativo così diverso è inappropriato. Sta di fatto che, dopo un’alzata di capo grazie alla reprise di Gilliam, la Jetée è tornato nell’ombra; ora, oltretutto, così inadatto a un pubblico con tempi attentivi da flash fotografico. Più che la storia fantascientifica in sé, che porterà il protagonista anche nel futuro e a un non imprevedibile paradosso, c’è la poesia visiva di questo incontro dannato con una donna il cui battito di occhi sarà l’unica sequenza filmata e non solo fotografata; nell’osservazione pacifica di lei che dorme, in quella poesia di geometrie estetiche umane, c’è proprio tutto: il motivo per cui la vita sulla Terra va salvata e anche il motivo per cui, per lei, val bene ciò che diceva la cantante: “Bruci la città o viva nel terrore, nel giro di due ore svanisca tutto quanto, svanisca tutto il resto”. Ma, come noto, i grandi amori sono medaglie che recano sull’altra faccia la loro stessa condanna. La Jetée, 28 minuti spesi davvero bene prima di morire e rimasterizzati dalla Criterion, è avanguardia fredda solo in apparenza. C’è, invece, il cuore, la fruibilità, il racconto e lo strazio per voler recuperare qualcosa del passato, e a tutti i costi; per questo, e contro ogni previsione, il double-bill consigliato è con Fantasma d’amore (1976) di Dino Risi, ma il consiglio tecnico, invece, chiama in causa Last and first man (2020).

TRIVIA

Christian “Chris” François Bouche-Villeneuve “Marker” (1921-2012) dixit: “Ecco una buona occasione per liberarsi di un'etichetta che mi è rimasta appiccicata. Per molti, “impegnato” significa “politico”, e la politica, l'arte del compromesso […] mi annoia profondamente. Ciò che mi interessa è la storia, e la politica mi interessa solo nella misura in cui rappresenta il segno che la storia lascia nel presente. Con una curiosità ossessiva […] continuo a chiedermi: come fanno le persone a vivere in un mondo così? Ed è da lì che viene la mia mania di vedere ‘come vanno le cose’ in questo o quel posto. Per molto tempo, coloro che erano nella posizione migliore per vedere ‘come va’ non hanno avuto accesso agli strumenti per dare forma alle loro percezioni, e la percezione senza forma è faticosa. E ora, improvvisamente, questi strumenti esistono. Per persone come me è un sogno che diventa realtà” (filmcomment.com).

⟡ Bouche-Villeneuve prese lo pseudonimo Marker dal Magic Marker, il pennarello.

Titolo originale

Id.

Regista:

Chris Marker

Durata, fotografia

28', b/n

Paese:

Francia

Anno

1962

Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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