Mille peccati... Nessuna virtù

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Voto:

Film documentaristico

LA RECE

Martino si scattena in bacchettonismi e trombonismi contro il sesso et similia. Ovviamente, secondo le logiche exploitation, se si critica una cosa, la si mostra con dovizia di particolari. Come non amare questo cinema sleaze?!

Documentaccio e primo film di Sergio Martino che, con questo, va a inaugurare un trittico che proseguirà con America un giorno (1970) e America così nuda, così violenta (1970) per poi approdare, dopo un breve sipario spaghetti western, nel genere giallo con lo Strano vizio della signora Wardh (1971). Mille peccati... nessuna virtù è la quintessenza dell'exploitation se, con quest'ultimo termine, ci si rifà ai tempi in cui in cui Kroger Babb proiettava nelle fiere di paese le pellicole scollacciate che condannavano esattamente ciò che mostravano. Martino, che gira e scrive i testi letti dal bravo Cucciolla, immerge lo spettatore in un'atmosfera heavy freak che molto esalterà coloro che amano le cornici di fine anni '60 fra psichedelie, eroinomani e borghesia balorda. Lo spettacolo è composto, prima di tutto, dalla solita Svezia, sede, un tempo, di ogni libertà e nequizia, vista evidentemente dagli italiani come il villico avrebbe potuto intendere la metropoli. In Svezia girano i porno e Martino ne rimane sconvolto, anche se, ovviamente, non si lascia scappare attente riprese di mammelle; scrive anche pezzi dissennati, tipo che la pornografia in Svezia è gestita dagli psicologi, e altre cose che cito fra il riso e la mestizia. Secondo Martino, dimentico della Seconda Guerra Mondiale: "I giovani sono schiaffeggiati da una violenza morale mai vista nei tempi moderni". I porno sono il peggio: "Il sesso è diventato addirittura una forma d'arte!”, quando il sesso, da sempre, ha ispirato l’arte... e più recentemente i social. Poi arriva il turno dell’omosessualità e Martino si scatena non smettendo, però, di filmare effusioni saffiche: “Il lesbismo è malattia del corpo e della mente”, due maschi omosex “sono due poveri esseri”. Si passa alla droga, che è sempre un brutto affare, per poi rimbalzare divertiti sull'argomento obesità. Quindi, si passa alla donna curata da una setta a botte di sesso di gruppo dopo che un ginecologo le ha diagnosticato un’inguaribile frigidità. Martino ci mostra una bambola gonfiabile tedesca od olandese e impazzisce di dolore affermando che: "L'amore è morto". Mentre continua a mostrare nudi femminili, il regista piazza interviste, mirate a riequilibrare l'immoralità dilagante, fatte a due uomini di Chiesa, i quali hanno, senza incertezza alcuna, tutte le risposte a ogni problema. Fa ridere il gruppo del culto dell'ombelico, mentre fa un po' pena, sempre che sia vera, la famiglia alternativa con i genitori che passano le canne ai figli di 6 anni; tutti fanno dei gran tiri e poi sbracano. Ma, in ef-fetti, la cosa più soffocante di questo mondo-movie è che tutti fumano sigarette in quantità pazzesca, vizio che si è dimostrato essere molto più dannoso di ogni forma di sessualità e ganja. Martino, sulle sigarette, non ha nulla da eccepire, aspirando, invece, a una morale che concili serenamente vecchi trombonismi e nuove tendenze, dimenticando che le rivoluzioni non si possono sempre fare a colpi di cuscino. Il film, però, con tutta la sua carica bacchettona e reazionaria, risulta bello proprio per questi difetti e, più il tempo passa, più la macroscopica stucchevolezza di Mille peccati... nessuna virtù funziona come punto a suo s-vantaggio. Ah, musiche freak curate da Peppino De Luca.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Sergio Martino

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Italia

Anno

1969

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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