Meatball machine
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Voto:
Yôji (Takahashi Issei) vorrebbe rivelare il suo amore a Sachiko (Kawai Aoba) ma è timidissimo. Quando fra i due sembra nascere qualcosa, una sorta di corazza trovata casualmente dal ragazzo aggredisce Sachiko e la muta in una necroborg, un cyborg pilotato da un parassita alieno che domina il sistema nervoso dell'ospite. Anche Yôji viene infettato ma mantiene un certo controllo di sé, finendo per combattere una guerra all'ultimo sangue con la donna amata.
LA RECE
L’essere umano come “polpetta da combattimento” dominata dall’stinto. Visione nichilista dell’esistenza, recupero delle tematiche di Tetsuo, della distonia dell'uomo con il suo ambiente e della possibilità di conciliazione con l'istinto solo tramite una dolorosa e distruttiva mutazione.
Rifacimento dell'omonimo corto girato nel 1999 da Jun'ichi Yamamoto, Meatball machine parrebbe, sulle prime, l'ennesima stravaganza giapponese a uso e consumo del gorehound. Non è così e, pur ammettendo che i molti spunti presi altrove ne facciano una pellicola derivativa, Meatball machine si dimostra un'intelligente metafora della sessualità e della relazione affettiva. Lo spunto principale di Yamaguchi e Yamamoto è, indubbiamente, Tetsuo (1988) di Tsukamoto. In entrambi abbiamo la mutazione del corpo umano in macchina, il possesso del corpo da parte di un'entità che catalizza la metamorfosi, il corpo umano come incubo post-industriale con le concomitanti ambientazioni che riflettono tale visione: strade sporche, laboratori disordinati, discariche. Come nel film di Tsukamoto, la mutazione è metafora di un'esplosione dell'istinto che trova il suo zenit nella lotta fisica, nella distruzione e nell'antropofagia come incorporazione rituale del partner. I due protagonisti sono, dopotutto, due giovani repressi, desiderosi di amore ma troppo bloccati per proporsi, più inclini a realizzare la propria sessualità masturbandosi piuttosto che provare la via della socialità, il che pare riflettere certe problematiche prima solo nipponiche (hikikomori), ora anche occidentali. Che l'alieno che possiede i corpi degli umani sia un'incarnazione dell'istinto e della sessualità è provato dal suo modo di fecondare i corpi, debitore dei "tentacle erotica" nipponici noti per le scene di penetrazione doppia e tripla realizzate con tentacoli animali o meccanici dette anche “tentacle rape” o, in giapponese, shokushu goukan. Non passeranno di certo inascoltati gli effetti sonori di penetrazione tentacolare nelle carni della povera Sachiko, stuprata da bambina dal padre e, ora, stuprata dalla macchina mentre Yoji è, ancora una volta, obbligato a essere spettatore inattivo. Il concepimento prevede l'inserimento di una sorta di pene in una bizzarra vagina, a cui segue la nascita dell'alieno rosa, glabro, battagliero e sanguigno che, letteralmente, acceca il suo ospite per guidarlo al meglio; anche il bulbo oculare viene penetrato. È una sorta di incubo cronenberghiano che porta a uno stato di esistenza superiore e distruttiva (eXistenZ, 1999), però con un'evoluzione verso suggestioni fanta-horror alla Alien (1979) se si pensa al facehugger, e un gioco interstellare di alcuni alieni sadici che riporta a Predator (1987). Allo stesso tempo, Meatball machine pare un omaggio alle produzioni fantascientifiche anni '50 (Invasione degli ultracorpi, 1956) senza, tuttavia, perdere l'appuntamento con la new wave ultragore giapponese che richiede d’innaffiare lo spettatore con litri di sangue. È in quest'ultimo ambito che il film del duo registico rischia di perdere il suo spessore di piccolo gioiello artistico per capitolare sotto le necessità di fare cassa. Filmato usando angoli di ripresa e sequenze che richiamano gli action-anime, Meatball machine è, dopotutto, un recupero delle tematiche di Tetsuo, della distonia dell'uomo con il suo ambiente e della possibilità di conciliazione con l'istinto solo tramite una dolorosa e distruttiva mutazione. L’essere umano visto come “polpetta da combattimento” dominata dall’stinto è il punto di partenza di una visione nichilista dell’esistenza che trova conferma nel finale. Nonostante la stranezza della confezione, i limiti di budget, la violenza e gli eccessi, Meatball machine è un film con un racconto comprensibile e coinvolgente, a patto di tenere presente che ci si approccia a una pellicola diversa dai soliti prodotti horror. Per chi ama il genere esiste anche un seguito: Kodoku: Mîtobôru mashin (2017).
TRIVIA
Yudai Yamaguchi (1971) dixit: “La prima cosa che penso quando faccio un film è qualcosa che ha un impatto e qualcosa di originale. Ho fatto molti film adattati ma per me questi devono essere originali anche se si basano sul materiale già pubblicato. Ciò che odio di più è fare film che possano essere definiti simili a…” (monstrousindustry.wordpress.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Mîtobôru Mashin
Regista:
Yûdai Yamaguchi, Jun'ichi Yamamoto
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Giappone
2005
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
