la Maschera di cera
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Voto:
Matthew Burke, uomo senza scrupoli, brucia il museo delle cere dell'eccentrico artista Henry Jarrod (Vincent Price) in modo da incassare i soldi dell'assicurazione. Jarrod sembra essere morto nell'incendio. Di lì a poco, un killer sfigurato elimina sia Burke sia la sua fidanzata, e i corpi di questi svaniscono dall'obitorio. Jarrod apre un nuovo museo delle cere ma si presenta al pubblico su una sedia a rotelle. Sue Allen (Phyllis Kirk), amica della fidanzata di Burke, insospettita per la somiglianza tra una statua e l’amica defunta, scoprirà che l'ormai folle Jarrod ruba corpi all'obitorio e li trasforma in statue di cera.
LA RECE
Probabilmente la migliore versione filmica della storia del folle artista e delle sue orrorifiche statue di cera. Dinamico, con tanti stratagemmi per esaltare il 3D di allora e, soprattutto, con un Vincent Price in piena forma.
Remake de la Maschera di cera (1933) di Michael Curitz, a propria volta remeccato nel 2005 da la Maschera di cera. Dei tre, il più accattivante è sicuramente questo del ‘53, non fosse altro che per la presenza di un Vincent Price in piena forma. Il film nacque in seno alla moda del 3D inventato da Bwana Devil nel 1952 che, per buona parte degli anni '50, riscosse un discreto successo; l'interesse per il 3D, però, calò altrettanto velocemente per ridestarsi alla fine degli anni ’80. Il 3D fu un'invenzione se non altro utile a recuperare una fetta di pubblico statunitense e britannico che stava iniziando a disertare le sale a causa della diffusione del televisore. La Maschera di cera seppe usare questa nuova tecnologia massimizzandone l'impatto fin dai titoli di testa, con il risultato che non solo fu il film in 3D più visto in tutti gli anni Cinquanta ma, nello stesso periodo, fu il maggior successo al botteghino in ambito horror. Come nota aggiuntiva non da poco, la Maschera di cera fu il vero e proprio trampolino di lancio per Vincent Price, il quale aveva già lavorato in diverse pellicole ma che solo con questa poté consolidare il suo stile recitativo piacevolmente teatrale divenendo un'icona dell'horror per i seguenti vent’anni. Non tutti i cambiamenti apportati in questo film rispetto all'originale del ‘33 risultarono felici: molto del valore del primo film si reggeva sul personaggio femminile della giornalista vivace e indipendente, un bello spunto soprattutto per un film del 1933 a metà strada fra il dramedy e il journalist noir; in questo del '53, invece, la protagonista femminile si riduce ad essere una donna risoluta ma, fondamentalmente, melodrammatica, il cui carisma viene del tutto eclissato dallo strabordante Price. Le sottigliezze di Mystery of the wax museum, inoltre, vengono qui rimpiazzate da sequenze grandguignolesche che mirano allo shock quando, invece, quelli che avrebbero dovuto essere i principali colpi di scena risultano ovvi fin dall'inizio. La scelta di svolgere la storia nel XIX secolo, però, pare azzeccata in quanto aggiunge ai dialoghi e alla scenografia un'eleganza e una pomposità che vanno a braccetto con il birignao di Price. La fotografia è molto curata e vivace, così come gli effetti speciali: notevole, so-prattutto, il rogo iniziale con Price e Roy Roberts che combattono tra le fiamme. Eccellente anche la scena dell'inseguimento della protagonista femminile fra le nebbiose strade notturne. Il fatto che il film sia in 3D, lega un po' le mani al regista che si mostra prono alla necessità di escogitare inquadrature programmate per sfondare la quarta parete. La cosa ha i suoi risvolti divertenti, come quando vengono riprese le ballerine di cancan e l'ultima piazza il suo fondoschiena proprio in faccia al pubblico; si tratta del primo film ad averlo fatto, e in 3D! Allo stesso modo, vi sono siparietti che, in effetti, tolgono molta della suspense al film e vedono alcuni personaggi giocare letteralmente col pubblico in sala: questo è ciò che accade col giocoliere che lancia la pallina legata alla racchetta da pingpong e che sostiene di mirare al popcorn e non alle persone. Da segnalare la presenza di Charles Bronson, qui nei panni dello sciatto assistente di Jarrod in una delle sue prime apparizioni su grande schermo accreditato col suo vero nome, Charles Buchinsky. Un film pieno di trovate tecniche e notazioni cinefile, dunque, che però risulta anche essere di valido intrattenimento e non eccessivamente demodé da non poter essere guardato da un mainstreamer un minimo curioso.
TRIVIA
Endre “André” Antal Miksa De Toth (1913-2002) dixit: “All'epoca, lavoravo con budget che andavano da duecento o duecentocinquantamila dollari, fino a sei o settecentomila, ma non di più. Perché avrei dovuto voler fare un film da un milione di dollari? Non avevo bisogno di un milione di mal di testa. Con budget più bassi, la maggior parte delle volte ero lasciato in completa autonomia” (sensesofcinema.com).
⟡ Si tratta del primo film in 3D prodotto dalla Warner Bros nonché il primo 3D ad essere stato proiettato con una traccia sonora stereofonica.
⟡ De Toth era molto interessato alla tecnologia 3D ma la cosa bizzarra è che il regista era cieco da un occhio sicché non godette mai dell’effetto speciale.
⟡ La scena in cui Paul Picerni, nel film Scott Andrews, viene salvato dalla ghigliottina poco prima che cali la lama fu realizzata in una sola ripresa usando una vera ghigliottina. Picerni e il regista de Toth litigarono animatamente nel momento in cui Picerni, messo sull'avviso da uno stuntman, si rifiutò di girare la scena perché la considerava troppo pericolosa. La scena si sarebbe dovuta realizzare così: un tecnico fuori inquadratura tratteneva la lama e avrebbe avvertito nel momento in cui l'avrebbe fatta cadere, solo allora Frank Lovejoy avrebbe tolto di colpo Picerni dalla traiettoria della lama. De Toth buttò fuori dal set Picerni, ma pochi giorni dopo, per ordine del produttore Jack L. Warner, De Toth richiamò l'attore assicurandolo che la ghigliottina era stata resa più sicura. Dopo aver esaminato il marchingegno, Picerni disse che sarebbe stato disponibile solo per un ciak e, in effetti, ne bastò solo uno.
⟡ L'attore Nedrick Young, nei panni di Leon, l'assistente alcolizzato, non fu inserito nei credits in quanto era segnalato nella lista nera degli attori comunisti diffusa ad Hollywood durante il maccartismo.
⟡ Il nome del personaggio interpretato da Price doveva essere Ivan Igor così com'era stato per la pellicola del ‘33 ma si cambiò in Henry Jarrod per evitare di inimicarsi il pubblico tedesco.
⟡ Mostrando la scultura del suo ex compagno d'affari impiccato nella tromba dell'ascensore, Henry Jarrod dice: "Il male risorge anche se il mondo intero lo nasconde all'occhio dell'uomo", che nella versione originale è: "Foul deeds will rise, though all the world o'erwhelm them to men's eyes". Si tratta di una frase tratta dall'Amleto di Shakespeare (Atto I, Scena II).
⟡ A Jarrod viene fatto dire che William Kemmler, omicida dichiarato e prima persona ad essere finito sulla sedia elettrica, venne giustiziato il 3 agosto 1890 ma, per l’esattezza, l'uomo fu giustiziato il 6 agosto.
Titolo originale
The House Of Wax
Regista:
André De Toth
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
USA
1953
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
