May

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Voto:

Mescolone di cose che vengono da Edward mani di forbice (1990), il Favoloso mondo di Amélie (2001) e tante altre con la persona teneramente bizzarra e sghemba nei rapporti sociali; però, qui, in forte sentore di sintomatologia borderline e deragliamenti psicotici. La storia di May, molto ben resa da Angela Bettis, inizia con un occhio strabico tenerello per poi approdare a un feticismo per le mani, ad un'identità sessuale confusa, bambole che sono un doppio Sé da scarsa integrazione dell’Io, e il sempiterno atto autolesionista del cutting che il cinema ha imparato a proporre come quintessenza del turbamento femminile. Molto male. Sorella maggiore della Pauline di Excision (2012) e coeva della meglio scritta Lee di Secretary (2002), May è un oggetto psicologico un po’ astratto, indie per furbizie di vendita, che indaga l’alienazione strizzando l’occhio ad un pubblico che nelle sue solitudini ci si riflette e, forse, sottostima la malignità delle sue sotterranee manipolazioni e perversioni, così come Amelie Poulain riuscì, a colpi di occhioni, a far passare in secondo piano la sua favolosa psicopatologia. Se la finalità del film May fosse stata quella di far strisciare un vissuto di disagio sotto pelle, allora plauso a McKee ma, ahimè, l’intento era ben altro, ovvero la costruzione della "simpathy for the devil", la simpatia per una giovane che, incapace di costruire buoni rapporti umani, si circonda di persone in disequilibrio per far risaltare il fatto che, pur strana lei, gli altri lo sono di più, le fanno del male e, quindi, meritano punizione. E siccome non c’è persona integralmente valida, ben venga l’idea del puzzle umano composto dal meglio di questo e di quello. D’altronde, se non ci si vede come individui integri, è dura vedere il mondo e gli altri come strutture complete, e si procederà più facilmente ai feticismi e alle parzializzazioni. Però, cosa le vuoi dire, tenerella, May cerca solo amore!? Sì, pure Jeffrey Dahmer lo cercava così. Il guizzo dramedy che toglie i peccati del mondo precorre le antipatiche simpatie di cose a seguire come Tragedy girls (2017). Sono i film che io definisco di ribellismo omologato, non meno pericolosi della tv-spazzatura e sicuramente più subdoli. Come horror in senso stretto, comunque, sia per comparto tecnico, sia recitativo, ci siamo.


commercial
Titolo originale

Id.

Regista:

Lucky McKee

Durata, fotografia

93', colore

Paese:

USA

Anno

2002

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0