Kids

-

Voto:

Si segue la vita dell’adolescente Telly (Leo Fitzpatrick) e del compare Casper (Justin Pierce), sfaccendati alquanto, che amano drogarsi un po’ e, soprattutto, fare sesso appena possibile, meglio se con vergini. Le ragazze, d’altro canto, sono anche loro entusiaste e curiose partecipi di una vita che, però, per Jenny (Chloë Sevigny) ha preso una brutta piega.

LA RECE

Neo-neo-realismo non nuovo; insistenze sugli acerbi corpi femminili e maschili; avventure giovanilistiche ripetitive (o forse è la loro vita ad esserlo); certi eccessi didascalici. Nondimeno, e pur avvertendo la parzialità dell’esperimento, Kids si lascia seguire con interesse. Eros e thanatos puberale senza troppe ellissi.

Pezzo di etnografia urbana che sarebbe piaciuto molto allo psicologo Robert Stoller e che, a suo tempo, fra discussioni e un po’ di scandalo, piacque tanto anche ad alcuni critici che videro uno spaccato di vita preconizzante il peggio, meno a chi ne intercettò una certa furbesca disonestà. Appioppatogli il rating NC-17, la Miramax si trovò a dover gestire il malcontento della Walt Disney Company, dato che la prima era una sussidiaria della seconda con alcune concessioni di autonomia, ma non nel caso di Kids che la Disney non voleva proprio. Bob ed Harvey Weinstein, allora, fondarono la casa di distribuzione indipendente Shining Excalibur Pictures che si fece carico di gestire questo film, poi distribuito negli USA senza rating, e capace di rastrellare 7,5 milioni di dollari in casa e 13 all’estero a fronte di una spesa di soli uno e mezzo. In UK, forse perché colti sul vivo, alcuni picchettarono i cinema per impedirne la visione e qualche parlamentare pensò bene che Kids dovesse essere argomento da discutere nella camera dei Lords. Tutte cose che, senza sapere nulla, già rendono degna la visione di questo Kids, prodromico a quanto Clark mostrerà in Ken park (2002) e, soprattutto, a ciò che lo sceneggiatore Harmony Korine mostrerà in Gummo (1997). In effetti, lo stile è quello del regista ma il messaggio è soprattutto di Korine, abitante l’ambiente degli skaters e innamorato di questa poetica del marciapiede, però anche un po’ circoscritta se la si volesse elevare a spiegazione del mondo. Piace, perché volutamente artefatto, il modo in cui gli adulti vengono espunti da Kids o, se presenti, ne rappresentano un’evoluzione semplicemente attempata: il giovane Casper ama drogarsi perché non lo fa pensare; il vecchio taxista, teneramente, consiglia a Jenny di non preoccuparsi qualsiasi problema abbia (l’HIV!) ché la cosa fondamentale è non pensare; glielo ha tramandato sua nonna come segreto per il ben vivere. Danno transgenerazionale. Kids, quindi, apre l’occhio della cinepresa su questi giovani insipidi nelle loro nullafacezie, e lascia che si sballino (davvero) con ganja ed alcol improvvisando dialoghi. Per raccontare cosa? Alla fine, la semplice esperienza di vita di Korine, perché è evidente che i ragazzi del film non possono agire in rappresentanza di tutti o, magari, sono il monito ai potenziali esiti di una gioventù trascurata. Poco sconvolgente che maschietti e femminucce parlino di sesso e tentino in tutti i modi di sperimentare: non mi pare che vada altrimenti a quella età. E pure dopo. Non bello, invece, che il sesso e lo sballo diventino gli unici pivot per questa gioventù senza lavoro e senza libri, ridotta per ipostimolazione, a una regressione allo stato ferino che, in parte, è un naturalistico ritorno a una splendida essenzialità (il bacio con il quale inizia il film è poesia) ma, soprattutto, è un orribile spreco di potenziale. Certo, a lasciare che l’istinto dei pischelli governi l’esistenza, casini più o meno enormi sono ovvie conseguenze. Lo stile pseudocumentaristico neo-realistico non è nuovo, certe insistenze sugli acerbi corpi femminili e maschili lasciano qualche perplessità, le avventure dei ragazzi diventano ripetitive (o forse è la loro vita ad esserlo) e certi eccessi visivi finiscono per essere didascalici. Nondimeno, e pur avvertendo la parzialità dell’esperimento, Kids si lascia seguire con interesse, e parla di eros e thanatos puberale senza troppe ellissi ma con un rispetto per il soggetto e per lo spettatore che, per dire, Murgia (Maladolescenza, 1977) non sapeva neanche dove fosse di casa. Poi, che a Clark piaccia vedere e ritrarre adolescenti nudi, maschi o femmine che siano, è ormai cosa nota guardando il suo curriculum cinematografico. Bravi i ragazzi a recitare, con emersione di Fitzpatrick e di una giovanissima Rosario Dawson che Korine e Clark pescarono seduta sulla veranda di un appartamento dell'East Village; intanto, ai tempi, Korine si accompagnava con la Sevigny. Chiamali scemi.

TRIVIA

Lawrence “Larry” Donald Clark (1943) dixit: “Sono stato un fotografo per tutta la mia vita e con la fotografia ho fatto tutto quello che sentivo di poter fare, e ho sempre voluto fare il regista. Ma ero sempre strafatto di droga per pensare che qualcuno mi avrebbe dato un paio di milioni di dollari per fare un film. Così mi sono ripulito e ho deciso che volevo fare un film. La maggior parte del mio lavoro era stato autobiografico e volevo girare qualcosa di cui non sapevo nulla. Avevo due figli, mio figlio aveva circa nove anni e mia figlia sei, quindi volevo fare un film sugli adolescenti contemporanei che non era mai stato fatto prima, un vero film” (in-terviewmagazine.com).

⟡ La scena del pestaggio del ragazzo di colore al parco deriva da una scena alla quale lo stesso Korine aveva assistito a soli 20 metri dal luogo in cui fu girata la sequenza. 

⟡ Leo Fitzpatrick venne ingaggiato dopo essere stato notato dal regista mentre andava in giro con lo skateboard e diceva parolacce ogni volta che non riusciva a fare un trick. Il giovane attore, comunque, non sembra abbia amato molto l’esperienza recitativa, almeno sulle prime: decise di sparire dalle scene, prese i 300 dollari di cachet, il suo skate, alcuni vestiti e si trasferì a vivere in Inghilterra. Tornerà a recitare solo tre anni dopo. 

⟡ La censura inglese si catenò soprattutto relativamente una delle ultime scene che vede l’abuso sessuale sul divano a pochi centimetri da un ragazzino di colore; le leggi inglesi impediscono che vangano mostrate scene nelle quali il sesso, per quanto simulato, viene performato davanti ai bambini. I tagli in UK ammontano a quasi un intero minuto. 

⟡ Il locale che si vede nel film esiste davvero. È il Tunnel, sulla 27esima, fra l’11esima e la 12esima avenue di Manhattan. 

⟡ Il film di skateboarding che i ragazzi vedono a casa di Javier è Video days (1991). 

⟡ Parte dei proventi del film sono stati donati ad alcune organizzazioni che si curano di adolescenti in situazioni di crisi. 

⟡ Lo sceneggiatore Harmony Korine appare nel locale con Jenny, è il ragazzo che le ficca in bocca la pasticca. Sembra un ragazzino ma nel 1994, quando fu girato il film, Korine aveva già 19 anni, la Sevigny 20.

Titolo originale

Id.

Regista:

Larry Clark

Durata, fotografia

91', colore

Paese:

USA

Anno

1995

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial