Midori, la ragazza delle camelie
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Voto:
L’orfana Midori si unisce a dei circensi deformi nell’aspetto e nella psiche, e da questi subisce abusi e vessazioni. Le cose cambieranno quando al circo di freak si unirà un mago nano che pare prendersi molto a cuore la ragazzina. critica corrosiva della mercificazione dell'innocenza
LA RECE
Esempio straordinario di come l'animazione possa spingersi ben oltre i confini del cartone animato. Incubo febbrile ed ossessione maniacale di Harada per i dettagli che trasforma la metafora della perdita dell'innocenza in un microcosmo approcciabile da pochi.
Film estremo con punti d'interesse, non fosse altro che per le traversie affrontate da Harada. L’artista, prendendo spunto dal manga di Suehiro Maruo ("Mr. Arashi's Amazing Freak Show" già di per sé un'opera che attinge alla tradizione dell'ero-guro-nansensu degli anni '20), cercò collaboratori e finanziatori per la realizzazione di Midori ma nessuno diede credito a un lavoro che, già in fase di progettazione, prometteva di rendere esplicitissima la violenza sui minori. Harada, quindi, da buon kamikaze, decise che avrebbe fatto tutto da sé, dando fondo ai risparmi di una vita: 5000 disegni fatti a mano e 5 anni di lavoro. Ad opera compiuta e distribuita, il risultato fu un ban assoluto e planetario, anche in terra patria, con i giapponesi che chiedevano la distruzione del film del quale rimasero poche copie, nel tempo sempre meno viste; gli stessi giapponesi, ricordiamo, che consentono la vendita di intimo usato e strausato dalle collegiali. Paese che vai, eccetera, eccetera. Ad ogni modo, Midori la ragazza delle camelie estremo lo è e parecchio, tantopiù se lo si compara ad altre animazioni nipponiche, anche quelle sopra le righe e non poco (Urotsukidôji, 1987). La staticità dei disegni, gli antichi riferimenti pittorici giapponesi e la base Ero Guro fanno della storia della bistratta Midori un pezzo di sperimentalismo approcciabile dai pochi che sanno sopportare la violenza sugli animali, sui minori, sulle carni distorte e deformate e, in sostanza, su un mondo orrorifico in cui i buoni sentimenti non sono presenti e, se lo sono, non hanno possibilità di prevalsa. A ciò si sommi un uso del colore, che oscilla tra tonalità pastello apparentemente innocenti ed esplosioni di rosso cremisi, ed un inquietante collage di musica da circo distorta e rumori industriali a creare una dimensione acustica di costante disagio psicologico. Dai tempi di Freaks (1932) di Tod Browning, d’altronde, qualsiasi compagnia circense di gente deforme non è un buon asset. Il body horror di Harada non risparmia nulla e nessuno e, quindi, non è quel cartone animato da far vedere né ai piccini né ai grandicelli impressionabili; il suo valore di opera selvaggia e contestata, però, quello non glielo può negare nessuno, e chiunque voglia bazzicare il cinema estremo, un’occhiata deorbitata deve dargliela.
TRIVIA
Hiroshi Harada dixit: “Alle elementari ho patito un terribile bullismo. Le elementari durano sei anni e lì c’era uno studente violento in classe. Per sei anni non ho potuto sfuggire alla violenza scolastica. Perciò, per me, andare a scuola era una cosa dolorosa, la scuola era l’inferno. Non potevo reagire, ero debole. […] La violenza dei compagni di classe ha continuato alle medie. Io poi ho cambiato scuola e sono andato a un liceo in una città vicina. […] The Death Lullaby (Nidoto mezamenu komoriuta) esprime quella mia esperienza di bambino tramite un film di animazione in 8 mm. Il bullismo e la violenza sono le uniche variabili nella storia dei bambini? Anche nella società adulta… La società è diventata tale per cui il forte schiaccia e uccide il debole” (YouTube; ch.: Forest AI; vid.: Hiroshi Harada Interview, 2017).
⟡ Il lavoro registico di Harada è limitato a Midori e al precedente corto the Death lullaby (1985); successivamente, l’artista è stato assistente alla produzione per Lost in Translation - L'amore tradotto (2003) e poi si è dedicato alla programmazione di videogiochi.
⟡ L'ostracizzazione e la distruzione degli originali del film hanno operato bene in sinergia. Infatti, come ha sottolineato ironicamente il regista Shinya Tsukamoto (Tetsuo, 1989): "E' più facile trovare un unicorno a Tokyo che una copia originale di Midori!"
Fast rating
Titolo originale
Shôjo tsu-baki: Chika gentô gekiga
Regista:
Hisaaki Ezu [Hiroshi Harada]
Durata, fotografia
56', colore
Paese:
Giappone
1992
Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
